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Banche e finanza: finalmente la soluzione che cercavamo…

Un sentito ringraziamento al nostro governo, che ci ha finalmente chiarito tutto. Da anni viene segnalato che questo sistema bancario e finanziario è una disastro e ...

Un sentito ringraziamento al nostro governo, che ci ha finalmente chiarito tutto. Da anni viene segnalato che questo sistema bancario e finanziario è una disastro e che andrebbero cambiate le regole. Ma non avevamo capito nulla, continuavamo a sbagliare obiettivo.
Separare le banche commerciali dalle banche di investimento? Le banche too big to fail o troppo grandi per fallire che ricattano i governi e mettono a rischi i risparmi dei clienti? Non ci interessa. La tassa sulle transazioni finanziarie per frenare la speculazione e generare decine di miliardi di euro l’anno? Non è una priorità Il sistema bancario ombra che si muove al di fuori di qualsiasi regola e controllo? Macché.
Il problema è finalmente chiaro: è il voto capitario nelle banche popolari con attivi superiori agli 8 miliardi. Come avevamo fatto a non arrivarci prima? Capitario significa “una testa un voto”, ovvero tutti i soci hanno lo stesso peso in assemblea, in opposizione al meccanismo delle SpA in cui il potere di voto è proporzionale al capitale versato. Per carità, diverse popolari di grandi dimensioni hanno mostrato problemi di governance, alcune sono state coinvolte in pesanti scandali. Problemi e scandali che, per usare un blando eufemismo, non sembrano però del tutto esenti dalle banche SpA…
Così come non sembra che le banche SpA eroghino più credito, abbiano meno sofferenze o si comportino meglio di quelle popolari. Anzi, ci sembra che l’idea del voto capitario permetta di radicarsi in un territorio e di favorire la partecipazione, mentre la trasformazione forzosa in SpA potrebbe portare alcune banche ad avere una proprietà molto lontana, sia geograficamente sia per interessi. Magari capitali esteri interessati a raccogliere capitale e risparmio sul territorio per utilizzarlo altrove, anche in operazioni speculative, e in una “redistribuzione al contrario” della ricchezza. Così come sembra che diversi studi mostrerebbero che le banche di maggiori dimensioni prestano la metà rispetto a quelle che promuovono un modello etico e alternativo.
A pensarci bene, qualche dubbio rimane sul perché obbligare una decina di banche a trasformarsi in SpA dovrebbe rilanciare il credito e l’economia, come sostenuto dal governo. Eppure qualche motivo ci sarà, e un motivo molto pressante, tant’è vero che il governo ha pensato di ricorrere addirittura a un Decreto. Una misura che presuppone “straordinaria urgenza e necessità”, tali da bypassare il dibattito e l’iter parlamentare. Di riforma delle popolari si parla da 20 anni, e come detto le popolari hanno sicuramente i loro problemi. A dirla tutta, però, in questo momento ci sembrerebbe che una “straordinaria urgenza e necessità” sarebbe quella di chiudere il casinò finanziario che ci ha trascinato nella crisi ­ appunto introducendo una tassa sulle transazioni finanziarie, separando le banche commerciali da quelle di investimento o andando a guardare nel sistema bancario ombra.
Temi su cui si discute da anni, e sui quali sembra che poco e nulla sia stato fatto – in particolare durante il semestre di presidenza italiana dell’UE che si è appena concluso. Ma è appunto perché non avevamo capito nulla. Basta “benaltrismo”. Basta fare i gufi. Non ci rimane che ringraziare nuovamente e aspettare fiduciosi il prodigioso rilancio dell’economia e la soluzione dei problemi del sistema bancario, che la riforma forzosa di 10 popolari sicuramente porteranno.
Per saperne di più: Presentato a Washington uno studio che confronta banche “too big to fail” e banche eticamente orientate.