Un'ombra più grande dell'economia del mondo
Il Financial Stability Board – FSB ha pubblicato lo scorso 14 novembre uno studio sul sistema bancario ombra o shadow banking system. Nelle parole del FSB, tale ...
Il Financial Stability Board – FSB ha pubblicato lo scorso 14 novembre uno studio sul sistema bancario ombra o shadow banking system. Nelle parole del FSB, tale sistema riguarda “l’intermediazione creditizia che coinvolge imprese e attività al di fuori del sistema bancario regolare”. Anche in questa definizione restrittiva (vengono escluse le attività “ombra” non legate all’intermediazione creditizia così come vengono escluse le società in qualche modo consolidate nei bilanci delle banche ufficiali) il settore ombra avrebbe una dimensione di 71.000 miliardi di dollari, in continua crescita (5.000 miliardi di dollari in più nel solo 2012).
Secondo lo studio, nelle economie occidentali gli intermediari finanziari ombra gestiscono attivi pari al 24% del totale del mondo finanziario e alla metà di quelli bancari. Un gigantesco settore parallelo al sistema bancario “ufficiale” e che sfugge alle regole e ai controlli ai quali questo è sottoposto. Uno dei motivi addotti per l’esistenza del sistema ombra è una maggiore elasticità, rispetto alle banche sottoposte a regole e controlli talmente pesanti da obbligare gli stessi attori finanziari a creare il sistema ombra per potere realizzare particolari operazioni e contribuire così a fornire liquidità e al finanziamento delle attività economiche e produttive.
Una giustificazione che fa sorgere qualche leggera perplessità, quando si ricorda che il sistema bancario “ufficiale” negli ultimi anni ha avuto bisogno di piani di salvataggio da migliaia di miliardi. Un sistema nel quale, secondo una ricerca di R&S Mediobanca, per i maggiori gruppi bancari la quasi totalità dei derivati non ha alcuna finalità di copertura, ma è pura speculazione. Per Deutsche Bank parliamo del 99%, per Credit Suisse il 99,5%, per UBS e Barclays un rotondo 100%. Un sistema continuamente scosso da scandali e accuse di reati che vanno dalla manipolazione del Libor a truffe ai danni di mutuatari, dall’evasione fiscale al riciclaggio, da legami con terroristi e narcotrafficanti a raggiri ai danni dei piccoli risparmiatori.
Se questo è il sistema “ufficiale”, il solo pensare a cosa possa avvenire in un sistema ombra che ha raggiunto una dimensione superiore al PIL del pianeta fa tremare le vene ai polsi. Nel suo rapporto il FSB insiste sul possibile ruolo nel finanziamento dell’economia reale, ma nello stesso momento segnala un “rischio sistemico, specialmente quando le strutture realizzano operazioni di tipo bancario (trasformazione della maturità e uso di leve finanziarie) e quando le loro interconnessioni con il sistema bancario sono forti”.
Uno dei problemi, sempre secondo la ricerca, è che queste interconnessioni tra banche e sistema ombra sono molto difficili da valutare: “al momento, la mancanza di dati limita la nostra possibilità di capire meglio tali misure e di distinguere ad esempio l’interconnessione tra le banche e diversi tipi di entità bancarie ombra. Questo rimane un vuoto importante”. Ancora, c’è il problema delle strutture nei paradisi fiscali. Nelle parole del FSB: “i rischi per i sistemi finanziari che sorgono da legami con sistemi bancari ombra esteri (e in particolare le entità bancarie ombra nei centri offshore) al momento non sono comprese nel rapporto del FSB, il che crea un gap potenzialmente grande”.
In poche parole, a dispetto della dimensione e dei potenziali danni, l’organismo internazionale creato per coordinare le autorità nazionali di controllo e per monitorare il funzionamento della finanza internazionale riconosce che è praticamente impossibile anche solo avere dati sufficienti, senza parlare della possibilità di un effettivo controllo su un sistema legato a doppio filo con quello bancario.
Nelle scorse settimane la Commissione europea ha comunicato l’avvio di un processo per arrivare a regolamentare almeno alcune entità che fanno parte dello shadow banking system. A sei anni dallo scoppio della peggiore crisi degli ultimi decenni, a cinque dal suo apice con il fallimento della Lehman Brothers, il FSB segnala che non ci sono dati per valutare i rischi del sistema ombra, la Commissione inizia un percorso per capire cosa fare.
Il rapporto attuale tra finanza e istituzioni è un gioco del gatto col topo. Regolatori che inseguono con anni di ritardo le sempre più astruse e complesse invenzioni dell’ingegneria finanziaria per cercare di mettere le toppe sugli effetti più devastanti, o spesso solo per provare a capire cosa ci sia in ballo.
Dobbiamo cambiare rotta e chiudere una volta per tutte il casinò finanziario che ci ha trascinato nella crisi. Tra le diverse proposte è sempre più urgente e necessario applicare alla finanza un principio precauzionale. Un produttore non può vendere un’automobile o un giocattolo finché non dimostra che non è dannoso o pericoloso. Per quale motivo non è possibile vendere una lavastoviglie se rischia di allagarci la cucina ma si possono creare enti e strumenti finanziari in grado di minare la stabilità globale? Per quale motivo l’onere della prova, nel sistema bancario ombra come in altri casi, non ricade su chi vuole creare o utilizzare tali veicoli e strumenti? Per quale motivo le autorità dei Paesi occidentali continuano a permettere alle loro banche di lavorare con organismi “ombra” se questi pongono un rischio sistemico? Delle domande alle quali le autorità che dovrebbero sorvegliare e regolamentare la finanza non sembrano al momento in grado di dare una risposta.
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