Questo articolo è stato pubblicato oltre 8 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

La prossima crisi arriverà dall'Italia

In uno stato allarmante, secondo The Economist le banche italiane avrebbero bisogno di un’iniezione di soldi pubblici, vietata dalla regolamentazione UE.

In uno stato allarmante, le banche italiane avrebbero bisogno di una “grossa pulizia”, secondo The Economist. Ovvero un’iniezione di soldi pubblici, cosa ormai vietata dalla regolamentazione europea.
In questi giorni, scrive The Economist, «gli investitori di tutto il mondo sono straordinariamente nervosi». E la Brexit non basta a spiegare l’instabilità che pesa sui mercati: «Un’altra minaccia finanziaria, potenzialmente pericolosa, arriva dall’altro lato della Manica». Si tratta dell’Italia – «quarta economia della zona euro ma anche una delle più fragili» – e delle sue banche, in una situazione pericolosa. «Queste banche sono gravate da 360 miliardi di euro di crediti inesigibili, vale a dire un quinto del PIL italiano. […] Nella migliore delle ipotesi, strangoleranno la crescita del paese. Nella peggiore, alcuni affonderanno».
Come constata il settimanale britannico, che predice in copertina «la prossima crisi europea», le banche italiane hanno bisogno di una “grossa pulizia”. Due soluzioni per farlo: la prima consiste in un “bail out”, un’iniezione di denaro pubblico, ma «è vietato dalle nuove regole della zona euro, che dicono che le banche possono essere salvate dagli Stati solo se i loro obbligazionisti si fanno per primi carico delle perdite» – cosa che porta alla seconda soluzione, quella del “bail in”: far pagare i creditori invece dei contribuenti.
Quest’ultimo metodo è stato applicato a quattro altre banche l’autunno scorso, causando la rovina di piccoli risparmiatori e il suicidio di uno di loro. Perché in Italia una gran parte delle obbligazioni emesse dalle banche sono nelle mani di privati e non di grossi investitori istituzionali.
Per il primo ministro Matteo Renzi, che si trova in una posizione delicata all’avvicinarsi di un referendum sulla riforma costituzionale, non è più concepibile il «costringere le persone comuni a pagare i cocci rotti».
Dal suo punto di vista, lo stato delle banche italiane e la stabilità dei mercati riguardano tutta l’Europa. Tanto più che altri paesi hanno potuto effettuare salvataggi prima dell’introduzione delle nuove regole. Per la Germania e il suo elettorato, invece, le regole budgetarie devono essere applicate. The Economist dà ragione a Renzi: «seguire le regole alla lettera non è utile e condurrà alla morte della moneta unica».
 
Fonte: Courrier International