Azzeriamo le emissioni o azzeriamo il sistema?
Gli impegni dei governi non bastano. Quelli delle grandi realtà della finanza men che meno. Non sarà che il problema è il sistema?
«La pandemia di Covid-19 ci ha fatti precipitare in una crisi esistenziale. Ha mostrato le nostre fragilità. E ci spinge ad affrontare con maggiore energia la sfida mondiale dei cambiamenti climatici». Nella sua lettera annuale agli amministratori delegati delle imprese di cui è azionista, Larry Fink – numero uno del più grande fondo d’investimenti del mondo – ha calcato ancora una volta la mano sulla questione climatica. Chiedendo in particolare a tutte le aziende di dettagliare dei piani per il raggiungimento della carbon neutrality, l’azzeramento delle emissioni nette di CO2.
Il che non significa però smettere di inquinare. Significa raggiungere un equilibrio tra le emissioni prodotte e quelle assorbite (ad esempio piantando alberi). Il che rappresenterebbe comunque un passo in avanti non indifferente.
Eppure, come già indicato ai nostri lettori, BlackRock parla da un pulpito scomodo. Nel 2020 ha votato contro l’88% delle risoluzioni sul clima nelle assemblee generali alle quali ha partecipato, secondo la Ong Reclaim Finance. La piattaforma americana Share action ha inoltre indicato che sulle questioni climatiche e sociali BlackRock è soltanto 47esima tra i grandi fondi di tutto il mondo.
Ha dunque probabilmente ragione Michel Lepetit, vice-presidente dell’associazione Shift Project nell’affermare che «finché non ci saranno sanzioni finanziarie associate alle promesse avanzate, non faremo passi avanti. È possibile mentire sulle cifre legate alle emissioni senza che ci sia alcuna conseguenza».
Si dirà: «Che siano i poteri pubblici ad imporre ai privati comportamenti sostenibili». Ineccepibile. Se non fosse che i Paesi del G20, che valgono l’80% delle emissioni globali, continuano a concedere molto più denaro pubblico alle fonti fossili che a quelle pulite. Forse i cambiamenti climatici avranno il merito di mettere a nudo il re, dimostrando in modo definitivo che il sistema economico mondiale basato sull’accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi e sulla massimizzazione dei profitti ad ogni costo è incompatibile con la salvezza del Pianeta.
Questo articolo è stato pubblicato in 11 anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.