Il record della settimana: l’Argentina brucia

Eccezionale ondata di calore in Argentina: martedì 11 gennaio la temperatura massima ha superato i 41 gradi a Buenos Aires

© Mariano Mantel/Flickr

L’Argentina è da giorni colpita da un’ondata di caldo eccezionale. Martedì 11 gennaio la temperatura massima ha superato i 41 gradi a Buenos Aires: secondo il Servicio meteorológico nacional del Paese sudamericano, per ritrovare temperature così alte occorre tornare indietro di 65 anni, al 1957, quando si raggiunsero i 43,3 gradi. Quest’ultimo è il valore più alto mai registrato nella capitale argentina da quando le temperature vengono rilevate con regolarità, ovvero dal 1906.

Per fronteggiare il caldo record, la popolazione argentina sta facendo ricorso sempre più ai sistemi di aria condizionata. Il che, a sua volta, sta provocando un’impennata dei consumi di energia, che i produttori non riescono a soddisfare. Ciò, assieme a numerosi incendi divampati a causa delle temperature elevatissime, secondo il quotidiano La Nación ha comportato il taglio dell’erogazione di energia elettrica a 700mila case, in una città nella quale vivono circa 14 milioni di persone.

Perché l’Argentina è ora il Paese più caldo al mondo

Il caldo aggrava il problema della siccità in Argentina

L’ondata di caldo eccezionale sta inoltre aggravando la siccità già presente in numerose aree del territorio. Nelle regioni nelle quali si producono in particolare mais e soia non scende pioggia ormai da oltre un mese. Secondo il Clarín, a fronte delle previste 56 tonnellate di mais ne saranno prodotte soltanto 48. Mentre la soia passerà da 45 a 40 tonnellate. Il tutto con mancati introiti per gli agricoltori pari a 5 miliardi di dollari.

E i problemi non sono circoscritti all’Argentina. A patire le conseguenze del caldo asfissiante sono anche Uruguay, Paraguay e Brasile. Nella prima delle tre nazioni si prevede che il record storico di 44,5 gradi possa essere battuto nei prossimi giorni. Mentre gli incendi hanno già distrutto dall’inizio del 2022 37mila ettari di foresta nei dipartimenti di Paysandu e Rio Negro. Si tratta dei peggiori roghi nella storia uruguaiana. E le previsioni indicano una probabile mancanza di pioggia anche per le prossime settimane.


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