Che differenza c’è tra finanza etica, sostenibile, verde e solidale

Finanza etica, sostenibile o green? Non sempre è facile capire cosa occorra fare per investire in modo “giusto” nei confronti del Pianeta e delle persone

Finanza etica e finanza solidale non sono la stessa cosa © Olivier Le Moal/iStockPhoto

Avete immaginato di investire i vostri risparmi ma facendolo in modo etico, equo, giusto? Senza che ciò comporti problemi per l’ambiente? Senza che con i vostri soldi vengano finanziati business che alimentano i cambiamenti climatici? Assicurandovi che vengano rispettati i diritti umani e quelli dei lavoratori? Sicuramente vi sarete imbattuti allora in una serie di aggettivi, declinazioni, sottolineature. La finanza è stata definita, infatti, in numerose maniere. Tra le quali non è sempre facile districarsi. Per questo, è utile partire da alcune brevi spiegazioni.

Cos’è la finanza sostenibile (a volte chiamata finanza responsabile)

Si tratta di termini piuttosto generici, che dovrebbero indicare la volontà di investire in obiettivi non solo finanziari ma anche, ad esempio, sociali e ambientali. Il termine “sostenibile” rinvia infatti proprio all’idea di rispondere ai bisogni del presente senza compromettere la capacità delle prossime generazioni di rispondere ai loro, in futuro.

finanza etica
La finanza etica è l’unica che garantisce la prevalenza dell’interesse di tutti su quello di pochi © Creative Commons Zero – CC0

Tuttavia, anche nelle definizioni di finanza sostenibile elaborate dall’Unione europea, la sostenibilità è, nel migliore dei casi, un obiettivo secondario rispetto a quello della massimizzazione dei profitti (per pochi). A sottolinearlo è Banca Etica, in un suo position paper. In molti, infatti, scelgono di declinare i propri prodotti in chiave responsabile o sostenibile non tanto per una reale convinzione, quanto per rispondere ad una crescente domanda di mercato. In altre parole: uno strumento di marketing. Utile per ridurre i rischi reputazionali e concedersi un’immagine più pulita.

Ad esempio, la finanza sostenibile descritta nella nuova normativa europea non prevede alcun obbligo di “non nuocere alla collettività e all’economia reale” per gli operatori finanziari che vogliono dirsi sostenibili. L’approccio, inoltre, si concentra quasi unicamente sullo specifico prodotto finanziario: non sull’insieme delle attività proposte. E non vengono poi imposti requisiti di governance.

L’Ue si è inoltre concentrata quasi unicamente sui temi ambientali nel definire tale tipologia di finanza. Dimenticando ad esempio gli aspetti sociali. Spesso, poi, gli operatori che propongono prodotti sostenibili si lanciano in pressanti attività di lobbying nei confronti dei decisori politici. Basti pensare che vi è stata una lunga querelle durante il processo decisionale europeo sulla finanza sostenibile sull’esclusione del nucleare dalle attività da considerare “sostenibili”. Infine, la normativa europea non impedisce alle società che vendono questo tipo di prodotti di avere sede nei paradisi fiscali.

Cos’è la finanza etica

La finanza “etica” punta invece ad eliminare incoerenze e zone grigie. In questo senso, essa è prima di tutto un approccio. Un modo di vedere il mondo. Una spinta olistica che rifiuta le logiche liberiste e il profitto ad ogni costo. Ovviamente, anche chi fa finanza etica persegue l’obiettivo di realizzare utili economici. Ma lo fa imponendosi di massimizzare anche i benefici per le collettività, per le persone, per la natura. In altre parole, non si agisce solo per conto degli azionisti ma per tutti i portatori di valore.

In termini concreti, la finanza etica ripudia ogni forma di speculazione e punta a sostenere l’economia reale per incrementare il benessere delle società. Chi offre prodotti etici non propone “anche” investimenti nocivi per le persone o per il clima: se si sceglie, ad esempio, di sostenere le fonti rinnovabili non lo si fa solo con la mano destra, magari mantenendo nei portafogli di altri prodotti asset legati al petrolio o al carbone.

La governance delle società che fanno finanza etica è inoltre trasparente e partecipativa. Nella scelta degli investimenti, si parte dalla definizione di alcuni settori economici che devono necessariamente essere esclusi (armi, fonti fossili, pornografia, gioco d’azzardo, ecc.). E poi si valutano le imprese operanti nei settori non esclusi in base a una visione complessiva dei loro impatti. Senza dimenticare l’azionariato critico e attivo, che punta a promuovere comportamenti più etici nelle aziende. 

In altre parole, la finanza etica non si accontenta di mantenere lo status quo adottando qualche miglioramento, ma persegue un’autentica trasformazione sociale. Punta dunque, a partire dalla finanza stessa, a cambiare il mondo.

Cos’è la finanza solidale

Non di rado vengono proposti anche prodotti legati alla finanza cosiddetta “solidale”. Si tratta di una branca specifica, che identifica gli strumenti finanziari che si prefiggono l’obiettivo di sostenere gli attori dell’economia sociale e solidale. È il caso, ad esempio, di cooperative, associazioni o organizzazioni senza scopo di lucro.

Cos’è la finanza verde o green

Anche in questo caso si tratta, più che di una definizione generale, di una settorializzazione degli investimenti. Con finanza “verde” o green vengono indicati specificatamente gli strumenti che puntano (o dovrebbero puntare) a proteggere l’ambiente e a contribuire alla battaglia contro i cambiamenti climatici.

Così, ad esempio, sono sempre più in voga i green bond (obbligazioni verdi) attraverso i quali si possono finanziare progetti legati al processo di transizione ecologica. Ma esistono anche dei fondi verdi che promettono di investire unicamente in imprese rispettose della natura. Anche in questo caso, è dirimente la definizione di cosa faccia davvero bene all’ambiente. Ci si può ad esempio accontentare di non investire in aziende che palesemente provocano danni. Oppure ci si può avventurare in pericolosi distinguo tra fonti fossili particolarmente nocive (il carbone) e meno impattanti (il gas). Anche se, in realtà, anche queste ultime ci allontanano dagli obiettivi indicati dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015.

Se si vuole, dunque, avere la certezza che i nostri soldi siano investiti davvero ragionando in modo “complessivo” sul benessere delle persone, delle comunità, sulla salvaguardia degli ecosistemi e del clima, la sola possibilità è scegliere prodotti finanziari etici.