Dal decreto fiscale un aiuto a Banche etiche e Bcc. Più facile acquistare le loro azioni
Non dovranno adempiere alla "faticosa" (per le banche) Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari. Lo stabilisce un emendamento approvato in Senato
Banche etiche e di credito cooperativo (Bcc) avranno una corsia riservata: chi ne acquista le azioni, per importi inferiori ai 1.000 euro, non dovrà adempiere agli obblighi della Mifid., l’utile ma laboriosa Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari. È questo il contenuto di una norma inserita del DL Fiscale, approvato ieri in Senato, che deve ancora avere l’ok della Camera.
Un modo per semplificare il lavoro a istituti dalle dimensioni limitate e dagli intenti etici o di investimento sul territorio (come le Bcc). Considerando che si tratta di attività senza alcun intento speculativo (l’acquisto di azioni di queste tipologie di banche), per lo più di importi limitati.
Un aiuto alla finanza etica
L’emendamento accoglie le richieste avanzate da buona parte del movimento cooperativo e da Federcasse. E viene accolto con grande favore dal mondo della finanza etica. «La forza e l’autenticità della finanza etica sono garantite da un azionariato popolare e diffuso – ha commentato Ugo Biggeri, presidente di Banca Popolare Etica – Per questo Banca Etica lavora per ampliare la propria base sociale. Abbiamo bisogno di tanti investitori che impieghino somme anche piccole nelle nostre azioni per sostenere, conseguentemente, l’attività di credito di inclusione che svolgiamo in Italia, Spagna ed in diversi Paesi dei Sud del Mondo. Per questo l’emendamento approvato in Senato ci vede particolarmente soddisfatti: i piccoli investitori, che comprano azioni per importi inferiori ai 1000 euro potranno godere di una procedura semplificata, senza l’obbligo di compilare il questionario Mifid. Questo ci permetterà di ampliare le opportunità di acquisto delle azioni di Banca Etica. La semplificazione è limitata agli importi più contenuti e non mette dunque in alcun modo in discussione il dovere di informare adeguatamente i risparmiatori sulle caratteristiche e i rischi dei prodotti finanziari che acquistano».
Mifid, pro e contro
La Mifid (anzi, per la precisione Mifid II), cioè la Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari, è stata introdotta per aumentare la trasparenza e la tutela dei risparmiatori/investitori e anche degli operatori. Ma le banche e i broker hanno sempre lamentato gli alti costi di gestione e la necessità di ricorrere a risorse extra per adempiere agli obblighi richiesti.
Per ogni investimento da parte di un privato (azioni, obbligazioni, fondi, Etf), la banca è infatti obbligata a informare sui costi sia ex ante (nel momento in cui effettui l’acquisto), sia ex post (cioè nel corso dell’investimento, almeno una volta l’anno). E a valutare il profilo di rischio dell’investitore per offrire il prodotto finanziario adeguato. Operazioni che necessitano, come si può immaginare, di un notevole lavoro extra. Che su banche di piccole dimensioni ha un impatto economico notevole.
Da qui la scelta di esonerare dall’obbligo di Mifid per Banche etiche e Bcc, per agevolare le campagne di reclutamento soci. L’importante, sottolineano gli stessi legislatori, è che non si presenti l’investimento come “privo di rischio”.
La legge
La norma è stata inserita tramite un emendamento approvato all’unanimità in commissione Finanze, presentato dai senatori Steni Di Piazza, Alberto Bagnai, Elio Lannutti, Sergio Puglia, Donatella Conzatti,Eugenio Comincini,Dieter Steger e Andrea De Bertold .
La procedura semplificata – cioè senza necessità di effettuare il questionario Mifid – si applica quando “la sottoscrizione o l’acquisto di azioni sia di valore nominale non superiore a mille euro ovvero, se superiore a tale importo, rappresenti la quota minima stabilita nello statuto della banca per diventare socio purché la stessa non ecceda il valore nominale di 2.500 euro. Ai fini del rispetto dei limiti suddetti si tiene conto degli acquisti e sottoscrizioni effettuati nei 24 mesi precedenti”.
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