Una visita a Parigi a Citéco, il museo interattivo dell’economia
Inaugurata nel 2019, la Cité de l'Économie è l’unico museo europeo interamente dedicato all'economia. La nostra recensione
La sede di Citéco non è stata scelta a caso. Il palazzo Gaillard, nel quartiere parigino di Malesherbes (XVII arrondissement), appartiene alla Banque de France dall’inizio del XIX secolo. Fu fatto costruire – come sede della sua banca – da Emile Gaillard, nipote di un banchiere e figlio del sindaco di Grenoble. Allievo e amico di Chopin (che gli dedicò una mazurka), fu un grande appassionato d’arte. Alla sua morte, nel 1902, la banca Gaillard fu assorbita dal Crédit Lyonnais, allora una delle più grandi banche del mondo.
Il palazzo, la casa di un banchiere
Il palazzo fu costruito da Jules Février (che vinse per questo edificio la Grande Médaille d’architecture), allora giovane architetto che si dedicò alla costruzione di una serie di edifici privati e industriali nel quartiere. Malesherbes ha una storia interessante: alla fine della prima guerra mondiale, la Banque de France stava perseguendo una politica di espansionismo, aprendo filiali bancarie in tutta la Francia. Nel 1920 comprò il palazzo in place Malesherbes, quartiere che era passato da uno dei luoghi di elezione di pittori e intellettuali a zona residenziale di grandi famiglie industriali, come i Peugeot, i Breguet, i Guerlain e i Michelin.
Chi l’ha detto che l’economia è una scienza triste?
Il museo ha aperto al pubblico nel 2019. Il progetto, sotto la guida della Banca di Francia, è realizzato in collaborazione con una serie di soggetti pubblici tra cui il ministère de l’Éducation nationale, i musei delle banche centrali, tra cui quello dell’Unione europea, l’IEFP (Institut pour l’éducation financière du public) e la Biblioteca nazionale di Francia.
Il museo, a livello museografico, è bello come spesso solo i musei francesi possono esserlo. E anche divertente. Il progetto ha visto un concorso a cui hanno partecipato più di 100 architetti e museografi.
Nella conferenza stampa di lancio del progetto, nel 2015, Christian Noyer, ex governatore della Banca di Francia, esordisce citando Disraeli: «Dall’educazione dipende il destino di un Paese». Ciò in relazione ai risultati dei test PISA, evidentemente non particolarmente soddisfacenti. E spiega la decisione di aprire un museo dell’economia come risposta a un bisogno di accesso alla cultura economica da parte dei cittadini per comprendere i dibattiti degli esperti nei media, le proposte di politica economica dei partiti e, in sostanza, avere i mezzi per fare «scelte informate per se stessi o per il proprio Paese».
Un Museo dall’approccio critico e dialettico
Il Museo, su tre piani per oltre 2.400 metri quadri, ha un approccio interattivo e mai passivo alle informazioni. Attraverso video animati, strumenti di gamification e di apprendimento pratico all’interno delle eleganti sale storiche del palazzo. Il taglio informativo è molto interessante, perché pone sempre a confronto teorie economiche differenti o comunque, in generale, problematizza le informazioni fornendo punti di vista di studiosi e ricercatori che si alternano in uno stesso video.
Grande attenzione viene dedicata in ogni sezione al tema dell’impatto ambientale delle scelte economiche e della globalizzazione dei mercati e delle merci. Alla fine della visita, un video propone un dialogo immaginario tra Keynes e Friedman sulle differenze sostanziali dei loro lavori e sull’apporto delle loro analisi economiche ai nostri giorni.
Molto belli i grafici interattivi descritti in video, in particolare sullo sviluppo economico e sociale nel mondo dal 1810 al 2015.
La visita, in breve
Al primo piano si entra nella sala dedicata agli “attori dell’economia” (Stati, aziende, banche, ecc.). Uno scanner come quello del controllo bagagli a mano dell’aeroporto attende i visitatori: se si fa scorrere uno dei tre oggetti proposti (un paio di jeans, un barattolo di yogurt, un computer portatile), parte un video che mostra tutti i Paesi coinvolti nella costruzione dell’oggetto. La fabbricazione di un paio di jeans, per esempio, coinvolge ben 9 nazioni (UK, Benin, Italia, Tunisia, Germania, Australia, Irlanda, Giappone e Francia).
Poco più avanti si passa al tema dei salari, partendo da una domanda apparentemente semplice: quanto guadagnano i lavoratori dipendenti in Francia? Uno schermo gigante mostra il loro profilo finanziario, suddividendo la popolazione per fasce di reddito. Si scopre che solo il 15% dei dipendenti guadagna più di 2.300 euro netti al mese. Non è chiaro se è metaforico, ma il grafico si naviga col sedere; viene utilizzato come telecomando il sedile di uno sgabello.
Al piano di sotto, l’antico caveau della banca è dedicato alla storia del denaro, con una ricca collezione di monete – dalla tetradracma di Atene al franco francese. Infine, nella vecchia sala dei cassieri, una serie di giochi si occupa dei mercati e delle loro crisi. E vi assicuriamo che i giochi non sono affatto facili!
Nel 2019 (prima della chiusura per Covid-19) il museo è stato visitato da 150mila persone di tutte le età. Noi lo consigliamo caldamente.