Criptovalute e politica: da Trump a Milei, passando per El Salvador

Da Trump a Milei, la politica (di destra) vive un'enorme infatuazione per le criptovalute. E perché? Lo raccontiamo in Eticoin

Un'immagine generata con l'IA che rappresenta il logo del nuovo Dipartimento istituito da Donald Trump e affidato a Elon Musk

Qual è il rapporto tra criptovalute e politica? Chi sono i politici che più sembrano essere vicini al mondo delle valute virtuali? Tra balzi in avanti di alcuni, ambiguità di molti e il rischio di sottovalutare un movimento finanziario innovativo, cerchiamo di dissipare la nebbia su un aspetto molto poco dibattuto quando si discute di “bitcoin e le altre”.

Cresce l’interesse politico per le crypto

Il 2024 sarà ricordato come l’anno in cui le criptovalute sono entrate nel discorso politico a livello mondiale. La spinta definitiva in tal senso è sicuramente da attribuire al nuovo presidente eletto degli Stati Uniti, che è passato dal definire bitcoin «a disaster» al creare addirittura una piattaforma propria di scambio per le crypto, la World Liberty Financial

Nel corso della campagna elettorale il candidato repubblicano, uscito vincitore alle elezioni del 5 novembre 2024, ha attuato la sua inversione di marcia sul mondo delle monete virtuali, individuando nei detentori di criptovalute non solo un potenziale bacino elettorale, ma anche un potente alleato della campagna dal punto di vista comunicativo e finanziario. 

Ne sanno qualcosa altri due leader politici: Javier Milei, presidente dell’Argentina, e Nayib Bukele, presidente di El Salvador

Partiamo dal leader populista Nayib Bukele, che nel 2021 ha visto approvare a larga maggioranza parlamentare il suo progetto di fare di bitcoin la moneta legale, sostituendo così il dollaro americano che per 20 anni era stata l’unica vera moneta in corso ad El Salvador. Iniziativa che ha attirato molta attenzione nel mondo crypto generando effetti quali una sorta di “turismo monetario” da parte di investitori in criptovalute e osservatori del fenomeno, con addirittura il progetto di creare la prima Bitcoin city, una città incentrata sulla più nota delle monete virtuali. 

E poi c’è Milei, il presidente con la motosega, che sta effettivamente tagliando la presenza dello Stato in Argentina e ottenendo così ottimi risultati dal punto di vista finanziario ma al contempo una crescita preoccupante di povertà e disuguaglianze, che colpiscono soprattutto le donne e tutte le minoranze presenti nel Paese.

Ma cosa c’entra Milei con le crypto? Il presidente argentino è considerato il primo leader libertario ad essere eletto e, come vedremo, nei principi libertari si riconoscono i massimalisti crypto, ed in particolare del bitcoin, che di fatto nasce per disintermediare la finanza ed eliminare il potere di banche centrali e Stati sulle politiche monetarie.

Politica, massimalisti crypto e libertari

Facciamo un passo indietro per capire meglio. Chi sono i libertari? Partiamo dalla definizione offerta da Wikipedia:

«Il libertarismo (dal francese: libertaire, “libertario”; dal latino: libertas, “libertà”) è un insieme di orientamenti politici in cui la libertà è vista come il più alto fine politico. Le posizioni dei libertari variano a seconda delle loro considerazioni sul diritto di proprietà e sulla natura delle persone e, sulle considerazioni delle funzioni legittime e del potere dello Stato o delle entità private, spesso chiedendo la limitazione o la dissoluzione delle istituzioni sociali considerate coercitive. Gli studiosi distinguono i punti di vista libertari in libertarismo di sinistra e libertarismo di destra, sull’asse politico socialismo-capitalismo (rispettivamente sinistra-destra). Questa distinzione implica che i libertari provengono da contesti culturali e ideologici diversi, che possono anche essere in contrasto tra loro».

Una matassa dunque non facile da districare, un livello di complessità notevole, con sistemi valori che vanno da destra a sinistra ma soprattutto, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, vanno da sinistra (lotte per i diritti civili) a destra (battaglie per limitare al minimo le interferenze dello Stato nelle vite dei cittadini).

Non sono pochi infatti i casi in cui i libertari hanno assunto posizioni molto più vicine a quelle di sinistra, per poi divenire punti di riferimento della destra. Basti pensare alla parabola di Nick Land, filosofo, scrittore e blogger britannico, noto come il “padre dell’accelerazionismo”, che è passato da posizioni che potremmo definire progressiste a diventare punto di riferimento dell’Alt-Right (estrema destra) che tanto ha contribuito alla rielezione di Trump.

Per approfondire la storia di Nick Land consigliamo:

Non un tema semplice e lineare, dunque, quello del rapporto tra crypto e politica, ma di certo la direzione attuale è piuttosto chiara e punta a destra. Dunque è il caso di scendere più in profondità.

L’ombra dell’Alt-Right sulle criptovalute

Nel 2017, dunque durante la prima presidenza Trump, Robert Spencer, figura di spicco del movimento suprematista bianco statunitense, dichiarò bitcoin «moneta dell’Alt-Right». Ricordiamo che Alt-Right sta per “alternative right”, un movimento di estrema destra nato negli Stati Uniti, ma che ha connessioni in tutto il mondo. Connessioni che la finanza decentralizzata può sostenere finanziariamente, dal momento che consente di superare (sebbene in parte) eventuali problemi di tracciabilità delle transazioni o addirittura di blocco delle stesse imposto dai governi o dalle istituzioni sovranazionali.

Ma oltre a questo aspetto pratico, che pure ad esempio è servito a finanziare con bitcoin l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021, ci sono ragioni filosofiche e ideologiche alla base della relazione stretta tra ultra destra e crypto. La privacy assurta a diritto umano primario, l’idea che gli Stati non siano altro che organizzazioni che attraverso le loro regole opprimono le persone bianche in favore di tutti gli altri, e via via le varie teorie del complotto su diversi argomenti.

Convincimenti profondamente radicati e alimentati, che portano a ritenere di dover distruggere le istituzioni per tornare liberi. Di qui l’appoggio a politiche come quelle messe in atto da Milei e promesse dalla prossima amministrazione Trump, che identificano il “nemico” nelle agenzie statali, quali sanità, educazione e strutture burocratiche varie.

Criptovalute e politica: le differenze tra Europa e America

Abbiamo visto cosa accade in America del Nord, centrale e del Sud, ma qual è l’approccio politico alle crypto nella nostra vecchia Europa? Qui da noi le criptovalute sono di destra o di sinistra?

L’approccio alle crypto nel Vecchio Continente è, potremmo dire, molto europeo. Si tratta infatti di un approccio di tipo regolatorio, tratto caratteristico dell’Ue, che porta con sé una serie di pro e di contro, a seconda della prospettiva da cui si osservano le politiche nostrane.

Parliamo innanzitutto del Regolamento europeo sulle cripto-attività (MiCA), che stabilisce norme uniformi per gli emittenti di cripto-attività non regolamentati da altri atti dei servizi finanziari dell’Unione europea e per i prestatori di servizi relativi a tali cripto-attività.

Le norme riguardano:

  • obblighi di trasparenza e informativa per l’emissione, l’offerta al pubblico e l’ammissione di cripto-attività su una piattaforma di negoziazione;
  • l’autorizzazione e la vigilanza dei prestatori di servizi per le cripto-attività e degli emittenti di token di moneta elettronica e collegati ad attività;
  • il funzionamento, l’organizzazione e la governance degli emittenti e dei prestatori di servizi per le cripto-attività;
  • tutela dei possessori di cripto-attività e dei clienti dei prestatori di servizi;
  • misure per prevenire l’abuso di informazioni privilegiate, la divulgazione illecita di informazioni privilegiate e la manipolazione del mercato.

Dunque l’Unione europea e i Paesi membri puntano in questa fase alla tutela dei risparmiatori, mentre la politica non sembra ancora coinvolta sul tema come accade oltreoceano.

E l’Italia?

Interessante poi l’approccio del governo italiano, che attraverso la proposta di tassare le plusvalenze derivanti dalla compravendita di cryptovalute al 42% anziché al 26% (aliquota applicata alla generalità delle attività finanziarie), mostra una certa ostilità quantomeno sugli aspetti speculativi legati alle monete virtuali. Precisiamo che la proposta è nella bozza della Legge di Bilancio 2025 nel momento in cui scriviamo, ma il dibattito è piuttosto acceso dunque non è certo che veda la luce nel nuovo anno.

In conclusione la politica europea, quantomeno quella presente nelle istituzioni di Stati e Unione, non mostra particolare interesse sul tema, se non sul fronte della tutela dei risparmiatori dai rischi connessi ad un investimento altamente volatile e che è per forza di cose attorniato anche da iniziative potenzialmente truffaldine, si pensi al fiorire di schemi Ponzi nelle fasi di rialzo del valore di bitcoin espresso in euro o dollari.

Crypto e politica: ne abbiamo parlato a FestiValori 2024

Abbiamo diffusamente parlato di criptovalute e politica nel corso del panel che dà il titolo a questo articolo, nell’ambito dell’edizione 2024 di FestiValori.

A discuterne con l’autrice di Eticoin abbiamo ospitato:

  • Anna Irrera, giornalista che si occupa di tecnologia finanziaria da più di 10 anni. Lavora da Bloomberg News a Londra come Senior Editor nel team Crypto.
  • Pietro Minto, giornalista, si occupa soprattutto di tecnologia e cultura digitale per Il Foglio, Il Post e Lifegate. 
  • Silvia Muzzioli, professoressa ordinaria del Dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Insegna Metodi matematici dell’Economia e delle Scienze Attuariali e Finanziarie.
  • Giovanni Paglia, Responsabile nazionale economia di Sinistra Italiana. Dal 2013 al 2018 deputato e membro della Commissione finanze della Camera. Lavora  nel settore del credito.

Ne è emersa una discussione vivace e molto interessante di cui vi lasciamo la registrazione video:


Glossario Eticoin criptovalute

Cypherpunk (o Cyberpunk)

Un cypherpunk è un attivista libertario che ritiene che l’impiego massiccio della crittografia informatica sia lo strumento migliore per favorire cambiamenti sociali e politici. Attraverso la mailing list Cypherpunks, gruppi informali hanno collaborato per raggiungere obiettivi legati alla tutela della privacy e alla sicurezza, adottando un approccio attivo basato sulla crittografia.

Questo movimento è attivo dalla fine degli anni Ottanta e, tra i suoi esempi più noti, troviamo Wikileaks, il sito fondato da Julian Assange, ma anche il whitepaper “Bitcoin: un sistema di moneta elettronica peer-to-peer”, a firma di Satoshi Nakamoto, pseudonimo giapponese dietro cui si cela il presunto creatore (o i presunti creatori) della moneta virtuale.


Per ripassare e approfondire un po’

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