Il petrolio come il tabacco: così si può avviare un’azione legale storica
Sharon Eubanks, dopo aver guidato l’azione legale contro le società del tabacco, è convinta che si possa fare lo stesso contro Big Oil
Sharon Eubanks è un’ex avvocata del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America, nota per aver guidato con successo la battaglia legale contro l’industria del tabacco (Big Tobacco). E si è dichiarata convinta che esistano prove sufficienti per poter avviare anche una storica azione legale per “cospirazione” contro le compagnie petrolifere, le Big Oil. La sua presa di posizione arriva in un momento di crescente consapevolezza dell’impatto negativo delle attività di queste aziende sul nostro Pianeta e chi lo abita. Esseri umani inclusi.
Il dibattito tra Sharon Eubanks e Bernie Sanders
Durante un’audizione della Commissione per il Bilancio al Senato degli Stati Uniti, tenutasi il primo maggio e incentrata sulla disinformazione promossa dall’industria dei combustibili fossili, Eubanks ha risposto alle domande del senatore Bernie Sanders.
«Se una grande azienda produce consapevolmente un prodotto che mi fa ammalare o mi uccide – ha chiesto Sanders –, quali sono le basi legali che ci permettono di chiamarli a risponderne?». Eubanks ha risposto facendo riferimento alla possibilità di utilizzare lo statuto federale (Racketeer Influenced and Corrupt Organization, RICO), già impiegato nel caso contro l’industria del tabacco, per fare causa alle Big Oil.
«La cospirazione è un’ottima base legale da cui partire», ha dichiarato. Così Sanders ha colto l’occasione per sferrare la domanda decisiva. «Se lei fosse oggi procuratrice generale degli Stati Uniti, procederebbe in questa direzione?». La risposta di Eubanks è stata laconica: «Lo farei senza dubbio».
La discussione ha quindi toccato temi fondamentali per il futuro della lotta contro la crisi climatica, come la possibilità di richiamare alle proprie responsabilità le aziende che consapevolmente continuano a produrre prodotti dannosi per la salute della Terra e delle persone. In primis le aziende fossili.
Ci sono gli estremi per un’azione legale contro Big Oil
Eubanks aveva affrontato la stessa questione già due anni fa, nel 2021. All’epoca affermò, davanti alla Commissione di Sorveglianza della Camera dei rappresentanti, che l’industria dei combustibili fossili dovrebbe essere ritenuta legalmente responsabile per aver negato per anni l’esistenza del riscaldamento globale. Ritardando le azioni per frenarlo e per adattarsi alle conseguenze peggiori che stiamo vivendo oggi: dagli eventi meteo estremi alla scarsità idrica.
Una posizione riportata anche in un editoriale pubblicato per il quotidiano britannico Guardian. Ora, però, i nuovi documenti resi noti dai parlamentari democratici non fanno altro che rafforzare le prove per avviare un’azione legale a livello federale contro le principali compagnie che basano i loro profitti su carbone, petrolio e gas. Perché chi le ha guidate per decenni sapeva che ciò che stava producendo ci avrebbe portato sull’orlo del baratro climatico.
Nell’attesa che negli Stati Uniti si muova qualcosa a livello federale, nel resto del mondo sono centinaia le azioni legali per il clima in corso. E alcune stanno anche facendo storia, come quella vinta dalle “Anziane per il clima” contro la Svizzera presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Lo Stato elvetico è stato dichiarato colpevole di non aver fatto abbastanza contro il riscaldamento globale. Violando l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, quello sul rispetto della vita privata e familiare.