Armi & bollicine. L’Italia entra nel 2022 aumentando le spese militari
L'Italia aumenterà le spese militari nel corso del 2022, anche per la progettazione di nuove armi: 23 nuovi programmi per 12 miliardi di euro
Si stappa lo spumante nel 2021 nelle fabbriche di armi italiane. La legge di bilancio per il 2022 sfonda il muro dei 25 miliardi per il ministero della Difesa, un aumento del 3,4% sul 2021 e circa il 20% negli ultimi tre anni. Si dirà: come ha fatto di recente il generale Figliuolo, dovuto al grande e imprevisto impegno delle strutture sanitarie dell’esercito contro il Covid. Certamente un lavoro meritevole e di cui tutto il Paese è riconoscente. Ma purtroppo l’aumento del budget non è dovuto a questo. Pesano invece i piani militari che hanno preso la forma di 23 nuovi programmi per un totale di 12 miliardi di euro.
Festa grande per le armi italiane nel 2022
Gli ultimi cinque decreti il ministro li ha fatti trovare al Parlamento sotto l’albero di Natale. Un regalino che l’Aula ora dovrà scartare e approvare. Proiettili di precisione per i cannoni semoventi dell’Esercito, avamposto di comando per le missioni all’estero dell’Aeronautica, piattaforma di addestramento per gli incursori della Marina. E così via elencando.
L’Osservatorio Mil€x ha approntato una nuova metodologia di valutazione delle spese militari per comprendere una materia opaca e incomprensibile. Un metodo che contabilizza le spese militari di competenza (previste nelle bozze di legge di Bilancio) e le effettive spese di cassa dopo il Rendiconto. Nella valutazione del Bilancio di previsione hanno rilievo le scelte politiche, nel rendiconto le effettive capacità di spesa della struttura del ministero. Ma anche di fornitura delle imprese produttrici.
Istruzioni per leggere e capire il Bilancio militare
Ebbene, l’analisi del Bilancio previsionale 2022 ci parla di un contributo all’incremento complessivo del bilancio della Difesa dovuto proprio a nuovi sistemi d’arma. Dei 1.352 milioni di aumento di spesa, ben un miliardo va per l’acquisto di nuovi armamenti. In tutto 8,27 miliardi per sistemi d’arma, in aumento del 13,8% rispetto al 2021. Con un balzo del 73,6% negli ultimi tre anni (+3,512 miliardi rispetto ai 4,767 miliardi del 2019).
L’Osservatorio Mil€x ricorda come la complessiva spesa militare italiana sia ben superiore a quella del ministero della Difesa, perché comprende spese allocate presso altri ministeri. Principalmente il fondo per le Missioni militari all’estero (Economia e Finanze) e i fondi per acquisizione e sviluppo di sistemi d’arma (Sviluppo Economico). Analogamente, dal bilancio del ministero della Difesa vanno sottratte gran parte delle spese dell’Arma dei Carabinieri (salvo quelle per le missioni militari all’estero).
Nuove armi, ma zero nemici
Sulla spesa militare grava anche parte del costo delle basi statunitensi, gli ammortamenti dei mutui sulla spesa per armamenti del Mise, nonché le pensioni militari. Complessivamente la spesa militare “diretta” per il 2022 è di circa 25,82 miliardi di euro (26,49 miliardi considerando anche i costi indiretti). Un aumento di 849 milioni rispetto alle stesse valutazioni sul 2021 (+3,4% rispetto al 2021, dell’11,7% sul 2020 e del 19,6% sul 2019).
Ciò che però preoccupa soprattutto è l’incremento di spesa per l’acquisto di nuove armi. Che nel bilancio, raggruppato per macro voci e perciò non leggibile ad occhio nudo, può essere dedotto unicamente isolando le spese d’investimento. Si tratta dei 5,39 miliardi di euro (+1,3 miliardi) allocati nel bilancio della Difesa e 2,89 miliardi (-350 milioni) in quello del Mise. In questo sono ricompresi 105 milioni di interessi sui mutui accesi dallo Stato per anticipare alle aziende soldi per progetti pluriennali. Totale: 8,27 miliardi per nuove armi, +13,8% rispetto al 2021. Un salto del 73,6% negli ultimi tre anni (+3,512 miliardi rispetto ai 4,767 miliardi del 2019).
In attesa (vana) dei tartari
Di simili regali il Paese non avrebbe necessità e soprattutto sono soldi sottratti ad usi e settori più strategici per la vita dei cittadini. Il nemico è in casa, ministro Guerini: si chiama Covid, marginalità sociale, crisi climatica e ambientale. Da questi dovremo difenderci. Non siamo una Fortezza Bastiani; non c’è bisogno di un sottotenente Drogo che attende invano nemici dal fronte del deserto dei Tartari.