Segnali di crisi?

Il mercato dei crediti privati è arrivato a 1.600 miliardi di dollari. La Bank of England si interroga su potenziali rischi sistemici

La sede della Banca d'Inghilterra © tupungato/iStockPhoto

Aumento dei debiti, aumento dei tassi, aumento della leva finanziaria. Un cocktail potenzialmente esplosivo, e che ha portato la Banca di Inghilterra a volere esaminare i rischi sistemici che pone il mercato dei crediti privati, arrivato a 1.600 miliardi di dollari.

Con l’aumento dei tassi di interesse e le incertezze geopolitiche, sempre più investitori si sono allontanati dai titoli pubblici per rivolgersi al mercato del debito privato alla ricerca di opportunità di profitto. Fino a oggi questo mercato ha garantito tali profitti e si è dimostrato anche relativamente poco rischioso, ma diversi segnali hanno portato la Banca di Inghilterra a volere guardare le cose più da vicino.

Uno dei problemi principali riguarda la leva finanziaria

Uno dei problemi principali riguarda la leva finanziaria, ovvero il fatto che molti investitori si indebitano, sperando di realizzare un profitto superiore alla somma da restituire e agli interessi su di essa. Cerchiamo di capire con un esempio. Ho 100€ che posso investire in un’attività che può guadagnare o perdere il 20%. Se le cose vanno bene alla fine ottengo 120€, in caso contrario 80. Ma voglio rischiare di più, e decido di usare la leva finanziaria. Chiedo in prestito altri 900€ per investirne 1.000, usando quindi una leva di 10 a 1 (investo 1.000€ avendo un capitale iniziale di soli 100). Se le cose vanno bene il 20% di profitto significa che alla fine ho 1.200€.

Mettiamo che la banca che mi presta i 900€ me ne chiede 50 di interessi. Restituisco i 950€ e mi rimangono 250€ di profitti, molto più dei 20€ che avevo realizzato – con lo stesso investimento – senza usare la leva finanziaria. Se però le cose vanno male, sono dolori. La perdita del 20% significa che mi rimangono solo 800€ in mano, mentre devo restituirne alla banca 950.

Al di là dei numeri, l’aspetto fondamentale è che usando elevate leve finanziarie, le perdite possono anche superare il capitale che avevo inizialmente a disposizione. In altre parole il rischio non è solo mio, ma ricade anche su chi mi ha prestato i soldi. Se questo prestito è arrivato da una banca o altro soggetto che – come spesso avviene – a sua volta lavora con un’elevata leva finanziaria, anche una perdita inizialmente limitata può innescare un effetto a catena.

Alcuni segnali che preoccupano la Banca d’Inghilterra

Questo è vero soprattutto perché i mercati spesso si muovono “in gregge”, con fasi di euforia in cui tutti vogliono investire e speculari fasi di panico e corsa alla vendita. Ne abbiamo parlato descrivendo alcune bolle finanziarie del passato. Tutti comprano, i prezzi vanno alle stelle, chi si indebita usa leve finanziarie sempre più spregiudicate, le banche prestano trascurando i necessari criteri di prudenza. Questo fino al momento in cui un evento in sé limitato porta alcuni investitori a registrare una perdita, e magari a perdere più di quanto possano rimborsare. I problemi vengono trasferiti alle banche e all’insieme del sistema finanziario, parte la corsa a ridurre le esposizioni finanziarie (il cosiddetto “deleveraging” ovvero riduzione della leva) e dall’euforia si entra in una fase di panico. Scoppia la bolla finanziaria.

Non è detto che ci si trovi alla vigilia di una situazione simile, ma alcuni segnali non sono certo incoraggianti. Sempre secondo la Banca di Inghilterra, tra questi destano preoccupazione il proliferare di strumenti come il “amend and extend”. Una pratica che consiste nell’allungare la scadenza di un debito, tipicamente per venire incontro a un debitore che potrebbe trovarsi in difficoltà nel rimborsare alla scadenza pattuita. In cambio dell’allungamento dei termini, generalmente vengono riconosciute condizioni migliori a chi presta. Come dire che il debito può essere rimborsato più avanti ma a condizioni più gravose, il che potrebbe fare guadagnare tempo ma rendere la situazione ancora più ingestibile in futuro.

Siamo di fronte a una nuova crisi? È quello che si chiede la Banca d’Inghilterra

Nella stessa direzione sono aumentate le transazioni cosiddette “pay in kind”. Si tratta di titoli che permettono di pagare gli interessi su un vecchio debito contraendo nuovo debito. Anche in questo caso, il rischio concreto è che ci si limiti a spostare più in là il problema, nel contempo aggravandolo.

In breve, la domanda è se ci si trovi in una fase positiva che testimonia di un mercato del debito privato solido e fiorente, o in presenza dell’ennesimo momento di euforia al quale seguirà lo scoppio dell’ennesima bolla. L’esperienza passata dovrebbe darci delle indicazioni, ma solo il futuro saprà confermarle.