A caccia della verità: a Riccione il Festival del giornalismo investigativo

Torna il DIG Festival: per riflettere sull'informazione, a partire dall'impegno personale di chi cerca la verità, sfidando censura e criminalità

Personal Matters, ovvero le “questioni personali”. Come punto di partenza per una riflessione di ampia portata sul tema dell’informazione. In un percorso dall’intimo al pubblico, quindi, per l’edizione 2019, la quinta, di DIG Festival, dedicato al giornalismo investigativo (Riccione, 30 maggio – 2 giugno). Quel giornalismo senza il quale non sarebbero venuti alla luce scandali recenti e importantissimi come il Datagate nato dalle rivelazioni dell’analista della NSA americana Edward Snowden, o i Panama Papers, sui patrimoni occultati dai potenti, e il caso Cambridge Analytica, che ha travolto la credibilità delle elezioni USA.

«Personale, infatti, è il punto di vista dei reporter che non si accontentano delle versioni ufficiali, e personali sono i rischi che corrono in ogni parte del mondo per scavare alla ricerca della verità, sfidando la censura e gli attacchi della criminalità. Ma personali sono anche i dati sottratti quotidianamente a milioni di persone, secondo pratiche invasive denunciate da reporter e attivisti in inchieste di grande valore pubblico». Questo il senso della riflessione promossa dagli organizzatori della manifestazione .

Da Naomi Klein a un parterre che guarda all’informazione globale

Riflessione aperta al pubblico. Ma soprattutto incarnata nei giorni della manifestazione da un dibattito con interlocutori di livello internazionale, come James Harkin (direttore del Centro di giornalismo investigativo di Londra), Gabi Manuli (vice direttore del Global investigative journalism network) e Jeremy Scahill (cofondatore della celebre testata online statunitense «The Intercept»). In una tavola rotonda moderata da Claudine Blais, caporedattrice dello storico programma canadese Enquête.

locandina DIG FESTIVAL 2019, tra documentari e giornalismo – Riccione, 30 maggio – 2 giugno

 

In epoca di potentissime machine della disinformazione mirata, dove le fake news condizionano la politica e la partecipazione, a DIG Festiva si ragiona insomma sul ruolo di uno dei mestieri più affascinanti. E tra i più difficili del mondo, se svolto al servizio di verità e pubblico. Riflettendo sul potere della parola scritta ma non solo, perché il programma porta a Riccione anche le migliori produzioni televisive e video, selezionate tra 300 opere in concorso ai DIG Awards.

Un ventaglio di proposte sulle quali è stata chiamata ad esprimere il proprio giudizio anche Naomi Klein, insieme ad altri 13 professionisti di livello internazionale. Insieme a decretare i vincitori delle 7 categorie di concorso, scegliendoli tra 26 lavori provenienti da ogni parte del mondo.

Naomi Klein al DIG FESTIVAL 2019, tra documentari e giornalismo – Riccione, 30 maggio – 2 giugno

 

Dal mito dell’oggettività all’esposizione diretta dei giornalisti

E se grande attesa c’è pure per la sezione DIG Pitch, riservata ai progetti in fase di sviluppo o pre-produzione, che possono portarsi a casa un premio da 15mila euro per essere realizzati, a marcare l’evento sarà soprattutto altro. Ovvero l’idea di un giornalismo sempre più votato all’ingresso nell’agone.

Un paradigma che si legge con chiarezza nel manifesto del festival: «…quest’anno abbiamo dedicato il tema di DIG Festival a “Personal Matters”, convinti che l’eccellenza nel giornalismo sia sì orientata alla ricerca di fatti oggettivi, ma anche alimentata dalla spinta generata dalle “battaglie” personali di chi corre rischi ogni giorno per informare il proprio pubblico.

Più la lotta per la libertà di parola diventa politica, più l’opinione, l’estrazione sociale, il percorso educativo e il punto di vista dei giornalisti non devono essere nascosti, o restare relegati in un angolo, sacrificati sull’altare dell’oggettività. Al contrario, la sfera privata dei giornalisti gioca un ruolo importante nel loro cammino verso la verità. Ciò che è personale, conta. The personal, matters».