Silicon Valley Bank è fallita. E adesso?
Silicon Valley Bank è fallita, come Silvergate e Signature. Ma le autorità statunitensi assicurano: non è una replica della crisi del 2008
È successo tutto nell’arco di pochi giorni, anzi, di poche ore. Silicon Valley Bank (SVB), la banca delle startup californiane, si è trovata a corto di liquidità. Prima ha svenduto parte del suo portafoglio, poi ha messo sul mercato azioni proprie per 2,25 miliardi di dollari. Manovre che hanno scatenato un fuggi fuggi dei risparmiatori, facendo crollare il valore delle sue azioni. Così, nella giornata di venerdì 10 marzo, le autorità statunitensi hanno chiuso l’istituto, decretando il suo fallimento. Il più rilevante dai tempi della crisi finanziaria globale del 2008.
Cosa succederà ai correntisti di Silicon Valley Bank
La sede centrale di Silicon Valley Bank e le sue 17 filiali tra California e Massachussetts riapriranno regolarmente, così come i servizi di home banking. La differenza sta nel fatto che a gestirle sarà un istituto creato ad hoc, chiamato Deposit Insurance National Bank of Santa Clara (DINB). È quanto si legge nel comunicato della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC). L’agenzia ha il mandato di assicurare i depositi bancari fino a 250mila dollari. Circa il 90% dei depositi di SVB supera tale soglia: ma lo Stato americano proteggerà anche loro. Nessun salvagente in vista, invece, per chi detiene azioni o obbligazioni non garantite.
Tutto questo avverrà senza pesare sui contribuenti americani, assicurano la Federal Reserve, la FDIC e il dipartimento del Tesoro attraverso un comunicato congiunto. A coprire i costi sarà infatti il Deposit Insurance Fund, finanziato attraverso gli interessi sui fondi investiti in titoli di Stato e le commissioni trimestrali pagate dagli istituti finanziari assicurati dalla FDIC. Insomma, stavolta sono le banche a pagare, non i cittadini.
Non è una replica della crisi del 2008, assicurano le autorità
Al 31 dicembre 2022, Silicon Valley Bank disponeva di asset per 209 miliardi di dollari e di depositi per 175,4 miliardi. Bisogna tornare indietro fino al 2008 per risalire a un precedente di questo calibro. All’epoca a fallire era stata Washington Mutual e i suoi asset ammontavano a 307 miliardi di dollari. Peraltro, il tracollo di SVB arriva praticamente in contemporanea con quello di altre due banche, entrambe legate a doppio filo al mondo delle criptovalute. Prima è stato il turno di Silvergate, dopo pochi giorni quello di Signature. Per quest’ultima le autorità americane hanno scelto lo stesso approccio: tutelare tutti i depositi, indipendentemente dall’importo.
La storia
Cosa sappiamo del tracollo di Silicon Valley Bank
Il tonfo di SVB (Silicon Valley Bank) rischia di trascinare con sé altre banche. Dimostrando quanto siano volubili i mercati finanziari
Siamo quindi di fronte a una preoccupante replica del tracollo di Lehman Brothers, lo stesso che ha mandato a gambe all’aria il sistema finanziario globale per anni? Fed, FDIC e dipartimento del Tesoro assicurano che non è così. «Il sistema bancario statunitense rimane resiliente e basato su solide fondamenta, in gran parte grazie alle riforme apportate dopo la crisi finanziaria che hanno garantito migliori tutele per il settore bancario», scrivono.