L’auto elettrica in Italia non decolla, in Norvegia supera quelle a benzina

A settembre solo il 5,2% delle immatricolazioni italiane hanno riguardato l’auto elettrica. Anche per colpa di politiche fiscali dannose

Chiara Ricciolini
Auto elettrica, l’Italia resta al palo © Michael Fousert/Unsplash
Chiara Ricciolini
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Mentre l’Italia fatica a stare al passo con la transizione verso l’auto elettrica, in Europa c’è un Paese in controtendenza: la Norvegia. Qui i veicoli elettrici circolanti hanno recentemente superato in numero quelli a benzina, anche se rimangono dietro ai motori diesel, che rappresentano ancora il 35% del totale dei circa 2,8 milioni di auto sulle strade norvegesi. A metà settembre 2024, le vetture elettriche in Norvegia erano 754.303, appena sopra i 753.905 veicoli a benzina, come riportato dalla Federazione stradale norvegese (Ofv).

In Italia, al contrario, la vendita dell’auto elettrica è ancora ridotta. Secondo i dati dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae), infatti, nel settembre 2024 solo il 5,2% dei veicoli immatricolati in Italia era elettrico. Stellantis ha interrotto a lungo la produzione di modelli chiave per l’auto elettrica come la Fiat Panda e la 500, a causa della scarsa domanda. I posti di lavoro di centinaia di persone sono a rischio.

Secondo Andrea Boraschi di Transport & Environment (T&E), la principale organizzazione europea in materia di decarbonizzazione dei trasporti: «L’Italia è il Paese col più alto tasso di motorizzazione in Europa e il 25% del parco veicoli è costituito da auto molto inquinanti, da Euro 3 indietro». Le strade italiane sono quindi piene di veicoli vecchi e altamente inquinanti. Un dato enorme in un Paese «col più alto numero di morti premature in Europa per inquinamento ambientale», aggiunge Boraschi. 

Il tempismo norvegese sugli incentivi fiscali per l’auto elettrica

La Norvegia è un caso unico in Europa. Ad agosto, l’auto elettrica hanno rappresentato il 94,3% delle nuove immatricolazioni. Un record che pone il Paese dei fiordi in una posizione ideale per raggiungere con largo anticipo la scadenza del 2035, prevista per il raggiungimento dell’obiettivo “emissioni zero” del Green Deal europeo, l’insieme di politiche mirate a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Questo risultato è frutto di una politica di incentivi fiscali per i veicoli a basse emissioni, iniziati con forte anticipo rispetto al resto dei Paesi europei, già nel 2007.

La Norvegia ha progressivamente investito in vantaggi per i cittadini che scelgono l’elettrico. Esenzioni dalle imposte all’acquisto, parcheggi gratuiti o scontati, accesso alle corsie preferenziali e l’abolizione delle tariffe autostradali. Il paradosso, però, è che queste iniziative sono finanziate dal fondo sovrano norvegese, costituito dal governo di Oslo nel 1990 per gestire le entrate provenienti dall’industria petrolifera e di estrazione del gas del Paese. 

Il ritardo italiano è dovuto a politiche fiscali dannose

L’Italia è partita con grosso ritardo con le politiche di detassazione fiscale per le auto elettriche. «Nella maggior parte dei Paesi europei – spiega Boraschi – gli incentivi sono iniziati molti anni prima che in Italia e in modo più regolare. Nel nostro Paese abbiamo avuto negli ultimi quattro anni quattro schemi di incentivi diversi». Un problema rilevante su questo fronte è il sistema di tassazione italiano sulle auto, soprattutto sul leasing aziendale, che costituisce una fetta consistente delle vendite di auto nuove.

«Il parametro per la tassazione delle auto in Italia – dice Boraschi – non sono le emissioni di C02. Fino ad oggi lo scarto tra i benefit dati per un’auto elettrica aziendale era solo del 5% rispetto a quelli dati per una a motore endotermico». 

Sul fronte delle ibride, invece, l’Italia e il resto dell’Europa registrano un aumento delle vendite: Secondo di dati Acea le ibride rappresentano oggi il 32,8% delle nuove immatricolazioni europee. Superando per la prima volta le auto a benzina, che coprono solo il 29,8% del mercato. Francia e Spagna, in particolare, hanno visto una crescita significativa in questo settore, che rappresenta per molti un compromesso più economico rispetto ai veicoli completamente elettrici.