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Un complotto sui nostri titoli di Stato? Speriamo di sì…

I dati dimostrano che il giudizio delle agenzie di rating sull'Italia è sistematicamente migliore del rendimento dei Btp. Se esiste, il loro complotto è a nostro favore

L’Italia è al centro di oscure trame riguardo la finanza pubblica e il debito? Ci sono manovre di presunti “poteri forti” per alterare lo spread e magari per dettare tempi e risposte alla politica? Numeri e logica dicono tutt’altro. I mercati seguono la legge della domanda e dell’offerta. Se uno Stato è giudicato affidabile e si pensa che rimborserà il proprio debito senza problemi, saranno molti gli investitori a volerne comprare i titoli e questi potranno essere emessi con un basso tasso di interesse.

Se al contrario si pensa che lo Stato in questione sia inaffidabile o possa incorrere in problemi, in molti vorranno vendere, abbassando le quotazioni, mentre chi compra chiederà tassi di interesse più alti per compensare il maggiore rischio. È esattamente questa la definizione di spread: la differenza tra il rendimento che deve offrire la Germania, presa a riferimento perché giudicata totalmente affidabile, e l’Italia.

Andamento spread Btp-Bund
Andamento dello spread Btp-Bund dal 2000 a oggi.

L’andamento dei BTP negli anni confuta le teorie complottiste

Se teoricamente il comportamento e soprattutto il giudizio dei mercati segue quindi criteri razionali, è anche vero che pochi grandi investitori che decidono di scommettere in una direzione o nell’altra possono avere impatti rilevanti su un determinato titolo. Questo è possibile anche se parliamo del debito pubblico di una nazione come l’Italia, ovvero di migliaia di miliardi di euro.

Come avevamo spiegato mesi fa, gli acquisti e le vendite che quotidianamente determinano quotazioni e spread sono una piccolissima frazione del totale del debito. Pochi grandi player potrebbero quindi alternarne – almeno temporaneamente – l’andamento.

Il balletto dello spread. La politica nelle mani della finanza

Se andiamo a guardare acquisti e vendite dei nostri BTP negli ultimi anni, non sembra però ci siano manovre simili. Se qualcosa salta all’occhio, è che gli investitori tradizionali hanno progressivamente diminuito la loro esposizione.

Come mostra il grafico qui di seguito, la domanda si è mantenuta forte quasi interamente grazie agli enormi acquisti da parte della BCE. Una domanda supplementare che ci ha permesso di tenere a bada rendimenti e spread.

Detentori debito italiano dal 2015
Chi ha comprato il debito italiano dal 2015? Vola la quantità in mano alla BCE grazie al quantitative easing di Mario Draghi. In senso opposto le quantità detenute dalle istituzioni italiane non finanziarie. Valori in mld di euro. FONTE: Macrobond e Nordea.

Se c’è quindi una anomalia nelle quotazioni dei nostri titoli di Stato, questa sembra andare in direzione opposta alle presunte “teorie del complotto” contro l’Italia: i nostri titoli sono sempre meno appetibili, ma un intervento esterno permette di limitare i danni.

Le agenzie di rating ci vogliono bene

È forse ancora più sorprendente andare a vedere una seconda anomalia: il giudizio delle famigerate agenzie di rating, gli enti che dovrebbero dare un voto a ogni emittente di strumenti finanziari. Come accennato in precedenza, di fatto anche il mercato da un “voto” all’affidabilità di un Paese, comprando o vendendo alcuni titoli e non altri. Un voto che si traduce in rendimento e spread.

I due voti – quello dei mercati fondato su domanda e offerta e quello delle agenzie di rating basato su analisi e ricerche – dovrebbero essere strettamente correlati: entrambi in ultima analisi indicano la possibilità che un Paese non rimborsi i propri debiti.

Il grafico seguente mostra proprio il rapporto tra il giudizio dei mercati, ovvero il rendimento dei titoli di Stato, e quello delle agenzie di rating, espresso tramite un voto che va da AAA in giù. Come si può vedere, esiste una diretta correlazione tra i due giudizi per tutti i Paesi europei, tranne uno: l’Italia.

Confronto andamento rating degli Stati e rendimenti loro titoli di Stato
Confronto tra il giudizio sull’affidabilità del debito di alcuni Stati UE emesso dalle principali agenzie di rating (Moody’s, S&P, Fitch e DBRS) e il rendimento dei loro titoli di Stato. Come si vede, per tutti gli Stati c’è una sostanziale correlazione tra i due valori. L’unico Paese a discostarsi è l’Italia. FONTE: Dorval Asset Management.

Conseguenze pesanti se i nostri titoli fossero junk

I mercati ci giudicano molto rischiosi, ma le agenzie di rating continuano a darci un voto relativamente alto. Di fatto, se il voto di queste agenzie rispecchiasse il giudizio dei mercati, noi saremmo già a livello di investimento “speculativo” se non addirittura “spazzatura(junk bond nell’espressione inglese).

Le conseguenze sarebbero a dir poco pesantissime: la maggior parte degli investitori istituzionali (a partire dai fondi pensione che hanno limiti precisi al rischio che possono assumere) dovrebbero disfarsi dei nostri titoli, con un aumento dell’offerta che provocherebbe un ulteriore crollo nella valutazione dei Btp, e successivo effetto a catena. Il crollo colpirebbe le banche italiane e la loro solidità patrimoniale, e a cascata l’intero sistema produttivo.

Riassumendo, se vogliamo pensare che ci siano delle manovre strane sul nostro debito pubblico, le possibilità sono due:

  • La prima è che milioni di risparmiatori, fondi pensione e di investimento, banche, assicurazioni che nel loro insieme compongono “i mercati” decidano all’unisono di muoversi in direzione opposta a quanto suggerirebbero i fondamentali dell’economia e di compiere scelte sbagliate pur di dare un dispiacere all’attuale governo.
  • La seconda, all’opposto, è che proprio i cosiddetti “poteri forti” dalle istituzioni europee, BCE in testa, alle agenzie di rating stiano facendo l’impossibile pur di tenerci a galla.

Senza il “potere forte” della BCE lo scenario peggiorerà

In realtà la spiegazione di gran lunga più semplice è che non ci sia nessun complotto. La BCE da anni sta spingendosi al limite del proprio mandato per sostenere i Paesi in maggiore difficoltà, mentre il giudizio delle agenzie di rating sconta un ritardo fisiologico rispetto alla quotidiana valutazione dei mercati.

Mercati composti da una pluralità di investitori sempre meno attratti dal nostro Paese. Le prossime settimane potrebbero accelerare drasticamente lo scenario.

Progressivamente la BCE rallenterà il proprio sostegno, e soprattutto a breve è attesa la revisione del voto assegnato all’Italia dalle agenzie di rating. Su questo, ovviamente, un peso determinante avranno anche le scelte dell’attuale governo, prima di tutto con la pubblicazione della legge di stabilità e quindi dei dati su deficit e prospettive per i nostri conti pubblici.

Detto questo, se mai oggi ci fosse una qualche manovra di famigerati quanto oscuri “poteri forti”, questa sembrerebbe andare in direzione diametralmente opposta rispetto alle teorie di complotti contro l’Italia, con interventi che ci hanno sostenuto e hanno placato per quanto possibile mercati finanziari che si muovono seguendo logiche di rischio, rendimento, domanda e offerta. Se c’è una Spectre di turno in azione dobbiamo ringraziarla, lavora per noi. È degli 007 della domenica che dobbiamo avere realmente paura.