Innalzamento mari, danni miliardari. Ecco le mappe che lo provano

A realizzarle il centro di ricerca EStà. Agricoltura, energia e manifattura i settori più colpiti. Nel 2050, solo Venezia arriverà a perdere 19,8 miliardi l'anno

Massimiliano Lepratti e Roberto Romano
Massimiliano Lepratti e Roberto Romano
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Il riscaldamento globale provocato dalle emissioni di CO2, come è noto, produce fenomeni di innalzamento dei mari e degli oceani. L’impatto è planetario, ovviamente. Ma è comunque possibile analizzare quali effetti riguarderanno direttamente l’Italia. E quanto questi toccherebbero negativamente il nostro Paese sul piano economico.

Effetto a catena: per Pil, occupazione, ricchezza

Una valutazione dei danni  potrebbe essere guardata con l’occhio freddamente economicista di chi vi vede anche l’insieme delle opportunità di ricostruzione: nuovi edifici, nuove infrastrutture, nuove strade. Con conseguente lavoro e valore aggiunto per le imprese coinvolte nelle ricostruzioni e per la contabilità nazionale complessiva.

L'Italia sommersa per il climate change: quanta ricchezza perderebbe ogni provincia italiana (Alessandro Musetta - Està)
L’Italia sommersa per il climate change: quanta ricchezza perderebbe ogni provincia italiana FONTE: Alessandro Musetta – Està.

Ma un discorso più attento ai fondamenti dell’economia stessa (e in particolare di quella classica) porta a considerare il problema anche da un altro punto di vista. Laddove una distruzione riguarda non solo beni di consumo come le abitazioni, ma anche beni strumentali – ossia beni che ne producono altri – allora il calcolo dei danni deve tenere conto, non solo di ciò che può essere ricostruito, ma di una capacità produttiva persa per un lungo tempo, forse impossibile da rigenerare, e di una quota di Pil, di occupazione, di possibilità di creare ricchezza che va a scomparire.

innalzamento mari L'Italia sommersa per il climate change: la ricchezza persa in Veneto (Alessandro Musetta - Està)
L’Italia sommersa per il climate change: la ricchezza persa in Veneto. FONTE: Alessandro Musetta – Està.

Le mappe dell’Italia sommersa

Se si osservano le mappe inserite in questo articolo – realizzate da Alessandro Musetta dell’associazione Economia e sostenibilità (EStà) – ci si rende conto dei rischi strutturali che corre il nostro Paese. L’area più vulnerabile? Il Veneto. Le mappe analizzano le aree italiane interessate dall’innalzamento dei mari, considerando il rischio più elevato (un metro al 2050)  e partendo dal digital elevation model (DEM) prodotto sulla base delle elaborazioni Shuttle Radar Topography Mission (SRTM) di NASA.

I numeri che si osservano nella prima mappa sono la quantità (prudenziale) di valore aggiunto, ossia di ricchezza prodotta ogni anno, che ciascuna delle province elencate andrebbe a perdere, probabilmente in modo irreversibile.

Venezia perderebbe 19.872 milioni di euro, quasi venti miliardi.

L’Italia sommersa per il climate change: la ricchezza persa in Toscana. FONTE: Alessandro Musetta – Està.

I danni in ogni settore fino al rischio malaria

Per ogni area vengono poi dettagliati i settori: oltre ai danni all’agricoltura si vedono coinvolti nella perdita per innalzamento permanente porti, aeroporti, manifattura, fino alla produzione di energia. E oltre a questo, non illustrabili attraverso una carta geografica, vi sono danni aggiuntivi come ad esempio l’impatto dell’inquinamento proveniente dagli impianti chimici che verrebbero sommersi e i rischi concreti di un ritorno della malaria in aree che diverrebbero paludose.

innalzamento mari L'Italia sommersa per il climate change: la ricchezza persa in Puglia (Alessandro Musetta - Està)
L’Italia sommersa per il climate change: la ricchezza persa in Puglia. FONTE: Alessandro Musetta – Està.

Urgente la transizione ecologica

Un approccio di indagine simile, collocato tra l’analisi economica, i fenomeni fisico-climatici e la cartografia, mostra come gli sguardi interdisciplinari e il ritorno ai fondamenti dei processi economici offrano visioni ancora più radicali di ciò che potrebbe accadere senza una decarbonizzazione dei processi produttivi. E come vi sia un’estrema urgenza di una transizione ecologica rapida dei settori chiave dell’economia. A partire dal sistema energetico e dalla manifattura legata ai beni che producono beni per gli altri settori, prima che questi stessi settori rischino di scomparire.


*Gli autori sono membri di EStà, centro di ricerca e formazione attivo sulle tematiche della sostenibilità integrata. In particolare, Massimiliano Lepratti si occupa di ricerca, didattica, progettazione e formazione in campo economico e storico, con un’attenzione particolare alle dinamiche sistemiche e globali. Tra le sue pubblicazioni “Perché l’Europa ha conquistato il mondo” (EMI 2006) e “L’Economia è semplice” (EMI 2008).

Roberto Romano è ricercatore nel campo delle politiche industriali, contrattazione e bilancio pubblico. È stato assistente del presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati nella legislatura 1996-2001, occupandosi di bilancio pubblico e politica industriale, soprattutto per le società partecipate dal Ministero del Tesoro. Tra i suoi saggi: Europa e Italia. Divergenze economiche, politiche e sociali (con S. Ferrari, G. Epifani e L. Gallino, Franco Angeli, 2004); Economia Pubblica (Punto Rosso, 2006); Analisi del sistema produttivo di Varese e Milano (Enea-ISPRA, 2004); Quando gli investimenti rappresentano un vincolo. Contributo alla discussione sulla crisi italiana nella crisi internazionale (con Daniela Palma e Stefano Lucarelli), (Moneta e Credito, 2013).