Due diligence: la direttiva europea cambia a seconda della lingua

Nelle versioni inglese, francese e italiana la direttiva sulla due diligence differisce in termini sostanziali

Troppi errori di traduzione nella due diligence europea © WikiCommons

Sosteneva già parecchi secoli fa Miguel de Cervantes che leggere un testo tradotto da un’altra lingua era come guardare un arazzo al rovescio. L’effetto poteva anche essere piacevole, ma permaneva un certo senso di confusione. Figuriamoci se a provocare confusione è la traduzione di una norma europea. In particolare la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Csddd). Approvata lo scorso luglio, dovrebbe entrare in vigore dal 2027. E riguarda le misure di due diligence che le aziende devono implementare per prevenire o rimediare agli impatti negativi su diritti umani e ambiente che si verificano nella loro filiera.

Il testo infatti, come racconta a Les Echos Bruno Dondero, professore all’Università di Parigi 1, dice tre cose diverse in tre diverse lingue. «Queste differenze potrebbero dar luogo, una volta effettuata la trasposizione, a discrepanze significative», spiega. «Che potrebbero rendere ancora più difficile il compito di prendere in considerazione il testo nella sua interezza».

Due diligence: l’articolo 22 sembra il Comma 22 di Joseph Heller

La più importante e significativa differenza riguarda il piano di transizione che le aziende dovranno adottare. Si tratta dell’articolo 22, che precisa gli obiettivi e il contenuto del piano. E prevede, a seconda della versione, obblighi diversi. La versione francese stabilisce che il piano due diligence «mira a garantire, mettendo in atto tutti gli sforzi possibili, la compatibilità del loro modello e delle loro strategie economiche con la transizione verso un’economia sostenibile». La versione inglese si limita semplicemente a richiedere «il massimo sforzo». Quella italiana «il massimo impegno possibile». In termini giuridici questa non è una differenza esiziale, ma sostanziale. Cambia completamente il senso.

E forse non è un caso che si tratti dell’articolo 22. Un omaggio allo strepitoso Comma 22 dello scrittore americano Joseph Heller, che recitava così: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Una norma scritta apposta per non potere essere eseguita. E questo è proprio il problema. «È auspicabile quindi che venga adottato rapidamente un correttivo per allineare le diverse versioni del testo», chiede infatti Bruno Dondero. Perché altrimenti, in questo modo, si rischia di mettere in discussione l’intero testo e renderlo inattuabile. Con grande gioia delle multinazionali inquinanti e dei negazionisti climatici.

Difficile dire se sia peggio l’inettitudine o l’averlo fatto apposta

Le altre due differenze più importanti riguardano invece il modo in cui i dipendenti dell’azienda partecipano allo sviluppo della politica della due diligence e le condizioni di attuazione della responsabilità civile. Nel primo caso nel testo francese si parla di «previa consultazione dei lavoratori». Mentre nelle versioni inglese e italiana si fa riferimento al concetto di «concertazione preventiva». «La sfumatura può sembrare sottile, ma consultare una persona prima di sviluppare una politica non è la stessa cosa che procedere alla concertazione», commenta Bruno Dondero.

Per quel che riguarda la responsabilità civile, nella versione inglese si richiede che il danno sia stato causato da colpe della società. Mentre quella francese evoca semplicemente una successione temporale tra l’eventuale mancanza e il danno che si reca. Troppa la differenza sostanziale. A questo punto, anche vedendo tutti gli sforzi in seno alla Commissione europea per limitare la forza della due diligence e indebolire il Green Deal, non si sa più quale tragedia preferire. Se essere in mano a dei dilettanti allo sbaraglio che traducono testi fondamentali con ChatGpt. E poi non controllano l’esito. O se essere in mano a consapevoli negazionisti climatici che scrivono apposta male le leggi, per sabotarle e non vederle applicate.