#ExxonKnew: se anche per le Nazioni Unite i petrolieri sono dei bugiardi

I petrolieri hanno mentito. A puntare il dito è il segretario generale delle Nazioni Unite, per il vergognoso scandalo #ExxonKnew

Exxon ha mentito sul clima, sapendo di mentire © Jean-Luc Ichard/iStockPhoto

Le imprese energetiche hanno propagandato a «big lie», una grande bugia, a proposito delle loro responsabilità sul riscaldamento globale. Parole non di un attivista, ma del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. E per questo destinate a far scalpore.

Guterres non è nuovo a dichiarazioni d’impatto sul tema della crisi climatica. Al World Economic Forum di quest’anno, oltre alle accuse rivolte alle big del fossile, ha parlato di «tempesta perfetta». Tra i fattori che per il leader Onu stanno contribuendo ad affossare la transizione ecologica c’è la rinnovata tensione geopolitica, che impedisce alle grandi potenze di collaborare per la riduzione delle emissioni climalteranti.

Ma è il passaggio sulle bugie delle corporation ad aver attirato l’attenzione della stampa internazionale. A chi si riferiva Gutteres?

Il caso #ExxonKnew

Il segretario delle Nazioni Unite non ha fatto nomi. Ma la sua descrizione è evidentemente riferita allo scandalo #ExxonKnew, «Exxon sapeva». Una vicenda nota da anni, che proprio in questi giorni si è arricchita di ulteriori sviluppi.

La storia è semplice e drammatica allo stesso tempo. Exxon, oggi ExxonMobil, è uno dei più grandi player a livello globale nel settore dei combustibili fossili. È statunitense ma radicata in tutto il mondo, e nel nostro Paese controlla la rete di distributori Esso.

A partire dalla fine degli anni Settanta Exxon ha commissionato una serie di studi sugli effetti della dispersione di CO2 in atmosfera. Gli scienziati dell’azienda hanno confermato quanto la comunità scientifica iniziava a dire ormai da anni. Ovvero che la combustione di gas, carbone e petrolio influisce in maniera radicale sulla temperatura media globale.

Exxon, quindi, conosceva perfettamente gli effetti del suo operato. Ma invece di divulgarli, li ha secretati. E per decenni ha continuato ad affermare che non fosse possibile essere certi dell’esistenza della crisi climatica, o di quali siano le sue cause.

«Le proiezioni sull’aumento della temperatura si basano su modelli climatici completamente privi di prove o, più spesso, su mera speculazione», sosteneva addirittura Lee Raymond, capo dell’azienda, nel 1999. Posizioni ribadite l’anno dopo in una brochure aziendale: «Oggi non abbiamo una comprensione scientifica sufficiente del cambiamento climatico per fare previsioni ragionevoli e/o giustificare misure drastiche». Dichiarazioni raccolte dal New York Times, che pure oggi fa autocritica. Anche il celebre quotidiano statunitense pubblicò infatti inserzioni pubblicitarie di Exxon in cui si negava la solidità della scienza climatica.

Un’inserzione pubblicitaria di ExxonMobil con contenuti climatoscettici © New York Times

Lo studio che elimina ogni dubbio e la precisione sconvolgente di Exxon

L’esistenza dei report commissionati dal gigante del petrolio è rimasta segreta fino al 2015, quando una serie di inchieste, tanto giornalistiche quanto giudiziarie, li ha portati alla luce. È lo scandalo #ExxonKnew.

Nonostante i processi e la denuncia quasi unanime della stampa, ExxonMobil continua a ritenere l’intero caso una montatura mediatica. Uno studio appena pubblicato sull’autorevole rivista Science, però, sembra mettere ulteriormente in crisi la loro difesa.

Gli autori – ricercatori delle università di Harvard, Cambridge e Potsdam – hanno passato al setaccio i modelli realizzati dagli scienziati Exxon nei decenni. Ciò che emerge è una precisione sconvolgente. Non solo le previsioni a disposizione dell’azienda erano in linea con quelle elaborate dal resto della comunità scientifica: in molti casi erano addirittura più accurate. Exxon sapeva degli effetti del riscaldamento globale meglio della Nasa, che nel 1988 per bocca del climatologo James Hansen denunciò i rischi che attendevano l’umanità in un celebre discorso al congresso degli Stati Uniti.

Andamento delle temperature previsto e registrati, comparato con grafici climatoscettici diffusi da Exxon © Science

Lo studio dimostra che la multinazionale petrolifera aveva in mano dati che prevedevano un’aumento della temperatura media globale di 0,2°C per ciascun decennio, ed escludevano la possibilità che la crisi climatica non esistesse e non dipendesse dall’uomo. Esclusa già all’epoca anche l’ipotesi di un’imminente nuova era glaciale. Una tesi sostenuta pubblicamente proprio da Exxon.

«I numeri in nostro possesso dimostrano che le tesi negazioniste di Exxon contraddicevano i loro stessi dati», ha commentanto Geoffrey Supran, uno degli autori dello studio pubblicato in questi giorni da Science.

La consapevolezza non basta

Rivelazioni giornalistiche e successi culturali non portano però in automatico a vittorie politiche. Basti pensare alla sorte della ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop28 che si terrà negli Emirati Arabi Uniti. Un Paese OPEC, refrattario a qualunque politica climatica, che non a caso ha posto a capo della conferenza l’amministratore delegato dell’azienda petrolifera di Stato di Abu Dhabi.

La strada per la transizione ecologica è insomma ancora lunga. E le armi a disposizione della lobby del fossile sempre potenti.