I cambiamenti climatici mettono in crisi il settore delle assicurazioni

Gli impatti dei cambiamenti climatici in tutto il mondo costano al settore assicurativo decine di miliardi di dollari

La crisi climatica sta aumentando la quantità di eventi estremi in tutto il mondo ©Toa55/iStockPhoto

Gli australiani non possono più permettersi l’assicurazione sulla casa: colpa dei cambiamenti climatici. La frequenza e l’intensità degli incendi boschivi da un lato, l’innalzamento dei mari dall’altro, stanno compromettendo diverse aree dell’isola. Le proiezioni rese note dal governo del New South Wales insistono in particolare sulla vulnerabilità di un territorio in cui l’80% della popolazione vive entro 50 chilometri dalle coste. Il ritmo serrato di innalzamento del mare cui l’area è già sottoposta mette a rischio anche le grandi città, tra cui Sydney. Dati alla mano, sempre più famiglie sono esposte al rischio di disastri legati al clima. In questo contesto, il costo delle assicurazioni cresce vertiginosamente.

I cambiamenti climatici costano alle assicurazioni decine di miliardi di dollari

Secondo un report dell’Actuaries Institute, già adesso il 15% dei cittadini australiani non può permettersi i premi assicurativi, divenuti insostenibili. Il numero delle persone che non riescono a coprire la spesa è aumentato del 30% in un solo anno, raggiungendo 1,6 milioni di famiglie. Secondo le stime, è destinato a crescere.

E non accade solo in Australia. Nel mondo, i principali pericoli meteorologici connessi ai cambiamenti climatici – inondazioni, cicloni tropicali, tempeste invernali e temporali – generano perdite per 200 miliardi di dollari l’anno. Lo riferisce Swiss Re. Nel 2023 le perdite assicurate per le sole tempeste, a livello globale, sono arrivate a 64 miliardi di dollari. L’economia degli Stati Uniti è la più colpita, con circa 97 miliardi di dollari l’anno: lo 0,4% del prodotto interno lordo (PIL).

Il 2024 non è iniziato diversamente. Le tempeste dei primi sei mesi dell’anno hanno già generato perdite per 60 miliardi di dollari, superando del 62% le medie degli ultimi anni. A crescere sono in particolare gli eventi piccoli e medi, come i forti temporali, responsabili da soli del 70% dei danni assicurati in tutto il mondo.

In Canada la crisi nella crisi: troppo lento il turnover

I cambiamenti climatici stanno colpendo anche il Canada, uno dei territori più vasti e boscosi del pianeta. Da diversi anni il Paese è funestato da grandi incendi nelle zone turistiche e da fenomeni meteorologici estremi come temporali e grandinate. Lo scorso anno gli incendi hanno coinvolto circa 18,5 milioni di ettari, doppiando il record stabilito vent’anni fa. Nell’ultimo decennio il numero di sinistri climatici è arrivato 1,3 milioni: il 93% in più.

Il devastante incendio che ha colpito la provincia dell’Alberta nell’agosto del 2023 è stato il secondo più costoso della storia, in termini assicurativi. Il Catastrophe Indices and Quantification stima danni che superano gli 880 milioni di dollari canadesi. Nel Paese il settore assicurativo vive una crisi strutturale: molti periti stanno andando in pensione e le modalità di certificazione sono diverse nelle varie province. La liquidazione dei sinistri è spesso ritardata perché non ci sono abbastanza squadre di periti per stimare tempestivamente l’ammontare dei danni.

L’Italia è sottoassicurata rispetto al rischio climatico

Secondo l’EIOPA, l’agenzia di vigilanza sulle assicurazioni e sulle pensioni aziendali e professionali nell’Unione europea, l’Italia (insieme alla Grecia) è il paese con un rischio climatico più elevato a fronte di una copertura assicurativa più bassa. L’area mediterranea, come diversi studi affermano, è tra le più soggette a riscaldarsi al mondo. Questo implica diverse conseguenze che, in misura più o meno eterogenea, abbiamo cominciato a sperimentare in questi anni. Non ultima l’estate appena trascorsa, definita dagli scienziati la più calda della storia.

Il nostro Paese è al settimo posto nell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per i premi delle assicurazioni sulla vita, ma è in venticinquesima posizione per quanto riguarda invece il rischio climatico, con una copertura danni che arriva all’1,9% del PIL a fronte del 4,6 francese, del 3,9% spagnolo e del 2,9% di Spagna e Regno Unito. I terremoti, secondo l’agenzia, generano il 98% dei rischi non assicurati, seguiti da alluvioni (97%), incendi e tempeste.

A partire dal 1° gennaio 2025, scatterà l’obbligo per le imprese di stipulare una polizza per assicurare terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature contro i danni dovuti alle calamità naturali. Restano esclusi professionisti e imprenditori agricoli. Al momento, mancano ancora i dettagli: li conterrà il decreto attuativo del ministero dell’Economia e delle finanze e del ministero delle Imprese e del made in Italy. Ancora aperta la questione di un possibile futuro obbligo assicurativo per le case.

Il settore assicurativo risponde in diverse maniere ai cambiamenti climatici

Il problema dei costi delle assicurazioni per gli eventi legati ai cambiamenti climatici si fa sempre più pressante. Una serie di operatori risponde con l’aumento del costo dei premi. È quanto accaduto in Florida, dove già nel 2021 i cittadini lamentavano l’impossibilità di assicurare la propria casa per l’aumento vertiginoso dei prezzi. C’è anche chi invece sceglie di disertare il mercato. Nel 2023 in California ben sette dei dodici principali gruppi hanno smesso di assicurare case. La situazione è tanto compromessa che la scorsa estate c’è stato un tentativo di regolamentazione istituzionale.

Il settore assicurativo è connesso agli impatti dei cambiamenti climatici anche perché è spesso garante di opere e infrastrutture che danneggiano il clima. Questo è per esempio l’assunto alla base della proposta di legge che, in Connecticut, vuole tassare proprio le società che assicurano gasdotti, centrali elettriche, impianti petroliferi e altre opere inquinanti.