Le politiche di austerità sono dovute a un errore in un file Excel?
Uno degli articoli più citati negli ultimi anni dai sostenitori dell’austerità sarebbe basato su un errore di calcolo in un foglio di Excel. Nel 2010 ...
Uno degli articoli più citati negli ultimi anni dai sostenitori dell’austerità sarebbe basato su un errore di calcolo in un foglio di Excel. Nel 2010 Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due economisti di Harvard che hanno occupato posti di alta responsabilità al Fondo Monetario Internazionale, hanno pubblicato un articolo dal titolo «Growth in a Time of Debt» nel quale, analizzando le statistiche del periodo 1946-2009, sostengono che la crescita è considerevolmente più bassa nei paesi in cui il debito pubblico supera il 90% del PIL.
In due anni questo articolo è diventato molto influente: citato in più di 500 articoli universitari, menzionato dall’ex segretario di stato al Tesoro degli Stati Uniti Timothy Geithner, dal candidato repubblicano alla vice presidenza Paul Ryan o dal commissario europeo agli affari economici Olli Rehn.
Da alcuni giorni, però, si è scatenata una polemica a partire da un intervento di Mike Konczal, ricercatore del Roosevelt Institute che ha riportato i risultati di uno studio condotto da tre economisti dell’università del Massachusetts, Thomas Herndon, Michael Ash et Robert Pollin che hanno avuto accesso ai dati usati da Rogoff e Reinhart.
Secondo questi ricercatori, Rogoff et Reinhart hanno escluso dai dati alcuni anni e paesi e soprattutto, anche se per il Financial Times non è l’errore più importante, hanno fatto un errore in una formula di Excel che ha escluso cinque paesi (Australia, Austria, Belgio, Canada e Danimarca) dal calcolo del tasso di crescita media quando il debito supera il 90%. Errore che fa abbassare questo tasso medio di 2,2% in realtà a -0,1%…
La sinistra americana ha immediatamente accolto questo nuovo studio. «Quanta disoccupazione è stata provocata dall’errore aritmetico di Reinhart e Rogoff?» si chiede Dean Baker, codirettore dell’Economic and Policy Research, facendo appello a «una rivalutazione delle politiche di austerità budgetaria negli Stati Uniti e altrove». Il blog ThinkProgress denuncia, da parte sua, «un errore di un’immensa importanza politica e economica» e attacca il modo in cui la stampa aveva dato conto del lavoro di Reinhart e Rogoff.
I due economisti di Harvard hanno risposto con un comunicato in cui, senza esprimersi sull’errore di calcolo, sottolineano la correttezza delle conclusioni fattuali del proprio studio. «Una risposta pessima», secondo il premio Nobel per l’economia Paul Krugman che li accusa di «sfuggire la critica». Per Justin Wolfers, intervistato dal New York Times, «hanno ragione a dire che la struttura di base dei loro risultati regge» ma «i loro critici hanno ragioni a dire che la loro forza è sminuita».
Cinica la conclusione di Matthew Yglesias di Slate.com: «E’ letteralmente l’articolo più influente nel dibattito pubblico politico sull’importanza della stabilizzazione del debito, quindi di certo ora cambierà tutto. O, piuttosto, non cambierà nulla».
Tradotto e riadattato da Slate.fr