Stablecoin: tra finanza tradizionale e “difesa” del dollaro

Dalle big bank al Genius Act: come le stablecoin in dollari ridisegnano finanza e geopolitica, rafforzando l’egemonia statunitense

L'immagine è stata realizzata dalla redazione di Valori.it utilizzando DALL·E

Negli ultimi anni, le stablecoin sono emerse come uno dei protagonisti dell’innovazione finanziaria, rappresentando un ponte tra la volatilità delle criptovalute e la stabilità delle valute tradizionali. In un contesto globale sempre più digitalizzato, queste valute virtuali ancorate al dollaro stanno assumendo un ruolo strategico non solo nel mondo della finanza decentralizzata, ma anche come strumento di politica economica e geopolitica.

Vediamo dunque quali sono i movimenti in atto sul fronte delle stablecoin, analizzando il loro impatto sulla finanza tradizionale, l’interesse crescente delle grandi banche, e la posizione assunta dall’amministrazione statunitense per difendere la supremazia del dollaro sui mercati internazionali. Infine, uno sguardo alle iniziative europee sul fronte della regolamentazione e integrazione di queste nuove forme di moneta nel sistema finanziario.

Cosa sono le stablecoin?

Le stablecoin sono una particolare categoria di valute virtuali progettate per mantenere un valore stabile nel tempo, con l’obiettivo di neutralizzare la volatilità tipica delle criptovalute come bitcoin (BTC) o Ethereum (ETH). La loro caratteristica fondamentale è l’ancoraggio a un asset sottostante considerato “stabile”, come il dollaro statunitense, l’euro o, in alcuni casi, materie prime come l’oro, per fare gli esempi più comuni. Questo ancoraggio può essere garantito da riserve fiat (le monete fiduciarie come dollaro o euro, per essere chiari) detenute presso istituzioni finanziarie, da asset crittografici o attraverso meccanismi algoritmici che regolano l’offerta in base alla domanda di mercato.

Le stablecoin si pongono come una sorta di ponte tra il mondo delle criptovalute e quello della finanza tradizionale, dunque. Offrono agli utenti la possibilità di effettuare transazioni rapide e a basso costo, senza esporsi alle forti oscillazioni di prezzo che caratterizzano le criptovalute non ancorate. Sono quindi strumenti spesso utilizzati per il trading, ma anche per i pagamenti quotidiani e la gestione di portafogli digitali che necessitano di una componente stabile.

I diversi tipi di stablecoin

Esistono diverse tipologie di stablecoin:

  • Fiat-collateralizzate: supportate da riserve in valuta fiat come il dollaro, ad esempio Tether (USDT), USD Coin (USDC), basati sul dollaro di cui parleremo diffusamente nei prossimi paragrafi.
  • Crypto-collateralizzate: garantite da altre criptovalute, spesso con meccanismi di sovracollateralizzazione per gestire la volatilità degli asset sottostanti. Un esempio è il DAI. stablecoin decentralizzata in esecuzione su Ethereum (ETH) che tenta di mantenere un valore di 1 dollaro statunitense.
  • Algoritmiche: mantengono la parità tramite algoritmi che regolano l’offerta e la domanda, senza riserve dirette.

Le stablecoin hanno guadagnato un ruolo centrale nell’ecosistema crypto poiché consentono di trasferire valore in modo efficiente, facilitando anche l’ingresso di capitali istituzionali nel settore. In sintesi, dai loro utilizzatori sono percepite come una soluzione ibrida che unisce la flessibilità e l’innovazione delle criptovalute con la stabilità delle valute tradizionali.

Tether e Circle, chi detiene il mercato delle stablecoin?

Ad oggi, il mercato delle stablecoin è dominato da due attori principali: Tether (USDT) e USD Coin (USDC), emessa da Circle. Questi due colossi controllano circa il 90% dell’intero mercato delle stablecoin, lasciando poco spazio a concorrenti e consolidando una dinamica di potere fortemente centralizzata.

Tether, con una capitalizzazione di mercato di circa 146 miliardi di dollari, rappresenta il 64% dell’offerta totale di stablecoin. USDC detiene una quota di mercato del 24,5%, con una capitalizzazione di circa 56 miliardi di dollari (dati aggiornati al febbraio 2025). Questa concentrazione riflette la preferenza degli investitori per prodotti considerati affidabili e ben supportati, soprattutto dopo i fallimenti delle stablecoin algoritmiche e decentralizzate, come il caso TerraUSD nel 2022, che ha minato la fiducia verso soluzioni meno trasparenti.

Circle, in particolare, ha rafforzato la propria posizione anche grazie alla recente IPO (initial public offering – offerta pubblica iniziale) sulla Borsa di New York, segno di crescente interesse da parte degli investitori istituzionali e retail. Tether, dal canto suo, ha dimostrato la redditività del modello stablecoin investendo le proprie riserve in titoli del Tesoro statunitense, generando profitti record nel 2024.

La centralizzazione del settore, tuttavia, solleva interrogativi sulla trasparenza delle riserve e sulla resilienza del sistema in caso di crisi di fiducia.

Le stablecoin e i giganti della finanza tradizionale

Ma il duopolio potrebbe non durare a lungo. Il successo e la diffusione delle stablecoin hanno acceso un faro a cui la finanza tradizionale non si mostra insensibile, poiché come vedremo queste crypto ancorate possono aprire a nuove opportunità e mercati nel mondo finanziario.

Il 2025 sta infatti segnando un punto di svolta nell’intersezione tra crypto e finanza tradizionale. I principali istituti bancari statunitensi, tra cui JPMorgan Chase, Citigroup, Bank of America e Wells Fargo, stanno esplorando la possibilità di collaborare per lanciare una stablecoin congiunta. Questa iniziativa, riportata dal Wall Street Journal e ripresa da Reuters, rappresenta una risposta strategica alla crescente importanza delle valute digitali ancorate al dollaro e al rischio di disintermediazione bancaria.

Le banche vedono nelle stablecoin un’opportunità per mantenere la rilevanza nel nuovo ecosistema finanziario digitale, offrendo prodotti regolamentati sia agli investitori istituzionali che ai clienti retail. L’ingresso delle banche tradizionali nel settore è favorito dalla crescente chiarezza normativa, in particolare negli Stati Uniti e nell’Unione europea.

L’obiettivo delle banche è molteplice:

  • Integrare le stablecoin nei propri servizi di pagamento e custodia.
  • Raggiungere nuovi mercati e clienti, visto il successo delle stablecoin tra gli unbankable, i soggetti non bancabili che riescono ad accedere ai servizi finanziari soltanto attraverso le crypto.
  • Contrastare la supremazia di attori come Tether e Circle, proponendo stablecoin regolamentate e sostenute da riserve certificate.

Questa evoluzione è vista come una naturale estensione della digitalizzazione della finanza, con le banche che cercano di recuperare terreno rispetto alle fintech e agli emittenti crypto-native. La collaborazione tra banche potrebbe poi generare un ulteriore effetto: accelerare l’adozione di massa delle stablecoin, rafforzando il ruolo del dollaro nei mercati internazionali e offrendo nuove opportunità di investimento e innovazione.

Cos’è il Genius Act?

Ad accelerare l’ingresso della finanza tradizionale nel mercato delle stablecoin potrebbe intervenire il cosiddetto Genius Act.

Il Genius Act rappresenta la principale iniziativa legislativa statunitense in materia di stablecoin e asset digitali. Atteso per l’approvazione entro agosto 2025, il Genius Act mira a fornire un quadro normativo chiaro e uniforme per l’emissione, la gestione e la supervisione delle stablecoin negli Stati Uniti.

La legge prevede requisiti stringenti per gli emittenti di stablecoin, tra cui:

  • Obbligo di riserve trasparenti e verificabili, preferibilmente in asset liquidi come titoli del Tesoro statunitense.
  • Licenze specifiche per operare sul territorio nazionale, con controlli periodici da parte delle autorità di vigilanza.
  • Standard di trasparenza e audit indipendenti, per garantire la fiducia degli investitori e prevenire rischi sistemici.

Il Genius Act nasce dalla necessità di proteggere il sistema finanziario statunitense e di rafforzare il ruolo del dollaro come valuta di riferimento globale. L’approvazione della legge è vista come un catalizzatore per l’integrazione della blockchain nei sistemi finanziari tradizionali. Favorendo l’adozione di massa delle stablecoin e la partecipazione degli investitori istituzionali.

L’IPO di Circle, avvenuta a inizio 2025, ha rappresentato un banco di prova per la nuova normativa, dimostrando l’interesse del mercato verso asset digitali regolamentati. Secondo quanto riportato anche da Les Echos, la regolamentazione delle stablecoin è destinata a rafforzare la competitività degli Stati Uniti nei confronti di Europa e Asia. Ponendo così le basi per una nuova fase di crescita della finanza digitale.

Stablecoin e dollaro: quali sono gli obiettivi dell’amministrazione Trump?

L’amministrazione Trump, tornata alla guida degli Stati Uniti nel 2025, ha adottato una strategia piuttosto chiara su questo fronte: utilizzare le stablecoin ancorate al dollaro come strumento di difesa e rafforzamento della valuta americana sui mercati internazionali. L’obiettivo è duplice: 

  • da un lato, prevenire la perdita di centralità del dollaro nell’era della digitalizzazione finanziaria;
  • dall’altro, contrastare la crescente influenza di valute digitali alternative, in particolare quelle promosse da potenze rivali come la Cina.

La Casa Bianca ha sostenuto con forza il Genius Act, considerandolo un pilastro per la sicurezza finanziaria nazionale e per la leadership tecnologica degli Stati Uniti. Le stablecoin regolamentate vengono viste come un’estensione digitale del dollaro, in grado di facilitare transazioni globali, ridurre i costi di trasferimento e consolidare la posizione del dollaro come valuta di riserva mondiale. Inoltre se le piattaforme collateralizzano (spieghiamo questo concetto nel nostro Glossario) le stablecoin acquistando titoli del Tesoro statunitense, di fatto contribuiscono a sostenere l’enorme debito pubblico statunitense.

La strategia dell’amministrazione Trump mira dunque a:

  • Promuovere l’adozione globale di stablecoin in dollari, anche tramite partnership con istituzioni finanziarie internazionali.
  • Sostenere l’innovazione privata, lasciando spazio a operatori come Tether, Circle e le principali banche, purché rispettino gli standard regolamentari.
  • Contrastare progetti di stablecoin sovrani o regionali che potrebbero minare la supremazia del dollaro, come l’euro digitale o lo yuan digitale.

In sintesi, le stablecoin sono considerate un elemento chiave della politica economica statunitense per il prossimo decennio, con l’obiettivo di mantenere la centralità del dollaro nell’economia globale e sui mercati finanziari internazionali.


Glossario Eticoin criptovalute

Collateralizzare

Collateralizzare in finanza significa “garantire” un prestito o un investimento con dei beni di valore che fungono da garanzia.

Per le stablecoin, collateralizzare significa depositare delle riserve – come dollari, titpli di Stato, oro, o altre criptovalute – in un deposito sicuro. Queste riserve servono da “garanzia” che ogni stablecoin emessa ha effettivamente un valore sottostante. Ad esempio, se una stablecoin è collateralizzata al 100% con dollari, significa che per ogni stablecoin in circolazione c’è 1 dollaro vero depositato in banca. Se è collateralizzata al 150%, significa che ci sono 1,50 dollari di garanzie per ogni stablecoin.

Questo sistema dovrebbe dare fiducia agli utenti che la stablecoin manterrà il suo valore e che possano sempre “cambiarla” con i beni sottostanti. Senza collateralizzazione adeguata, una stablecoin rischia di perdere valore e diventare instabile.


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