Scudo penale nella moda: lo stralcio è un successo della società civile

Lo stralcio dello scudo penale nel ddl Pmi segna una vittoria della società civile contro lo sfruttamento nella filiera della moda

Campagna Abiti Puliti
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Campagna Abiti Puliti accoglie con soddisfazione lo stralcio dell’articolo 30 dal disegno di legge Pmi, norma che avrebbe introdotto uno scudo penale per i grandi brand della moda, indebolendo la responsabilità rispetto a sfruttamento e caporalato nella filiera. La cancellazione della norma è un passo fondamentale per tutelare lavoro e legalità.

«Lo stralcio dell’articolo 30 dimostra che quando società civile, cittadini e organizzazioni sindacali convergono, è possibile fermare norme ingiuste», dichiara Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale e portavoce della Campagna Abiti Puliti. «La mobilitazione pubblica, con un appello condiviso da più di 40 organizzazioni nazionali cui hanno aderito anche diverse imprese e una petizione che ha raccolto oltre 3.500 firme hanno riportato al centro del dibattito un problema concreto e documentato: lo sfruttamento nella filiera moda non può essere normalizzato né protetto da uno scudo penale».

«La Campagna Abiti Puliti ha avuto il ruolo di connettore, unendo la società civile, i cittadini e le rappresentanze del lavoro per creare una pressione condivisa e visibile. Questo risultato mostra quanto sia potente la mobilitazione collettiva e coordinata», prosegue la portavoce.

La Campagna ribadisce il proprio impegno a monitorare le prossime attività legislative sul settore moda affinché nessuna norma possa legittimare pratiche di sfruttamento. L’obiettivo resta la promozione di filiere trasparenti e condizioni di lavoro dignitose, attraverso una riforma del settore che favorisca una transizione giusta per tutti gli attori del Made in Italy.

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