Le azioni delle maggiori banche continuano ad alimentare i cambiamenti climatici
Le 37 maggiori banche al mondo continuano a finanziare l’industria dei combustibili fossili, in barba agli accordi di Parigi e al limite di 1,5° di innalzamento ...
Le 37 maggiori banche al mondo continuano a finanziare l’industria dei combustibili fossili, in barba agli accordi di Parigi e al limite di 1,5° di innalzamento della temperatura che pongono. Pur segnando una netta diminuzione nel 2016, gli investimenti restano ancora troppo alti e mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi.
Rainforest Action Network, BankTrack, Sierra Club e Oil Change International, insieme ad altre 28 organizzazioni di tutto il mondo hanno analizzato una serie di banche, dal 2014 a oggi. Nel primo anno il totale delle cifre investite in combustibili fossili ammontava a 92 miliardi di dollari, saliti vertiginosamente a 111 nel 2015. Il 2016 è stato il primo anno che ricade interamente dopo la firma degli accordi di Parigi e la cifra registrata, 87 miliardi di dollari, rappresenta un calo del 22% rispetto all’anno precedente. E se il calo è un passo nella giusta direzione, è fondamentale che questo diventi un trend in rapido aumento e non un caso. L’analisi di queste organizzazioni, contenuta nel report Banking on Climate Change, mostra come solo un completo ritiro da queste pericolose fonti di energie possa consentire di raggiungere gli obiettivi posti dagli accordi di Parigi sul clima.
Per esempio, JPMorgan Chase continua a esprimersi pubblicamente in favore degli accordi di Parigi, ma resta il più grande finanziatore di fonti fossili a Wall Street. Nel solo 2016 ha versato 6,9 miliardi di dollari nelle più sporche fonti di energia del pianeta: petrolio da sabbie bituminose, petrolio dell’Artico, da mare aperto, carbone e gas naturali liquefatti.
Yann Louvel di BankTrack sottolinea che non c’è più tempo per le scuse e per sentire, ad ogni incontro con i dirigenti delle banche, quanto sono avversi alle dichiarazioni di Trump sui cambiamenti climatici e quanto vorrebbero investire in fonti rinnovabili, per vedere che, nelle loro azioni, continuano a finanziare i combustibili fossili dimostrando di essere di fatto d’accordo con l’approccio di Trump. Gli imperativi climatici e di profitto per le banche potrebbero coincidere parlando di investimenti in energia pulita, ma come continuano a dimostrare con i loro miopi investimenti in combustibili fossili, sono in completo contrasto con gli obiettivi climatici a lungo termine.
Nel report si evidenziano anche i fallimenti delle banche nella protezione dei diritti umani. L’esempio più lampante di questo, nel 2016, è stato il finanziamento al Dakota Access Pipeline (DAPL) e la violazione dei diritti degli indigeni – che ha dato il via a un movimento di divestment che ha come obiettivo le banche che finanziano il progetto.
Fonte: BankTrack