Senza i super ricchi non salveremo il clima
L'1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del 17% delle emissioni totali di CO2
L’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del 17% delle emissioni totali di CO2. Al contrario, al 50% più povero è attribuibile appena il 12% dei gas ad effetto serra dispersi nell’atmosfera. A spiegarlo è uno studio del World Inequality Database, condotto dall’economista Lucas Chancel.
L’analisi spiega in particolare che la porzione più abbiente della popolazione della Terra emette, in media, 110 tonnellate all’anno di CO2, mentre la metà più povera tocca appena le 1,6 tonnellate. Il rapporto è dunque di 1 a 70: un’enormità.
Lo studio ricorda inoltre che, a partire dal periodo preindustriale, le emissioni di biossido di carbonio dovute alle attività antropiche sono state pari a circa 2.500 miliardi tonnellate. Ne discende che, se si vorrà centrare l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi, ovvero limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, possiamo ancora permetterci di disperdere nell’atmosfera non più di 300 miliardi di tonnellate. Quanto ci vorrà per farlo? Al ritmo attuale basteranno sei anni per esaurire tale “bonus”.
I super ricchi devono fare la loro parte
Cosa si può fare per evitare il peggio? Dati alla mano, la soluzione è semplice: cominciare ad attenuare, e se possibile eliminare, le disuguaglianze. È chiaro infatti, leggendo un rapporto come quello del World Inequality Database, che non è pensabile immaginare di salvare il clima del Pianeta chiedendo sforzi soltanto alla popolazione povera o mediamente agiata. Se a cambiare rotta non saranno anche i super ricchi della Terra, non avremo scampo.
Una proposta giunta dagli autori del rapporto è quella di introdurre una carbon tax basata su un principio di progressività. Il che significherebbe non soltanto pagare di più in funzione del quantitativo di CO2 emesso, ma chiedere un contributo maggiore a chi è più abbiente. Semplice quanto efficace.
In un’intervista al quotidiano francese Le Monde, Chancel ha spiegato che «un’imposta progressiva sui più alti patrimoni, accompagnata da una tassa supplementare sull’inquinamento prodotto da chi possiede azioni di aziende di settori ad alto impatto in termini di emissioni climalteranti, potrebbe generare entrate per gli Stati comprese tra l’1,5 e il 2% del Pil mondiale». Quanto basterebbe per fronteggiare i costi della transizione ecologica. Cari governi, preferite aspettare la catastrofe?
Questo articolo è stato pubblicato in 1o anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.