Sentenza storica contro le trivelle, esulta il Delta del Po Veneto

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso degli ambientalisti contro le trivelle e fermato (per ora) lo scempio ambientale nel Delta del Po

Linda Maggiori
Il Delta del Po Veneto contro le trivelle © WikiCommons
Linda Maggiori
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La sentenza è storica, una pietra miliare nella lotta contro le trivelle. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di ong e Comuni contro il Decreto Ministeriale n. 116 del 29 marzo 2021 dell’allora ministero della Transizione ecologica (ora dell’Ambiente e della sicurezza energetica), che aveva autorizzato le trivellazioni al largo del Delta del Po. La società australiana Po Valley Operations, che aveva incassato l’autorizzazione, ora mastica amaro. Si teme possa fare appello al Consiglio di Stato, così come può farlo il ministero. Ma per ora nel Delta del Po Veneto si esulta.

I ricorsi degli ambientalisti contro le trivelle nel Delta del Po

Il progetto Teodorico, così chiamato dal nome del giacimento di gas scoperto nel fondale dell’Adriatico, prevedeva «lo sfruttamento tramite l’installazione di una piattaforma, la realizzazione di 2 pozzi e la posa di 2 sealine per collegare la nuova piattaforma alla piattaforma Naomi-Pandora». Interessando il mare davanti alle coste delle province di Rovigo, Ferrara e Ravenna.

I ricorsi erano due, uno portato avanti da ong come Legambiente nazionale, Lipu, WWF Italia e Greenpeace Italia. Appoggiati da ClientEarth, organizzazione giuridica specializzata in contenziosi ambientali e climatici. Un secondo analogo era stato presentato dall’Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po, dalla provincia di Rovigo. E dai Comuni di Adria, Taglio di Po, Ariano nel Polesine, Loreo, Rosolina, Papozze, Corbola, Porto Viro e Porto Tolle. La sentenza del TAR conclude positivamente entrambi i procedimenti.

Le trivelle sono un danno per la biodiversità

Il giacimento infatti è localizzato vicino l’Area Marina Protetta “Nord Adriatico-Delta del Po”, dove vivono specie protette come il tursiope e la tartaruga marina. Si tratta di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ricco di biodiversità e protetto dalla normativa europea. Insomma, trivellare ed estrarre gas a poca distanza da un SIC e da un sito Patrimonio dell’Umanità Unesco (così dichiarato il Delta del Po), senza averne valutato gli impatti, è sembrato troppo anche per il Tar del Lazio.

Anche perché il Tar del Lazio non ha la fama di essere ambientalista, anzi. Ha rigettato tantissimi ricorsi contro impianti inquinanti, tra cui quello contro il rigassificatore di Piombino. «Il punto della sentenza è che il ministero avrebbe dovuto valutare gli impatti sul sito protetto prima di rilasciare il parere di impatto ambientale e l’autorizzazione della piattaforma», spiega Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth.

«Gli impatti delle attività previste dal progetto Teodorico su delfini, tartarughe e la grande biodiversità dell’area sarebbero stati potenzialmente devastanti. Trivellare in quest’area avrebbe inoltre aggravato la subsidenza. Dopo le trivellazioni il terreno sprofonda e queste terre già ne subiscono da decenni gli effetti», precisa Alessandro Giannì, direttore della campagne di Greenpeace Italia. «A questo si aggiungono i rischi dell’estrazione e impiego del metano, pericoloso e potente gas serra, che alimenta il cambiamento climatico. Questa sentenza è un passo fondamentale verso la giustizia climatica e la protezione dei nostri oceani».

Ma il ministero può ancora appellarsi o impugnare la sentenza

Se però il ministero volesse andare avanti con questo progetto potrebbe accettare la sentenza e ripresentare una nuova Via, valutando gli impatti e ponendo i vincoli (Vinca). Oppure impugnare la sentenza al Consiglio di Stato. Ovviamente tutti sperano che si opterà per abbandonare definitivamente il progetto. Ad ogni modo manca ancora il rilascio della concessione dello sfruttamento del giacimento.

Le province di Ravenna e Ferrara, pur toccate dal progetto, non hanno fatto ricorso. In Emilia-Romagna, a differenza del Veneto, nonostante il problema della subsidenza sia ugualmente gravissimo, le amministrazioni raramente si oppongono ai progetti fossili. Ne è un esempio Ravenna, sede del petrolchimico Eni, dove in aprile giungerà anche il rigassificatore. Una città da sempre orgogliosamente definita lo “hub del gas” del Belpaese dallo stesso ex sindaco Michele De Pascale. Ora eletto a presidente della Regione Emilia-Romagna.

E ora la lotta contro le trivelle arriva in Grecia

Affossato (si spera definitivamente) il progetto Teodorico, restano però in ballo altre trivellazioni, decine di pozzi a mare e a terra. Questa vittoria potrebbe quindi aprire la strada ad altri ricorsi contro progetti impattanti vicino ad aree protette. Secondo l’avvocato Francesco Maletto si tratta di «un’altra vittoria in un mosaico di lotte per ripristinare i nostri oceani. E ricostruire le popolazioni di fauna selvatica».

Ma non solo in Italia. ClientEarth sta attualmente presentando, con WWF e Greenpeace Grecia, un esposto alla Commissione europea affinché prenda provvedimenti nei confronti del governo greco per aver autorizzato, in violazione della normativa europea sulla biodiversità, programmi per l’esplorazione e lo sfruttamento di petrolio e gas al largo di Creta e nell’area della fossa ellenica. Luoghi cruciali per la biodiversità marina a livello mondiale.