Clima, Friends of the Earth porta in tribunale il colosso ING
In un procedimento storico per la prima volta le banche potrebbero essere ritenute responsabili dei loro investimenti nocivi per l’ambiente
Il caso potrebbe fare giurisprudenza, e cambiare il corso della storia. Per la prima volta, una banca potrebbe infatti essere ritenuta responsabile non tanto delle sue emissioni nocive per il clima. Ma anche di tutte quelle prodotte dalle aziende in cui investe. Questo è possibile grazie alla giurisprudenza olandese, dove le multinazionali davanti alla legge hanno la responsabilità individuale di rispettare l’Accordo di Parigi. Il precedente del caso Shell è chiaro. Nel 2021 il colosso petrolifero fu condannato a diminuire le emissioni di gas a effetto serra. Adesso tocca alle banche. Poiché è grazie ai capitali della finanza se quei giganti possono continuare a sfruttare le fonti fossili.
L’iniziativa è stata presa da Milieudefensie, la sezione olandese della rete di organizzazioni ambientaliste Friends of the Earth. Il gruppo di attivisti ha citato in tribunale Steven van Rijswijk, il boss del colosso bancario olandese ING, sostenendo sia venuto meno ai suoi obblighi sul rispetto delle leggi vigenti e «contribuendo in maniera pericolosa ai cambiamenti climatici». Appellandosi alla giurisprudenza olandese che prevede la responsabilità individuale delle aziende nel «non creare danni a cose o persone».
Come inquinano le banche
Nonostante tutte le rassicurazioni, e le recenti modifiche della loro policy aziendale, ING è infatti una delle aziende più inquinanti del continente. Ha in corso diversi finanziamenti a compagnie che producono petrolio e gas fino al 2040, e molti meno nei confronti di chi si occupa di energie rinnovabili. Ma non solo: non ha chiarito in alcun modo di avere come obiettivo societario la diminuzione delle emissioni.
Ovviamente non si parla di emissioni dirette. Ma di emissioni indirette, che coprono però il 99% di quelle emesse dal colosso olandese. Ovvero provocate dalle aziende con cui la banca fa affari. O anche causate dalle aziende su cui la banca investe, o a cui semplicemente presta denaro. Per esempio, il rapporto Banking on climate chaos del 2023 ha calcolato che solo dall’Accordo di Parigi in poi la banca olandese ha investito oltre 60 miliardi di dollari in progetti che hanno a che fare con le energie fossili.
«Le banche finanziano industria pesante, gas e petrolio. Che trivellino loro stessi o che abbiano pagato chi trivella cambia poco. In entrambi i casi sono responsabili della crisi climatica», ha detto Donald Pols, direttore di Milieudefensie. «Se contiamo questo, solo nel 2022 una banca come ING è stata responsabile dell’emissione di almeno 61 milioni di tonnellate di gas tossici e nocivi per l’ambiente e il clima. Per questo abbiamo deciso di portarla in tribunale, con il sostegno di altre centinaia di persone».
Come funziona la causa in tribunale
Friends of the Earth ha chiesto che ING dimezzi entro il 2030 il totale delle sue emissioni e chieda a tutti i suoi clienti di firmare un piano per la riduzione delle stesse. Oltre a cessare di finanziare, o prestare soldi, alle compagnie che si occupano di energia fossile senza avere piani alternativi per una transizione energetica che dimentichino gas, petrolio e carbone. La banca ha adesso due mesi per rispondere. Altrimenti dovrà risponderne in tribunale.
«È chiaro fin dall’Accordo di Parigi cosa si debba fare, ridurre le emissioni di CO2 per limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5 gradi. Questo vuol dire che le aziende più inquinanti, come ING, devono cominciare a ragionarci seriamente. Perché è evidente che fino a ora non hanno fatto nulla, e visto anche il precedente di Shell sono abbastanza sicuro che vinceremo la causa», ha dichiarato Roger Cox, l’avvocato che segue in tribunale la rete ambientalista.
In Francia lo scorso anno è scoppiato un caso simile che coinvolge BNP Paribas, il maggior istituto di credito transalpino. Ma la denuncia è ancora in attesa di essere ammessa al Tribunale di Parigi. In questo caso, la legge olandese sulla responsabilità individuale delle aziende potrebbe essere di grande aiuto. Per il caso in questione e per la sopravvivenza dell’umanità sul Pianeta. Per questo il caso ING potrebbe diventare decisivo, e diventare un caso cui appellarsi ovunque come lo fu quello dell’azione legale contro la Shell.
E in Italia? Beh, noi ci ridiamo su
Ad Amsterdam, insomma, si cerca di cambiare il mondo, anche grazie all’azionariato critico. Ovvero alla partecipazione delle reti ambientaliste alle assemblee generali delle aziende inquinanti. Qui non ci accorgiamo di nulla. Anzi, ci ridiamo sopra. Tutto quello che ci viene detto sul caso ING è la pubblicità che ci bombarda in televisione. Uno spot dove la band al completo di Elio e le Storie Tese ci dice che a chi ha aperto un conto con la banca olandese «senza fare un tasso si è allungato il tasso». Ahahahah… che simpatico umorismo! Esilarante!