Deutsche Bank, i fondi alle Cayman e la presunta piramide fraudolenta
Deutsche Bank è accusata di aver chiuso un occhio su uno “schema di Ponzi” che avrebbe coinvolto investimenti fraudolenti in Florida
Negli Stati Uniti è scoppiata una nuova grana legale per Deutsche Bank. L’agenzia Bloomberg riferisce che in Florida e a New York sono stati avviati due procedimenti legali contro la più grande banca tedesca, accusata di avere ignorato e permesso una truffa da milioni di dollari.
L’accusa nei confronti di Deutsche Bank
La tesi dell’accusa è che l’istituto abbia consentito che, per anni, Biscayne e Madison Asset LLC, due fondi con sede alle Isole Cayman suoi clienti, costruissero un gigantesco sistema di investimenti fraudolento.
Secondo i liquidatori dei due fondi ora in bancarotta, Deutsche Bank avrebbe permesso un “furto su grande scala”. Nonostante ripetuti segnali d’allarme provenienti dall’interno dell’istituto stesso. E nonostante una serie di provvedimenti della SEC, la Securities and Exchange Commission, organismo di controllo della Borsa statunitense.
Deutsche Bank avrebbe chiuso un occhio sulla costruzione di un ben collaudato “schema di Ponzi”. Esso avrebbe consentito ai due fondi di sfruttare società di comodo e conti dell’istituto tedesco per nascondere i propri debiti. E guadagnare alle spalle dei nuovi investitori.
Questo tipo di meccanismo piramidale, che prende il nome dall’omonimo affarista italo-americano degli anni Venti, prevede che i rendimenti promessi agli investitori derivino non dai profitti di un business (spesso inesistente o insolvente), ma proprio dai fondi forniti da sempre nuovi investitori. Un sistema pericoloso, poiché retto proprio sull’afflusso continuo di nuovi capitali provenienti dai risparmiatori. Apparentemente, in questo modo, Biscayne e Madison ripianavano le proprie perdite, all’ombra dell’istituto tedesco.
Deutsche Bank nega ogni responsabilità
In una nota inviata a Bloomberg, la banca nega con vigore qualsiasi responsabilità, sostenendo che le accuse sono prive di ogni fondamento.
Tuttavia, non è la prima volta che Deutsche Bank si trova a dover giustificare vicende legate a lacunose policy di controllo e monitoraggio della clientela e delle transazioni.
Tutto si spiega
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È del 2017 la sanzione di oltre 630 milioni di dollari ricevuta per non aver impedito un giro di riciclaggio di denaro tra Russia, Europa e Stati Uniti.
La multa da 630 milioni di dollari del 2017 e il caso spagnolo
Più recentemente, il nodo della compliance è venuto al pettine in Spagna quando, a gennaio di quest’anno, dipendenti dell’istituto sono stati accusati di insufficiente vigilanza, se non addirittura complicità, in materia di misselling. Ovvero di vendita irregolare, di derivati e altri prodotti finanziari complessi. Nell’aprile 2021, poi, la BaFin, l’autorità che vigila sul mercato tedesco, ha esteso i termini di un mandato di audit sulla banca, invitando i vertici alla massima attenzione in tema di presidi interni e obblighi di due diligence.
Per fronteggiare la crisi e proteggersi da ulteriori rischi reputazionali, l’amministratore delegato di Deutsche Bank, Christian Sewing riorganizza le funzioni chiave. Nello scorso aprile, il compito di consolidare il dialogo con gli enti regolatori e razionalizzare i controlli è stato affidato al dirigente Stefan Simon. Già a capo dell’integrity committee del gruppo. Una sua nota interna, ottenuta dal Wall Street Journal, parla di una diversa attenzione in tema di monitoraggio e compliance.
Le nuove strategie di governance dovrebbero avere scala globale, garantendo maggiore efficienza e trasparenza. Ma, come ammesso da Sewing stesso, «c’è ancora molto lavoro da fare«.