Il governo Meloni svende e BlackRock colonizza l’Italia

Altro che sovranismo, le privatizzazioni di Meloni sono vassallaggio nei confronti di BlackRock e degli altri grandi fondi

Il falso sovranismo di Meloni al servizio di Black Rock © WikiCommons

Quella che il fondo d’investimento americano BlackRock sta compiendo nei confronti del nostro Paese potrebbe essere definita come una vera e propria colonizzazione. Ma forse neppure una simile definizione è pienamente adeguata. Sace, il gruppo assicurativo finanziario controllato al 100% dal ministero dell’Economia, sta trattando con BlackRock la gestione di asset per 3 miliardi di euro. In pratica il fondo diverrebbe il partner pressoché esclusivo della società pubblica che si occupa di assicurazioni per le imprese italiane, gestendone la liquidità.

Nei giorni scorsi, lo stesso governo Meloni ha autorizzato BlackRock a superare la soglia del 3% in Leonardo, facendo del fondo americano l’unico azionista privato con tale quota. Si tratta di un ulteriore salto di qualità della presenza in Italia di una delle Big Three (i tre più grandi fondi del mondo, compresi Vanguard e State Street) che è già oggi il principale investitore estero nelle imprese quotate alla Borsa di Milano, per un totale di 17 miliardi di euro tra Intesa San Paolo, Unicredit, Bpm, Mediobanca, Stellantis, Ferrari e Prysmian. A cui vanno aggiunte le partecipazioni in Eni, Enel e nelle multiutility.

Le mani di BlackRock sulle grandi banche

Nel frattempo il governo vuole privatizzare anche un altro pezzo di Mps, ed è facilmente prevedibile chi se lo comprerà, dopo l’acquisto di Vanguard. Un posto a parte merita, in un quadro siffatto, la vicenda di Unicredit che ha acquisito, con estrema solerzia, approfittando delle modalità di vendita scelte dall’autorità federale tedesca per cedere la quota in suo possesso, il 9% di Commerzbank. È così divenuto il secondo azionista dopo lo Stato tedesco e ha prospettato l’ipotesi di una fusione.

La rapidità dell’operazione e soprattutto il passaggio dell’intero pacchetto nelle mani di un solo compratore ha fatto irritare il cancelliere Scholz che auspicava una vendita frazionata. Sembra quindi in via di costituzione un colosso bancario europeo a trazione italiana. In realtà il dato più rilevante dell’operazione è costituito dal fatto che il principale azionista di Unicredit, che ora diventa determinante anche in Commerzbank, è nuovamente BlackRock. Salito quasi al 7% di Unicredit dopo il buyback del marzo del 2024.

In sintesi, le Big Three – anche Vanguard è presente in Unicredit con poco meno del 2% – stanno procedendo nella conquista della finanza europea seguendo la strategia delle mega-fusioni. In chiaro contrasto con il Rapporto Draghi e con il Piano Letta che vorrebbe creare campioni del Vecchio Continente. E rafforzando in modo determinante il proprio monopolio nella gestione del risparmio, vera linfa della loro capacità di essere “padroni del mondo”. Peraltro BlackRock è presente anche in Commerzbank con il 6%.

L’assalto a Poste Italiane e Ferrovie dello Stato

Ad ampliare il panorama c’è poi la questione delle privatizzazioni annunciate. Per far quadrare i conti della legge di Bilancio, appesantiti dagli oneri europei e da una stima del Pil dello 0,6%, e non dell’1% come previsto nel Def, il governo Meloni punta a realizzare privatizzazioni per almeno 6 miliardi di euro. In realtà 3 miliardi li ha già acquisiti vendendo nel corso di questo esercizio finanziario, come ricordato, una quota della pregiatissima Eni. Ora altri 3 (e forse addirittura 5 miliardi) sembra intenzionato a realizzarli vendendo un bel pezzo di Poste Italiane.

Scendendo da circa il 65% al 50,01% o anche più giù, secondo quanto, in gran silenzio, l’esecutivo aveva ipotizzato fin da gennaio. Così coprirebbe un pezzo di manovra rinunciando però ad utili e dividendi di una società come Poste, che ha raggiunto quest’anno la capitalizzazione record di 16 miliardi di euro e ha generato un miliardo di utili. Soprattutto, Poste italiane è la società italiana che ha il maggior numero di dipendenti, 126mila. E la sola in tutto il panorama nazionale che supera i 100mila.

L’altro “colosso” è rappresentato dalle Ferrovie dello Stato, ancora interamente pubbliche e però in odore di parziale privatizzazione. Per nascondere le difficoltà economiche, il governo privatizza pezzi pregiati, che garantirebbero entrate importanti, e con un esteso numero di dipendenti. Destinati assai probabilmente a vedere i loro posti di lavoro messi in discussione. Aggiungerei che con Poste privatizzate, magari con principale azionista un grande fondo americano, sarà difficile per le comunità locali difendere gli uffici postali al di fuori delle metropoli.

Il governo Meloni svende il Paese a BlackRock

Alla luce di tutto ciò si capisce meglio la presenza di Larry Fink (amministratore delegato di BlackRock) al G7 italiano: si tratta in qualche modo del “padrone” dell’ex economia nazionale. Dopo quell’invito è arrivata la resa finale. La presidente Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi l’ormai onnipresente Fink. La riunione intendeva dare seguito all’invito dello stesso Fink al G7 e ha avuto ad oggetto la presenza determinante del colosso statunitense nel campo dei data center e delle infrastrutture energetiche italiane. In pratica BlackRock sarà il player principale nell’archiviazione dei dati, sensibili, e nel trasporto dell’energia, dando vita ad un ristrettissimo gruppo di lavoro.

Ma i due elementi principali dell’incontro sono stati la creazione di strumenti finanziari specifici da parte del fondo d’investimento nell’ambito del famoso Piano Mattei, che sarà quindi oggetto del finanziamento del super-fondo. Nonché la definizione di prestiti obbligazionari per la ricostruzione dell’Ucraina, concepiti da BlackRock e garantiti politicamente dall’Italia. In estrema sintesi, il sovranismo della Meloni si è trasformato nel più completo vassallaggio nei confronti di BlackRock. 

Naturalmente, è molto probabile che Meloni e Fink abbiano parlato della concreta possibilità per il fondo di comprare, con il proprio risparmio gestito, una parte dei 180 miliardi aggiuntivi necessari a finanziare il nuovo debito pubblico del nostro Paese. L’Italia ha un “nuovo padrone”. Mi permetto, sommessamente, di dire che l’avevo scritto….