Primum non nocere. Lo studio medico Humanitas in Terra dei fuochi

Lo studio Humanitas, in Terra dei fuochi, inventa ogni giorno un modo di fare medicina in un territorio contaminato, con la sanità allo stremo

© Studio medico Humanitas

Per la Giornata Mondiale della salute abbiamo scelto una storia dal futuro che parla di salute e comunità. Raccontiamo dello studio medico Humanitas, che ha deciso di prendere in carico i problemi del proprio territorio e di quattro dottori, Francesco Del Prete, Luigi Del Prete, Romualdo Crescenzo e Luigi Costanzo, che ripetono spesso: «Il giuramento di Ippocrate è una cosa seria».

Lo studio Humanitas opera a Frattamaggiore, in Terra dei fuochi. In quel territorio, cioè, tra Napoli e Caserta, dove le percentuali di tumori e altre patologie superano di diverse misure le medie nazionali. In quel territorio oggetto per decenni di attività di smaltimento illecito di rifiuti. O anche di smaltimento lecito, perché spesso anche le attività legali sono altamente inquinanti.

Il quadro sanitario del territorio è spaventoso. La Campania è la regione d’Italia con l’aspettativa di vita più bassa alla nascita. Napoli è la prima città a livello nazionale per mortalità evitabile. L’aspettativa di vita media nazionale è di 82,2 anni: 84,8 per le donne; 80,7 per gli uomini. In Campania però si muore, in media, a 81,1 anni. In Italia per ogni 100mila persone si registrano 97 casi di tumore al polmone. In Terra dei fuochi sono 132. Gli studi indipendenti e internazionali sul fenomeno si susseguono da decenni. Nel 2004 la rivista scientifica The Lancet Oncology battezzò Triangolo della morte l’area tra le cittadine di Acerra, sede di un inceneritore, Nola e Marigliano, cuore dello smaltimento di rifiuti e di roghi tossici costanti.  

Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità

Studi indipendenti, ricerche internazionali, perché il legame tra smaltimento di rifiuti e mortalità nel territorio è stato a lungo denunciato dalla popolazione ma negato o sminuito dalle istituzioni. Nel 2021 è arrivato uno studio prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità su richiesta della Procura di Napoli Nord. La relazione dell’Iss ha specificato che, in 38 Comuni tra le province di Napoli e Caserta, le alte percentuali di determinati tipi di tumore erano connesse allo smaltimento illecito di rifiuti, in particolar modo alla loro combustione. Era la prima volta che il sapere istituzionale incontrava i saperi che, da tanto tempo, si erano costruiti dal basso, sui territori.

Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha concentrato le proprie osservazioni su una parte (38) dei Comuni della zona. L’area analizzata è di 420 chilometri quadrati, nei quali i ricercatori hanno evidenziato la presenza di 2.746 siti di smaltimento dei rifiuti. Il 90% è illecito. Delle più di 350mila persone residenti, almeno il 37% abita nel raggio di 100 metri da uno o più di questi siti. Ciò, ha spiegato la relazione dell’Iss, ha comportato un eccesso di mortalità e ospedalizzazioni per quei tumori che, come la letteratura scientifica insegna, sono legati allo smaltimento dei rifiuti. In primis alla mammella, per entrambi i generi, e al testicolo. Oltre a una lunga serie di cancri l’area registra un eccesso anche di altre patologie, e una forte esposizione dei più piccoli: nella fascia 0-19 anni per tumori, leucemie, patologie respiratore e nascite pretermine.

La sanità in Campania è allo stremo

Tutto questo avviene nella seconda regione, a livello nazionale, per mobilità sanitaria interregionale. Le persone vanno a curarsi altrove, non perché altrove il Servizio sanitario sia al suo meglio ma perché la situazione, sul territorio, è davvero drammatica. Le liste d’attesa per gli esami diagnostici, anche i più urgenti, sono lunghe oltre il paradosso. Quando si riesce a parlare con un CUP – Centro Unico Prenotazioni – si ottiene un appuntamento così lontano nel tempo che sono frequenti i casi in cui, all’arrivo della data, la patologia da scoprire o trattare è ormai giunta ai suoi esiti più tragici.

Lo stato disastroso del Servizio sanitario è dovuto a diversi fattori, tra questi un dato materiale: la ripartizione di fondi alla sanità avviene a partire da criteri anagrafici, non legati alle percentuali di ospedalizzazione e mortalità. Che, per inciso, sul territorio stanno crescendo. La Campania è la regione la più giovane d’Italia. L’ASL Napoli 2 Nord, che copre gran parte dei territori napoletani della Terra dei Fuochi, spende 1.710,77 euro a paziente. La media europea è di 3.533 euro.

Salute negata

«Vuol dire – ha spiegato Luigi Costanzo – che un campano percepisce, per l’assistenza sanitaria, meno soldi rispetto a un cittadino di un’altra regione. Il che significa meno risorse economiche per la prevenzione primaria e l’assistenza e presa in carico. Questo genera un circolo vizioso che fa aumentare notevolmente il divario tra Nord e Sud. Noi campani, mediamente più giovani ma anche più esposti alle malattie per cause socio-ambientali, riceviamo meno fondi, poca accoglienza e presa in carico. Le liste d’attesa sono lunghissime. I fondi puntualmente finiscono prima della fine dell’anno».

Questo spiega anche il dato della mobilità interregionale. «Da noi – continua Costanzo – il diritto alla salute è negato su più livelli. Questo costringe tanti malati e le loro famiglie a un vero e proprio calvario, un’odissea vergognosa e inaccettabile fatta di collette familiari e ricorso agli usurai più di far fronte all’emergenza di effettuare controlli fuori regione o presso strutture private. Perché, a fronte di uno svilimento della sanità pubblica, è da tanti anni che invece si favorisce quella privata».

Studio medico Humanitas
© Studio medico Humanitas

Lo studio Humanitas

È questo il contesto in cui opera Humanitas. Un’area sottoposta a gravi impatti sanitari, in un contesto di grave crisi della sanità. Fare il medico in Terra dei fuochi richiede un impegno globale che va oltre l’ambito strettamente professionale. O meglio, estende l’ambito professionale. Per questo lo studio Humanitas è impegnato in campagne di sensibilizzazione rivolte a cittadinanza e istituzioni, che insistono sul tema della prevenzione in un territorio in cui, però, le risorse per la prevenzione non ci sono.

Come si fa a curare una popolazione che vive in un territorio che avvelena i suoi cittadini? Cercando soluzioni. Costanzo racconta di aver sperimentato una serie di terapie disintossicanti. Nulla di formale, nessun protocollo, solo un cocktail di integratori con effetti disintossicanti che si possono trovare in ogni farmacia. Ma funziona. Non solo i pazienti raccontano di sentirsi meglio, lo fanno anche le loro analisi. In un territorio interessato da contaminazione biologica da metalli pesanti, i livelli di piombo nel sangue si riducono di tre, quattro volte. Il problema è che si tratta di un’iniziativa di uno sparuto gruppo di medici, senza troppe risorse: è stato possibile reggerne i costi per troppo poco tempo.

Servono le bonifiche

Costanzo è convinto che sia la strada che chi si occupa di disintossicazione dovrebbe prendere. Ma serve ben altro per soluzioni radicali. Senza le bonifiche, spiega, si continua a curare corpi senza intervenire sull’ambiente che li ammala. «Quando nel primo decennio del Duemila è finalmente scoppiato lo scandalo Terra dei Fuochi, noi medici di base abbiamo dato l’allarme spiegando che i numeri spaventosi che vedevamo erano solo l’inizio. Che sarebbero passati anni e sarebbe accaduto il peggio. E ahimè, nella mia pratica quotidiana lo sto sperimentando. Non è una constatazione che faccio da solo, mi confronto su questo ogni giorno con i miei colleghi. E strumenti come il registro tumori sono tragicamente in ritardo».

ticket sospeso Studio medico Humanitas
© Studio medico Humanitas

Il registro tumori, così, è inefficace

I registri tumori processano i dati di ospedalizzazioni ed eventuali decessi, ma visti i tempi di aggiornamento – dovuti anche al sottodimensionamento delle risorse – forniscono costantemente una fotografia retrodatata. Lo studio del 2021, per esempio, ha fatto riferimento ai tumori infantili registrati per il periodo 2008-2014; a quelli nella popolazione globale di Caserta del periodo 2008-2013; per Napoli 2010-2012. In questo momento, il registro della Regione Campania è aggiornato ai dati del 2017. Quello dell’ASL Napoli Nord al 2020. Quello dell’ASL Caserta al 2018. Il Registro regionale per la mortalità per tumore in bambini e adolescenti è fermo al 2017.

«Strumenti come questi sono utili se indirizzano le scelte politiche, gli investimenti. Con questi livelli di aggiornamento, sono meri dati statistici, non servono a niente. Come se a me fosse richiesta una terapia sulla base di analisi del sangue effettuate cinque anni fa. I miei pazienti malati adesso, già gravi, a questi ritmi saranno censiti tra cinque anni. Ma intanto la crescita delle patologie ha un andamento esponenziale, e non si sta investendo per affrontare la situazione». 

Eppure ci sono alternative. Come EPICA, la raccolta dati a partire dai database di 70 medici di base, una sperimentazione di cui studio Humanitas è promotore. «Siamo riusciti – racconta Costanzo – a fornire i dati sui tumori presenti sul territorio con uno scarto di al massimo un paio di mesi. Non solo. Con i nostri dati si possono geolocalizzare le malattie, individuare i cluster».

Il ticket sospeso

Le attività dello studio Humanitas non si limitano alle sperimentazioni diagnostiche. Qui si prova a intervenire sulle difficoltà materiali delle persone a curarsi. «La situazione – spiega Costanzo – è tragica. Non conto più le volte in cui sono stato tentato di restituire il mio timbro di medico di base. Mi trovo a combattere con l’incapacità di assistere le persone che non hanno soldi per curarsi, per fare indagini, visite».

Da questa situazione è nata l’iniziativa Ticket sospeso, che ha istituito una cassa di comunità volta a supportare chi non ha mezzi per esami e cure. Quando effettuano prestazioni a pagamento come certificati medici o attività privata, i medici dello studio rinunciano al proprio compenso. Alla rinuncia si accompagna la richiesta, agli assistiti, di destinare – in maniera volontaria – l’intero importo o una parte di esso, alla cassa.

«Nello studio Humanitas siamo quattro medici e abbiamo complessivamente 6mila assistiti: in sette anni abbiamo raccolto quasi 20mila euro e quasi 19mila sono già serviti a pagare prestazioni. Le richieste di aiuto aumentano costantemente, ma succedono anche cose molto belle», racconta. «Le persone che beneficiano della cassa, se e quando superano la fase di crisi, diventano sostenitrici. C’è una signora che ha avuto bisogno del nostro aiuto ma che, adesso, dona ogni mese. Oltre a dare un supporto materiale, stiamo contribuendo alla costruzione della comunità. È quello che volevamo».

No all'autonomia differenziata Studio medico Humanitas
© Studio medico Humanitas

Primum non nocere

«Un medico è tale – spiega Costanzo – non perché cura i suoi pazienti, ma soprattutto perché fa in modo che non si ammalino. Questo dovrebbe essere il cardine del nostro agire. “Primum non nocere”, ci insegnano quando giuriamo per la professione. “Secundum cavere, tertium sanare”. Significa, spiega il medico, che innanzitutto dobbiamo impegnarci perché i nostri assistiti non stiano male. E vigilare sulla loro salute. Curarli arriva alla fine, se proprio non siamo riusciti a evitare il peggio. Ma per farlo dobbiamo essere messi nelle condizioni».

Questo vuol dire tante cose, soprattutto in un territorio come la Terra dei Fuochi. «Vuol dire investire sulla sanità, monitorare la popolazione. Inserire, dove insistono contaminazioni ambientali, test tossicologici e screening oncologici nei Livelli Essenziali di Assistenza. E fornire ai cittadini di queste aree un’esenzione, un ticket ambientale. Se sei contaminato – spiega – le tue cure non possono essere ostacolate dalle tue condizioni economiche. Noi facciamo la nostra parte – conclude – Sono le istituzioni a latitare. La sanità in Campania oggi è al collasso, e con l’autonomia differenziata rischieremo la tragedia umanitaria».