Fondi attivisti da record: nel primo semestre 2022 lanciate 126 campagne
Sono 126 le campagne avviate dai fondi attivisti nei primi sei mesi del 2022. Sono venti le società coinvolte in Europa
Dall’inizio dell’anno i fondi attivisti sono state lanciate ben 126 campagne. Una crescita importante rispetto allo scorso anno quando, nello stesso periodo, i fondi attivisti erano stati protagonisti di 94 azioni.
I mercati che oscillano tra timori di rialzi dei tassi di interesse, inflazione, e turbolenze geopolitiche, però, hanno influenzato anche i fondi attivisti. Non solo il secondo trimestre del 2022 ha visto un rallentamento delle campagne (53, contro le 73 tra gennaio e marzo), ma sono cambiati anche i metodi di engagement degli investitori attivisti.
Come funzionano i fondi attivisti?
Molti fondi sono passivi, nel senso che investono in società e poi aspettano il rendimento. Invece, i fondi attivisti mirano a investire in società e intraprendere campagne che ne facciano accrescere il valore. Un investitore attivista, diventando azionista di minoranza di una società, esercita pressioni sul management per ottenere un posto nel consiglio di amministrazione. O un cambio di amministratore delegato. Oppure la liquidazione di alcune attività. O addirittura la vendita della società.
Al contrario di ciò che potrebbe suggerire il nome, i fondi attivisti non si battono sempre per la sostenibilità delle aziende di cui sono soci. Spesso, infatti, cercano un profitto. Spingono le società a ottenere risultati migliori per far aumentare il prezzo delle azioni e garantire un ritorno sul proprio investimento.
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Anche per questo, esiste un dibattito sul loro reale impatto a lungo termine sulla governance delle società. È bastato che si spargesse la voce di un interessamento da parte di hedge fund attivisti per Paypal per far schizzare il prezzo delle azioni del colosso dei pagamenti digitali del 17%. In meno di una settimana.
Il singhiozzo del mercato colpisce tutti
Nonostante non si tratti di una vera e propria acquisizione, una campagna di un investitore attivista, che viene dichiarata pubblicamente, comporta comunque dei rischi. Nei primi cinque mesi di quest’anno i fondi attivisti avrebbero registrato una perdita media del 13% dei propri investimenti. Con l’incertezza che domina i mercati, sono quindi cambiate anche le richieste fatte alle aziende.
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Uno studio di Lazard, società di consulenza e gestione patrimoniale americana, riporta come nel primo semestre del 2022 sono state perfino 16 le richieste di «vendere l’azienda». Il dato, riferito alle società con capitalizzazione superiore a 500 milioni di dollari, rivaleggia i totali annuali di 20 nel 2021 e 14 nel 2020. Secondo Reuters, le richieste legate ad operazioni di fusione e acquisizione (M&A), e anche vendite, sarebbero circa la metà di tutte le operazioni dei fondi attivisti.
Nel secondo trimestre del 2022 sono aumentate le domande sulle strategie e le politiche di allocazione del capitale rispetto ai mesi precedenti. Il 15 luglio, il fondo attivista americano Elliott, ha raggiunto un accordo con la società petrolifera canadese Suncor Energy. Ciò affinché quest’ultima intraprenda una revisione strategica, e per aggiudicarsi tre posti al tavolo del consiglio di amministrazione. Anche FedEx gigante americano dei trasporti, ha dato ascolto alle richieste dell’investitore attivista D.E. Shaw, aumentando i propri dividendi di oltre il 50%.
Venti aziende in Europa
In Europa, secondo quanto indicato dal quotidiano economico francese Les Echos, le società oggetto di campagne sono venti. Clearway Capital, ad esempio, ha chiesto a TotalEnergies di bloccare le proprie attività in Russia. E di rinunciare in particolare a progetti legati al gas nell’Artico.
Il piccolo fondo londinese Bluebell ha chiesto una riorganizzazione del colosso francese delle materie prime Saint Gobain. Ancora, Temasek Holdings e Alatus Capital hanno chiesto un cambiamento ai vertici del colosso tedesco Bayer.