Stiamo dando molti più sussidi alle fonti fossili di quanto immaginiamo

I sussidi ai combustibili fossili valgono migliaia di miliardi di dollari. Molto di più di quanto calcolato finora

Una centrale a carbone. Le fonti fossili ricevono ancora giganteschi sussidi pubblici © Bilanol/iStockPhoto

Era il 2019 quando l’International institute for sustainable development (Iisd), think tank americano che si occupa di fornire soluzioni per i problemi ambientali, diffuse un dato significativo. Se il 10% dei sussidi ai combustibili fossili fosse destinato al sostegno delle fonti rinnovabili, potremmo completare subito la tanto necessaria transizione energetica verso fonti più pulite. 

La realtà è che potrebbero bastarne ancora meno. Dato che ogni anno gli incentivi concessi ai combustibili fossili valgono migliaia di miliardi di dollari, tra diretti e indiretti. Ed è difficile quantificarli con esattezza, dal momento che non esiste un sistema univoco per conteggiarli. Anzi, a seconda delle necessità, si diffondono i numeri che servono. Ma una cosa è certa: si tratta di un sacco di soldi.

Una piattaforma di estrazione di petrolio © Dean Brirley/Unsplash

Vantaggi economici per i combustibili fossili

Con il termine “sussidi” si intendono tutte quelle misure incentivanti che servono per mantenere i prezzi per i consumatori al di sotto dei livelli di mercato. O al di sopra, se la misura è rivolta ai produttori. Si tratta quindi di vantaggi economici e ne esistono di diverso tipo: energetici, agricoli, industriali e molti altri. 

Come ha spiegato Jayati Ghosh, docente di economia all’università Amherst del Massachusetts, Europa e Stati Uniti hanno sostenuto in modo rilevante il settore dei combustibili fossili. Pretendendo al contempo che i Paesi più poveri s’impegnassero per ridurre le emissioni. «La portata di quel sostegno è stata nascosta dai metodi usati per misurarla», ha scritto Ghosh.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) hanno stimato che i sussidi pubblici ai combustibili fossili forniti dai governi di 52 nazioni avanzate o emergenti – che rappresentano il 90 per cento della fornitura globale di energia prodotta da fonti fossili – abbiano raggiunto una media di 555 miliardi di dollari (513 miliardi di euro) all’anno, tra il 2017 e il 2019. Questa cifra è calata a 345 miliardi di dollari (319 miliardi di euro) nel 2020, ma non per scelta. A causare il ribasso sono stati il crollo del prezzo del petrolio e il calo dei consumi post-Covid.

I sussidi impliciti sono il 92% del totale

In uno studio recente, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha ideato un sistema di misurazione più completo. Esso include sia i sussidi espliciti, cioè i sistemi per fare pagare di meno i costi di fornitura, sia i sussidi impliciti, cioè gli sconti fiscali e quelli relativi ai costi ambientali. Grazie a questa correzione, secondo l’Fmi, i sussidi globali sui combustibili fossili nel 2020 hanno raggiunto i 5.900 miliardi di dollari. Vale a dire le stime di Ocse e Aie moltiplicate per 10 volte. «Non c’è da stupirsi», scrive Ghosh, poiché «i sussidi impliciti sono il 92% del totale».

Gli stati che erogano più sussidi impliciti nel mondo sono Russia, Stati Uniti (662 miliardi di dollari nel 2020 e quasi 800 miliardi di dollari nel 2021) e la Cina. Quest’ultima con un totale stimato in 2.200 miliardi di dollari nel solo 2020.

Una raffineria di petrolio © Maksym Kaharlytskyi/Unsplash

Il ministero italiano ha promesso che i sussidi verranno ridotti

E l’Italia? Secondo i dati ufficializzati dal ministero della Transizione ecologica (Mite), nel 2020 sono stati spesi 21,6 miliardi di euro in sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Di cui 13 rappresentano sovvenzioni alle aziende dei combustibili fossili. Insomma, il settore più “sovvenzionato” è proprio quello che si deve cambiare per primo, ovvero l’energia. Questo è quanto emerge dal quarto catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi pubblicato a inizio anno dal Mite. Dal quale si denota come i sussidi dannosi siano maggiori di quelli favorevoli.

Ma secondo il report di Legambiente “Stop ai sussidi ambientalmente dannosi”, nel 2020 questi ammontano invece a 34,6 miliardi di euro. Perché questa differenza? Ancora una volta perché non esiste una classificazione oggettiva di che cosa sia un Sad e cosa no. Detto ciò, secondo l’associazione ambientalista, di questi 34,6 miliardi, 18,3 sarebbero eliminabili entro il 2025. Ciò cancellando i sussidi per il mondo delle trivellazioni, i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio. Ma anche le agevolazioni fiscali per le auto aziendali, il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, gpl e metano.

Il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica ha annunciato che il ministero presenterà entro la metà dell’anno un piano di uscita dai sussidi dannosi. in linea con il pacchetto europeo Fit-for-55. Sollecitato dalla nostra redazione, il Mite non ha ancora fornito dettagli su come stia procedendo il piano.