Quanto vale la vita in Borsa? Lo decidono le Natural Asset Company

Annunciata la creazione di una nuova classe di attivi finanziari, le Natural Asset Company, che finanziarizzano la vita stessa

Una Natural Asset Company è in grado di trasformare in asset anche i processi alla base della vita © cyano66/iStockPhoto

Si chiamano Natural Asset Company e rappresentano l’ultimo passo. Quello definitivo. Comprarsi pezzi di Pianeta per estrarre profitti dall’aria, dall’acqua, dalla biodiversità. Non sembrerebbe – purtroppo – nulla di nuovo. La maggior parte delle risorse naturali già oggi è considerata merce e il loro valore è quotato sulle piazze finanziarie. 

Una nuova classe di asset per vendere i processi alla base della vita sulla Terra

Ma qui parliamo di qualcosa di completamente diverso. La principale Borsa statunitense, il New York Stock Exchange, ha annunciato la creazione di una nuova classe di attivi finanziari che metterà in vendita non solo le risorse naturali, ma gli stessi processi alla base della vita sulla Terra. Si chiamano Natural Asset Company o NAC. Dei veicoli finanziari che consentiranno la creazione di società specializzate che detengono i diritti su qualsiasi processo naturale o ecosistema presente su un dato pezzo di terra.

In pratica, con i NAC, non solo gli ecosistemi diventeranno risorse finanziarie, ma anche i diritti sui “servizi” che questi ecosistemi producono o i benefici che le persone ricevono dalla natura. Pensiamo alla produzione alimentare, all’acqua pulita, alla biodiversità, all’impollinazione dei fiori, al sequestro del biossido di carbonio legato alla crescita delle piante e a molto altro ancora.

Come funzionano le Natural Asset Company

Dovrebbe funzionare così: una NAC individua un bene naturale come una foresta o un lago, tramite opportuni protocolli ne stima il valore e decide poi chi ne detiene i diritti di sfruttamento, gestione, conservazione. Tramite un’offerta pubblica iniziale il NAC viene quindi quotato in Borsa. A quel punto investitori privati e istituzionali, fondi sovrani o speculativi diventano proprietari sia delle risorse sia dei relativi processi naturali. La quotazione in Borsa del NAC ne determinerà il valore.

Nelle parole dei promotori, «la speranza è che possedere una NAC rappresenti uno strumento per far sì che una gamma sempre più ampia di investitori abbia la capacità di investire in qualcosa che ha intrinsecamente valore, ma, fino a oggi era escluso dai mercati finanziari».

Dominare ogni processo economico non basta più. La finanza ha raggiunto una tale ipertrofia che è necessario creare nuove classi di attivi finanziari su cui reggere il colossale castello di carte. Processi e attività nel campo di interesse dei NAC sono di un ordine di grandezza superiore al totale delle attività economiche oggi esistenti. Una prateria sterminata. Basta trasformare in beni, poi in investimenti finanziari, i processi naturali da cui dipende la vita. Questi beni naturali avranno dei proprietari, che avranno il diritto di decidere chi ha accesso all’acqua, all’aria e alla natura stessa, e a quale costo. 

I beni comuni diventano asset finanziari

Processi ed ecosistemi naturali, fino a oggi ritenuti dei beni comuni, ovvero delle risorse accessibili a tutti i membri di una società, vengono trasformati in asset finanziari per estrarre profitti infiniti. Secondo i promotori, il tutto nel nome della sostenibilità, ci mancherebbe. Più la risorsa naturale prospera infatti, più il valore del NAC in Borsa sale, quindi tutti sono contenti.

Il lago Haukkalampi, nel Parco nazionale di Nuuksio, in Finlandia. Non solo i beni naturali ma anche i processi che essi ospitano stanno diventando asset finanziari © Alessandro Grussu, Creative Commons

Nessun dubbio sull’avere creato lo strumento perfetto per una predazione totale della natura. Sono i mercati a decidere ciò che in natura ha valore e cosa no. La Borsa determina se un pezzo di terra debba essere preservato o inquinato, se un qualsiasi processo naturale debba avvenire o meno. L’unica discriminante per decidere della vita o della morte sul nostro Pianeta è quanti profitti posso farci sopra. 

La specie che sopravvive è quella che crea più profitto per gli speculatori

Perché a questo punto non immaginarci una NAC su una riserva naturale, dove le iene sono in competizione con i leoni per il cibo? Le iene però sono bruttine, i turisti vogliono fotografare i leoni. Nulla di più semplice. Stermino le iene e compiacente osservo la crescita del numero di leoni nel parco andare di pari passo con quella del mio investimento finanziario.

Nel lago acquistato da una NAC le trote devono imparare a essere belle saporite e a riprodursi velocemente, perché se il valore finanziario della pesca viene superato da quello di un parco acquatico, è la loro fine. Stesso discorso per le api. Se il ritmo di dell’impollinazione non segue le aspettative di rendimento dei gestori del NAC, peggio per loro.

La finanza che decide se una specie animale debba sopravvivere o estinguersi, a seconda del suo rendimento finanziario. Nulla di male, d’altra parte “L’Origine delle Specie” di Darwin ha oltre 150 anni, era ora di aggiornarlo. La specie che sopravvive non è la più forte o la più intelligente, nemmeno quella che meglio si adatta al cambiamento. È quella che fa realizzare più profitti agli speculatori di Wall Street.


Grazie a Nicolas per averci segnalato questa notizia. Se anche tu trovi qualcosa di interessante e vuoi segnalarlo, scrivi a rassegnastampa@valori.it