Il boom delle obbligazioni-catastrofe, al servizio delle compagnie d’assicurazione
Le obbligazioni catastrofe, complici i tassi d'interesse e l'aggravarsi della crisi climatica, sono sempre più in voga
Catastrophe bond o cat-bond, ovvero obbligazioni catastrofe. Uno strumento nato pochi anni fa ma che sta conoscendo un successo sempre più ampio, anche tra gli investitori istituzionali. Come un normale titolo, la catastrophe bond dà un rendimento. L’obbligazione stessa però, è legata al verificarsi o meno di un determinato evento solitamente di origine naturale. Quale un terremoto, un uragano o altro fenomeno in una certa rilevanza. Se esso non si verifica, chi ha acquistato l’obbligazione riceve il rendimento pattuito. Se al contrario si verifica, chi ha sottoscritto il titolo può perdere parte o tutto il capitale investito, a seconda delle condizioni previste.
Chi ha creato le obbligazioni-catastrofe e perché
Sono state create alcuni anni fa dalle compagnie di assicurazione come strumento per redistribuire parte dei rischi legati a eventi catastrofici, da cui il nome. L’idea in sé di disfarsi di parte dei rischi non è nuova. Molte imprese di assicurazione stipulano a loro volta dei contratti di ri-assicurazione con compagnie specializzate. Ad esempio una compagnia che venda polizze contro il furto di automobili potrebbe riassicurarsi presso un’altra compagnia, in modo che se il numero di furti supera una certa soglia ottiene un rimborso.
L’onnipresenza dei mercati
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La novità delle cat-bond consiste nell’affidare questa distribuzione del rischio ai mercati finanziari. Anche a causa dell’aumento del numero e della gravità dei fenomeni estremi legato ai cambiamenti climatici, per le compagnie assicurative diventa sempre più rischioso assicurare determinati fenomeni. Così, una compagnia che assicurasse le imprese contro i danni legati ad esempio a un uragano in una determinata regione potrebbe essere esposta a un rischio eccessivo. La compagnia stessa emette allora un‘obbligazione che paga un normale rendimento se non succede nulla, ma che non viene rimborsata se l’uragano si manifesta. In questo modo, almeno una parte dei costi dei rimborsi viene compensata dal guadagno sulle obbligazioni.
Per le compagnie un modo per ridurre i rischi legati alle polizze
Tali strumenti finanziari stanno conoscendo un successo crescente anche perché, come segnala un recente articolo di Les Echos nello scorso anno avrebbero garantito ai sottoscrittori dei rendimenti medi intorno al 16%. Un risultato davvero notevole soprattutto se paragonato alle difficoltà dei mercati finanziari, in una fase di continuo rialzo dei tassi di interesse.
Parte del successo è legato in realtà proprio all’aumento dei tassi, visto che la maggior parte delle cat-bond è a tasso variabile. In altre parole, quando le banche centrali aumentano i tassi di interesse – come avvenuto di recente per cercare di frenare l’inflazione – molti titoli a tasso fisso perdono di valore. Il contrario avviene per quelli a tasso variabile che vedono il rendimento crescere di pari passo con l’aumento dei tassi delle banche centrali.
Oggi le obbligazioni catastrofe valgono 40 miliardi di dollari
Alti rendimenti e condizioni favorevoli sono chiaramente il rovescio della medaglia di doversi sobbarcare un rischio più elevato rispetto ai titoli tradizionali. E in particolare la perdita di parte o tutto l’investimento in caso di verificarsi dell’evento previsto.
In totale, oggi circolano obbligazioni catastrofe per un ammontare intorno ai 40 miliardi di dollari, con 10 miliardi di dollari di nuove emissioni unicamente dall’inizio del 2023. Dopo le assicurazioni, anche le istituzioni finanziarie internazionali come la Banca mondiale hanno proposto prodotti simili. E ultimamente persino singole imprese. Alphabet / Google ha ad esempio promosso un’obbligazione con funzionamento analogo per proteggersi contro i terremoti in California.
Addio polizze
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Anziché concentrarsi sul limitare gli eventi climatici estremi, si cerca di garantire i profitti
Solo un paio di anni fa il mercato aveva subito una flessione, perché il moltiplicarsi di eventi estremi aveva portato a forti perdite tra i risparmiatori e i sottoscrittori. Ora il mercato delle cat-bond sembra ripartito. Da un lato l’aumento dei tassi di interesse le rende più appetibili. Dall’altro gli investitori chiedono condizioni sempre più dettagliate all’interno dei contratti. Come ad esempio specificare la forza o i danni minimi di un uragano per fare scattare le clausole, così come una più precisa delimitazione delle zone geografiche interessate.
Secondo i promotori, permetterebbero di diluire e spalmare su una pluralità di soggetti i rischi legati a fenomeni naturali. Per gli stessi sottoscrittori, le cat-bond sarebbero uno strumento ad alto rendimento e utile per diversificare il portafoglio. Dall’altro lato, parliamo dell’ennesimo tentativo di sviluppare prodotti finanziari che siano in grado di assorbire o compensare i sempre più frequenti disastri ambientali. Il problema non è più come agire rispetto ai cambiamenti climatici, ma ancora una volta come continuare a garantire i profitti senza rimettere in discussione il sistema che li sta causando. Un titolo finanziario per scommettere sulle catastrofi è solo l’ultimo e emblematico esempio di tale approccio.