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Bonifica discariche, il “modello Vadalà” fa risparmiare più del taglio vitalizi

Nominato da Gentiloni, il commissario Vadalà e la sua task force in 12 mesi hanno già bonificato 28 siti su 79. Evitando 54 milioni di euro di multe Ue

Dal 2014 ad oggi ci sono costate ben 247 milioni di euro. A tanto ammontano le sanzioni applicate all’Italia dalla Corte di Giustizia Europea per la presenza sul territorio nazionale di 200 siti di discariche abusive. Una violazione della direttiva europea sulle discariche che vieta lo smaltimento del rifiuto “tal quale” (quello indifferenziato, dal quale non sono state selezionate a monte le  frazioni organica, riciclabile e recuperabile), senza un’opportuna messa in sicurezza dei siti.

Obiettivo 50 siti

Il procedimento di infrazione è stato aperto nel 2003 e non è ancora concluso. Ma per una volta si può essere ottimisti. L’istituzione il 24 marzo del 2017 del Commissario Straordinario Governativo alle bonifiche, istituito dalla Presidenza del Consiglio, sembra aver dato infatti una scossa al sistema. In appena un anno sono state infatti bonificate 28 delle 79 rimanenti discariche. E entro il 2019 si prevede di arrivare a 50. Il “risparmio” per le casse dello Stato è stato, finora, di 54 milioni di euro. Un risultato di tutto rispetto, avvenuto lontano dalla ribalta mediatica e dai riflettori.

Per fare un paragone: il taglio dei vitalizi dei parlamentari, più volte sbandierato come provvedimento cruciale dell’attuale governo, garantirà un risparmio di 40 milioni. Il 35% in meno.

Peraltro i 54 milioni sono solo quelli derivanti dalle multe evitate in sede europea. Se si considerasse l’impatto economico positivo dei minori danni sanitari e ambientali il guadagno sarebbe ben più alto. E i risparmi cresceranno man mano che le bonifiche andranno avanti.

Infatti ad oggi paghiamo ancora alle casse europee 14 milioni ogni sei mesi. E dovremo farlo fino a quando non verranno completate le bonifiche o la messa in sicurezza.

Il segreto della legalità

Il processo, voluto dal governo Gentiloni, è stato messo in pratica attraverso una task force tra Ministero dell’Ambiente e l’Arma dei Carabinieri. Alla guida degli interventi necessari all’adeguamento delle discariche abusive alla normativa vigente è stato nominato Giuseppe Vadalà , generale con una lunga esperienza investigativa e organizzativa nel Corpo Forestale dello Stato.

Generale Giuseppe vadalà
Il Commissario straordinario per le bonifiche, generale Giuseppe Vadalà

Per lui un budget a contabilità speciale di 110 milioni di euro, cui vanno sommati fondi regionali ed europei pari a 90 milioni di euro. «Stiamo puntando a rispettare la tabella di marcia» conferma nell’intervista a Valori lo stesso generale. «Entro l’anno prossimo, con un cronoprogramma di tutto rispetto: è possibile bonificare velocemente e farlo bene».

Nell’Italia in preda alle ecomafie, con 84 crimini contro l’ambiente al giorno, applicando trasparenza e coordinamento tra gli enti, è possibile bonificare a tempo record, senza alimentare il mercato dei crimini ambientali. Il segreto? Rispettare i protocolli di legalità, applicare il nuovo codice degli appalti, con l’apertura e la messa in concorrenza di più stazioni appaltanti. E così a Sogesid e Invitalia sono stati affiancati altri sei enti:

  • il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche di Calabria e Sicilia, quello di Abruzzo Lazio e Sardegna, quello di Veneto Friuli e Trentino Alto Adige,
  • l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica,
  • l’Azienda Speciale per il Porto di Chioggia,
  • Veneto Acque

88 sopralluoghi, 15 rapporti ai magistrati di 9 Procure diverse

Un lavoro svolto sia sul campo che tra i meandri della burocrazia italica, attraverso due direttrici principali come spiega Vadalà a Valori: «la promozione e il coordinamento degli iter amministrativi con le Regioni e i Comuni, la parte dove storicamente, nella gestione delle bonifiche in Italia si sono concentrati gli illeciti. E la prevenzione e analisi dei contesti illeciti, sorvegliando l’attività dei cantieri di bonifica». Basti pensare che durante l’attività di vigilanza, con oltre 88 sopralluoghi, sono stati inviati e predisposti 15 differenti rapporti alla magistratura per nove differenti Procure della Repubblica.

Accanto al faticoso iter per ripristinare la legalità c’è il lavoro, altrettanto faticoso, di vigilanza sullo stato dell’ambiente intorno ai siti contaminati. Metterli in sicurezza è essenziale per tutelare la salute dei cittadini. Per riuscire nell’impresa, il Commissario straordinario ha avviato protocolli di collaborazione con un reticolo di istituzioni diverse:

  • l’Istituto Superiore di Sanità,
  • il CNR,
  • il Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente,
  • l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia),
  • l’IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque).

L’ultimo in ordine di tempo (è del 21 marzo scorso) il protocollo siglato con la Procura di Benevento, la Fondazione Caponnetto di Firenze e il Protocollo di Legalità con il Ministero dell’Interno. Una controprova che l’uomo solo al comando, anche nell’intricato settore delle discariche, non produce risultati. Molto più utile il lavoro di squadra.

10 persone per un successo

In realtà, il team al servizio del commissario Vadalà non è pletorico: appena 10 persone, provenienti dall’Arma dei Carabinieri in capo al Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari di Roma. A loro il compito di supportare la missione del commissario per gli aspetti logistici e amministrativi ma non solo. Il team si occupa anche di rendere l’operato della struttura il più possibile trasparente: lo scorso 2 luglio è stata presentata la seconda relazione sullo stato di avanzamento delle bonifiche, presentata al governo e al Parlamento. Ma tutto è perfettamente consultabile da chiunque. Il sito web della struttura commissariale contiene infatti tutte le informazioni, con tanto di schede di avanzamento lavori e georeferenzazione.

Un esempio virtuoso da replicare

La procedura messa in campo per le discariche potrebbe essere d’esempio altrove. Ad esempio, per gli oltre 15mila siti contaminati che Dio solo sa quanto avrebbero bisogno di una ventata di trasparenza. Gli ultimi dati complessivi su di essi risalgono ancora alla relazione della Commissione di Inchiesta sulle bonfiche dei siti contaminati. Correva l’anno 2012. Ancora oggi, anche per il comportamento lacunoso di molte Regioni, non abbiamo dati certi sullo stato e l’avanzamento delle bonifiche.

Non va poi dimenticata l’inerzia degli interventi sui siti contaminati di interesse nazionale e regionale. Dal’Ilva di Taranto alla Caffaro di Brescia, passando per Gela Augusta Priolo. In quelle aree infatti vivono ancora almeno cinque milioni di persone. E l’assenza di interventi concreti per bonificarli si traduce in un impressionante aumento del tasso di mortalità.