Banca Etica, un quarto di secolo al servizio di un mondo migliore

I primi 25 anni di Banca Etica: da progetto visionario a realtà capace di costruire una finanza per la pace, l’ambiente e l’inclusione sociale

Anna Fasano
Banca Etica compire 25 anni
Anna Fasano
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Partito 25 anni fa, nella Giornata internazionale della donna del 1999, il viaggio di Banca Etica in Italia coincide a tutt’oggi pressoché totalmente con l’espressione della finanza etica nel nostro Paese. Banca Etica – e il Gruppo Banca Etica che da essa è derivato – è infatti ancora l’unico soggetto bancario in Italia dedito esclusivamente ad una finanza che, invece di mettere il profitto e gli utili sopra ogni aspetto, guarda in primis al benessere collettivo, alla protezione degli ecosistemi, alla promozione di pace e inclusione.

Banca Etica ancora oggi è l’unico istituto di credito etico italiano

Un fatto di per sé straordinario, considerato il panorama che ci circonda. E di cui dobbiamo essere orgogliose e orgogliosi, rendendo innanzitutto grazie a quelle donne e a quegli uomini che riuscirono a far diventare pratica quotidiana consolidata il proposito – allora quasi visionario – di costruire insieme uno strumento capace di disegnare e supportare la realizzazione effettiva di una società più giusta. Uno strumento desiderato e immaginato dal basso. Da tantissime organizzazioni dell’economia sociale, dell’associazionismo, del movimento pacifista. Per poter garantire il diritto al credito e la soddisfazione dei bisogni finanziari. Senza per questo dover accettare di alimentare guerre, disastri ambientali, disuguaglianza. E non è davvero una piccola cosa! 

Ma c’è di più. Dal significato di questa data, l’8 marzo, che ha segnato la nascita di Banca Etica, abbiamo ricevuto l’impronta della determinazione e del coraggio, oltre a un’attenzione esplicita, maggiore, rivendicata, ai temi della parità di genere e all’imprenditoria femminile (il 44% dei prestiti personali è concesso a favore di donne; il 25% delle organizzazioni finanziate nel 2022 è costituito da imprese femminili). E senz’altro una tenacia che, unita alla radicalità della prima istanza cooperativa generatrice, ci accompagna ancora e ci porta a poter celebrare questa bellissima tappa condivisa

Perché il Gruppo Banca Etica, grazie all’impegno di quasi 500 persone occupate tra Italia e Spagna, si afferma maggiormente anno dopo anno (i livelli di solidità patrimoniale sono migliori rispetto alla media del sistema bancario tradizionale; le sofferenze sono stabilmente molto al di sotto della media del sistema bancario). Ed è ormai capace di supportare materialmente i progetti e il futuro di decine di migliaia di imprese e famiglie. Come e talvolta più di alcuni operatori del sistema bancario convenzionale (il 23% di chi recentemente ha ottenuto credito da Banca Etica aveva subito un rifiuto da un altro istituto). 

La finanza etica trasforma il sistema

Ottimi dati, insomma, che però da soli non sono sufficienti a rappresentare i risultati raggiunti. E vanno letti come riscontri oggettivi che permettono di liberare la capacità trasformativa di Banca Etica. Stando al giudizio di 7 persone su 10 interpellate nell’ambito di uno studio specifico (“Azionisti del bene comune“, dedicato alla memoria di Fabio Silva) illustrato ieri a Roma, Banca Etica in questi 25 anni è stata infatti realmente motore di cambiamento, capace di contaminare in senso positivo l’intero sistema socio-economico.

E, con l’esempio e l’attuazione concreta ed efficace del modello della finanza etica, di incidere da un lato sulla trasformazione virtuosa delle nostre comunità (promuovendo un’economia eticamente orientata). Dall’altro sugli indirizzi dell’ecosistema finanziario mainstream nazionale e internazionale, che deve misurarsi sempre più con quelli che per il Gruppo Banca Etica sono principi fondanti (continuo è lo stimolo al confronto e alla riflessione sui parametri ESG, sull’economia sociale, sulle tassonomie e gli investimenti etichettati come “sostenibili”…), alla base della cultura di un uso responsabile del denaro diffusa dalle nostre persone e organizzazioni socie e clienti.

Tale “contaminazione virtuosa”, da speranza e obiettivo teorizzato nel 1999, si è dunque tradotta in qualcosa di assai concreto. Rendicontato cifra dopo cifra, periodicamente, e fotografata nel lungo periodo dallo studio citato sopra. Che offre spunti per migliorare e indica le sfide ineludibili per il prossimo quarto di secolo. Intanto che le celebrazioni di questo venticinquesimo compleanno procedono, di pari passo con le azioni della finanza etica.

Le banche etiche e valoriali per la pace e la democrazia

Non a caso, pochi giorni fa Banca Etica ha ospitato il summit delle banche etiche e valoriali di tutto il mondo riunite nella Global Alliance for Banking on Values (GABV). Cogliendo l’occasione promuovere una prospettiva inclusiva, solidale e pacifica di fronte alla scellerata corsa al riarmo che alimenta venti di guerra in Europa. Ribadita l’insensatezza delle proposte di chi vorrebbe che gli investimenti in armi fossero compresi tra quelli definiti “sostenibili”, denunciata la mole inaccettabile di investimenti indirizzati all’industria bellica tramite il sistema finanziario mainstream, la notevole risonanza ricevuta dalla pubblicazione dell’appello rivolto a ogni operatore finanziario a non sostenere ulteriormente l’industria delle armi ha illuminato una delle strade da percorrere per favorire una de-escalation. La finanza ha infatti un grande potere, può cambiare il corso degli eventi, e le banche della GABV- in primis Banca Etica – sono decise, insieme ai milioni di persone e organizzazioni che le hanno scelte, a non essere complici dell’attuale follia bellicista.

In Europa come in Italia, purtroppo, dove alcune parti politiche stanno cercando di smantellare rapidamente il presidio di trasparenza della legge 185/90 sull’export di armi, con la motivazione che il commercio di armamenti non può sopportare i rallentamenti dovuti al controllo parlamentare e alla diffusione del documento che registra quali banche lo finanziano. Banca Etica si è già attivata per reagire. E, insieme a tanti movimenti cattolici e della società civile, intende sollecitare una difesa collettiva della normativa. Contro la pressione delle lobby industriali e una logica di guerra che sta avvelenando l’economia, la società e le istituzioni.

Orgogliosi di quanto costruito fino ad oggi, grati a tutte e tutte le persone e le organizzazioni che hanno pensato, agito, si sono rese parte attiva nelle tante fasi della vita della nostra banca, sentiamo la forza e l’energia che derivano da questi primi 25 anni che ci consegnano la responsabilità di essere attivatori di un legame con il futuro, di rinnovare il patto con la finanza etica, oggi più che mai bene necessario per tutelare la pace e la democrazia.


Anna Fasano è presidente di Banca Etica.