L’appello di 200 economisti: «Sconfiggere le disuguaglianze per un mondo più equo»
La lettera di 200 economisti all'Onu e alla Banca Mondiale per una revisione di obiettivi e metriche per sconfiggere le disuguaglianze
«Le disuguaglianze a livello globale sono enormi e presentano uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà». Così recita il decimo dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, sottoscritti da oltre 150 leader internazionali nel 2015. «Le disuguaglianze limitano le opportunità di partecipare alla vita dei gruppi delle comunità e di dare un contributo significativo alla vita sociale, culturale, politica ed economica. Pertanto, l’obiettivo 10 si concentra sulla riduzione delle stesse all’interno dei Paesi e tra i Paesi». Entro il 2030.
A sette anni dalla scadenza il divario tra ricchi e poveri, a livello globale, continua invece ad aumentare. Aggravando la crisi climatica e rafforzando la povertà. È quello che si legge in una lettera che oltre 200 economisti hanno inviato al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e al presidente della Banca mondiale, Ajay Banga. I firmatari chiedono alle due organizzazioni un impegno maggiore per ridurre drasticamente le disuguaglianze.
Le disuguaglianze sono aumentate drasticamente
«La povertà estrema e la ricchezza estrema sono aumentate bruscamente e simultaneamente per la prima volta in 25 anni», si legge nel testo. «Il 10% più ricco della popolazione mondiale si accaparra attualmente il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera della popolazione deve accontentarsi dell’8,5%. Miliardi di persone affrontano le terribili difficoltà determinate dai prezzi alimentari alti e in aumento, e della fame, mentre il numero dei miliardari è raddoppiato nell’ultimo decennio».
Così «l’SDG 10 è stato ampiamente ignorato», secondo gli autori della lettera, tra cui figurano gli economisti Jayati Ghosh, Joseph Stiglitz e Thomas Piketty. Oltre all’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e all’ex prima ministra neozelandese Helen Clark. «Altrettanto preoccupante è il fatto che l’obiettivo principale dell’SDG10 si basa sull’obiettivo di prosperità condivisa della Banca mondiale, che non misura o monitora adeguatamente gli aspetti chiave della disuguaglianza». Secondo i dati dei sondaggi sulle famiglie, infatti, un Paese su cinque che mostra una tendenza positiva nella prosperità condivisa ha visto contemporaneamente aumentare la disuguaglianza secondo altre misure, come il Palma Ratio. Compresi Stati come la Mongolia, il Cile e il Vietnam.
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Occorre rafforzare gli obiettivi e dotarsi di metriche migliori
La lettera esprime soddisfazione per il lavoro di revisione dell’obiettivo di prosperità condivisa da parte della Banca Mondiale. E auspica la messa a punto di «obiettivi rafforzati e metriche migliori, esaminando le disuguaglianze sia tra i Paesi che all’interno di essi utilizzando indicatori che monitorano la ricchezza e la disuguaglianza di reddito». Una migliore comprensione delle disuguaglianze è, per gli autori, un passaggio fondamentale per garantire la trasformazione che le nostre economie devono compiere verso un futuro a zero emissioni.
«Gli obiettivi contano. La leadership conta», sottolinea la lettera. «Vi chiediamo di cogliere questa opportunità per sostenere obiettivi più forti e metriche migliori sia per la ricchezza che per il reddito, nonché per le quote salariali del reddito nazionale». Perché l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze non è separato e autonomo: «Tutte le politiche economiche, finanziarie e sociali dovrebbero essere valutate in termini del loro probabile impatto su questo obiettivo. Ciò segnalerebbe chiaramente la nostra ambizione collettiva di creare un mondo più equo».