Clima, attivismo e politica. Chi sono i cacciatori di jet privati
Da anni gli attivisti chiedono di fermare i voli dei jet privati. Ora qualcuno ha iniziato a tracciarli per denunciarne l’impatto climatico
«Se riesci a collegarti iniziamo subito, il jet di Diego Della Valle è decollato». È con questo messaggio su Instagram che ha inizio la nostra intervista. Dell’interlocutore non conosco il nome né l’età. Ma so quale attività lo ha impegnato nelle ultime settimane: monitorare i voli di alcuni super-ricchi italiani per denunciarne l’impatto climatico.
Impatto climatico
Viaggiare in aereo inquina come la Russia. È ora di atterrare
Il trasporto aereo è responsabile del 4,9% del riscaldamento climatico globale. Ma non è tassato, è protetto da una sorta di immunità. I treni, molto meno inquinanti, lo sono
Il settore dell’aviazione privata — i famosi jet di lusso puntualmente immortolati nei profili social di influencer e imprenditori — è in costante crescita. Oggi, secondo l’ONG francese Transports et Environnement, l’8% dei voli totali rientra in questa categoria. E le sue emissioni sono aumentate del 35% tra il 2015 e il 2019. Numeri importanti per un mezzo di trasporto, l’aereo, che ha il primato di vettore più climalterante in assoluto. E a differenza del trasporto su ruota o gomma, non esiste ancora tecnologia capace di portarlo ad emissioni zero.
“Jet dei Ricchi”: chi va a caccia di aerei lussuosi
È per mettere in evidenza questa questione irrisolta che nasce “Jet dei Ricchi”, il progetto fondato, tra gli altri, dalla persona che abbiamo intervistato. Si tratta di una pagina Instagram che periodicamente segue i voli di alcuni tra gli uomini più ricchi d’Italia: tracciati reperibili non senza difficoltà ma in modo assolutamente legale online. Ne calcola l’impronta in termini di emissioni di CO2 per poi divulgarla.
La gran parte dei loro post sono come quello qua sotto: scarne mappe con il percorso di un volo, la data in cui il viaggio è stato effettuato e, in maiuscolo, la quantità di CO2 emessa. A fianco, il faccione del suo utilizzatore più assiduo, talvolta anche proprietario, e presumibile passeggero nel volo in questione.
«L’aereo che stiamo monitorando ora è un GulfStream G550, codice I-ADVD. Consuma 22 litri di kerosene al minuto». Mentre parla, l’inseguitore di jet mostra la schermata di ADSBexchange, un sito web accessibile a chiunque e usato per seguire i voli in diretta. «Questo tool utilizza la posizione radar che tutti gli aerei devono comunicare per legge. L’aereo è partito da Ancona, ora sta sorvolando la Svizzera e — se posso azzardare un’ipotesi — si sta dirigendo a Parigi o Londra».
Chi parla, uno dei fondatori di Jet dei Ricchi, preferisce non mostrarsi in volto e non rivelare il suo nome. Il velivolo che monitoneremo per tutta l’intervista è quello di Diego Della Valle, patron di Hogan e Tod’s, con un patrimonio personale stimato di 1.6 miliardi di euro.
Come lavorano i “cacciatori” di jet privati
«Il nostro modus operandi è semplice e replicabile da chiunque», spiega. «Prima di tutto individuiamo i velivoli della persona che ci interessa. Poi troviamo i dati sul consumo, tendenzialmente dal sito dei produttore, e poi quelli dell’impatto del kerosene che utilizza. In questo caso usiamo come fonte l’Agenzia nazionale francese per la transizione ecologica, l’Ademe. A questo punto è sufficiente seguire gli spostamenti dei jet e fare dei semplici calcoli».
Ma come risalire velivoli dei super-ricchi scelti? «Questa è la parte più complessa. Anche tra i più abbienti pochi possono permettersi di possedere un proprio jet, parliamo dei quaranta o cinquanta più ricchi d’Italia. Gli altri li affittano, per la singola tratta come fossero dei taxi dei cieli. Oppure per periodi più lunghi in modo da averli sempre a disposizione. E anche chi li possiede direttamente di solito non se li intesta, ma lascia che risultino come proprietà di una delle sue aziende. Noi combiniamo una molteplicità di fonti: dalla stampa specializzata in aviazione, alla coerenza degli spostamenti del velivolo con i luoghi d’interesse del proprietario, alle foto che ritraggono l’aereo con la persona in questione a bordo. Se e solo se troviamo un numero sufficiente e coerente di questi elementi, iniziamo a lavorare sull’impatto».
I voli surreali del jet degli Elkann da Torino a Milano
Dal lavoro di Jet dei Ricchi escono dati non sorprendenti per chi si occupa del settore, ma comunque impressionanti. Il Falcon X7 individuato dalla pagina come «principalmente usato» da John Elkann e dal suo entourage, ad esempio, il 27 maggio di quest’anno ha percorso in una ventina di minuti il tratto di cielo che da Torino porta a Milano. Emissioni calcolate: 1,3 tonnellate di CO2. Più o meno quanto una persona media in sei mesi di trasporto. «I voli privati sono dannosi sempre, ma quelli di questo tipo hanno del surreale. Quello stesso tragitto poteva essere percorso in 38 minuti con l’alta velocità, emettendo qualcosa come 0,003 tonnellate equivalenti di CO2. Il 99,7% in meno!».
Spulciando la pagina emergono altri numeri notevoli. I due jet usati dagli Elkann e dal loro entourage, calcola Jet dei Ricchi, emettono 2.386 tonnellate di CO2 in un anno. Servono l’insieme dei trasporti di 837 persone “medie” per raggiungere la stessa cifra. Anche per quanto riguarda Diego Della Valle, secondo vip monitorato, emerge uno stile di vita climaticamente insostenibile. «In un solo giorno il jet usato principalmente da Diego Della Valle è andato da Roma a Firenze, da Firenze a Ancona, da Ancora a Parigi, da Parigi a Livorno e da Livorno nuovamente ad Ancona. Una giostra piuttosto impattante, se pensate che quell’aereo in 41 minuti di volo inquina quanto i trasporti di una persona qualunque per un intero anno».
Non solo una pagina Instagram
Jet dei Ricchi non è un progetto isolato. All’origine di tutto c’è @elonjet, un profilo Twitter dedicato a seguire i voli di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo. Da quello spunto prese il via l’account francese @laviondebernard, che traccia i jet del miliardario francese Bernard Arnault e ne calcola l’impatto in termini di CO2. Proprio come Jet dei Ricchi, che dalla pagina d’oltralpe ha tratto ispirazione.
Questi progetti — oggi assolutamente artigianali, domani si vedrà — sono l’ultima evoluzione di un movimento globale, parte integrante del più ampio mondo delle lotte per il clima: quello per l’abolizione dell’aviazione privata. Il momento di massima visibilità di questa causa si è raggiunto nel novembre del 2019 — l’anno di Greta Thunberg e dei grandi scioperi per il clima — quando nel Regno Unito il Labour di Jeremy Corbyn annunciò l’intenzione di studiare un piano che portasse alla messa al bando dei voli privati.
Le elezioni seguenti le vinsero i Tories, Corbyn perse la leadership del partito e di questa proposta non si fece più niente. Ma di piani simili ne sono stati teorizzati molti, con diverse strade e radicalità. Si va dall’abolizione totale propugnata da #BanPrivateJets, una campagna svizzera, alla rimodulazione delle tasse sul carburante proposta dai britannici di A Free Ride.
Le proteste dei movimenti per il clima e il lavoro di pagine come Jet dei Ricchi servono esattamente a portare queste idee al centro dell’agenda mediatica. L’azione più spettacolare sul tema la fece Extinction Rebellion nel 2021, quando gli attivisti bloccarono l’ingresso dell’aeroporto di Farnborough, in Inghilterra, che ospita solo jet privati.
A cosa serve tutto questo?
A seguire Jet dei Ricchi è un piccolo gruppo di giovani con diversi background professionali. Qualcuno ha anche lavorato nel settore dell’analisi d’impatto ambientale. Tutti sono accomunati dalla preoccupazione per la crisi climatica e dal bisogno di connetterla alla questione delle disuguaglianze.
«È impossibile non sviluppare un po’ di sano odio di classe leggendo questi numeri», ammette la persona intervistata. «Non vogliamo deresponsabilizzare le persone comuni col nostro lavoro, sia chiaro. Dobbiamo andare verso una società in cui certi consumi si riducono per tutti, non solo per i super-ricchi. Ma capisci bene che è paradossale come il mio usare i mezzi pubblici o smettere di mangiare carne sia vanificato dal lusso di pochi».
Per il futuro della pagina si preferisce mantenere prudenza, ma la visione a lungo termine c’è ed è chiara: «Per ora siamo concentrati sul nostro lavoro di reporting. Lo facciamo gratuitamente, ci fa passare molte notti insonni a spulciare database e ricontrollare numeri, ma penso abbia un potenziale didattico importante. Ma se pian piano riusciremo a raggiungere un pubblico sostanzioso, possiamo pensare a fare qualche step in là. Abolire i voli privati è un’obiettivo, ma non ancora una proposta politica. Per quello serve un lavoro di advocacy completo. Occorre stendere un piano che riguardi in primis la politica fiscale, far rete con altre realtà, portare avanti una campagna. A quella fase dobbiamo ancora arrivare. Per ora cerchiamo di creare il senso comune necessario ad idee del genere».
Poche settimane fa Kylie Jenner, celebre modella e imprenditrice statunitense, ha postato sui social una foto che la ritrae col compagno su un aereo privato intenta a percorrere la tratta che da Los Angeles porta al vicino centro di Camarillo. Un’immagine non strana nel profilo di un’influencer, ma che ha suscitato reazioni inaspettate: migliaia di persone hanno invaso i commenti criticando la scelta dell’aereo, per di più privato, per un viaggio di appena 17 minuti. Sull’onda dell’indignazione è nato anche negli Stati Uniti un progetto simile a quelli di cui abbiamo parlato finora. Si chiama @celebrityjets e ha tracciato, tra gli altri, Tailor Swift, Drake, Elon Musk.
Il tema della sostenibilità dei voli di lusso è sempre più sentito. Comunque vada a finire la vicenda di Jet dei Ricchi, la loro battaglia non sembra destinata a finire nel dimenticatoio.