Città “circolari”: Milano batte tutti. Poi Firenze e Torino
Analizzati 20 indicatori divisi in 5 categorie: il capoluogo lombardo vince grazie a trasporti efficienti, mobilità condivisa, rete idrica efficiente, elevata raccolta differenziata
Sistemi di trasporto pubblico ramificati e apprezzati, servizi avanzati di car sharing, rete idrica efficiente, elevato livello di raccolta differenziata e alto fatturato delle attività di vendita dell’usato. La ricetta è complessa, richiede tempo per realizzarla ma i risultati sono invidiabili: Milano è la città più “circolare” d’Italia. Il dato emerge dalla prima classifica delle città italiane più performanti sul piano della sostenibilità e dell’economia circolare (ovvero quell’economia basata sul riutilizzo delle risorse e sulla riduzione degli sprechi, all’insegna dell’eco-sostenibilità). A realizzarla è il Cesisp, il Centro di Economia e regolazione dei servizi, dell’industria e del settore pubblico dell’Università di Milano-Bicocca.
Una mappatura delle politiche cittadine
Sul podio sale anche Firenze, che emerge per le politiche di responsabilizzazione del cittadino, il numero di colonnine pro capite di ricarica per le auto elettriche e i tanti cittadini impegnati nel volontariato. E al terzo posto figura Torino, al top per efficienza energetica e qualità dei sistemi di depurazione.
La ricerca analizza la realtà italiana dell’economia circolare da un punto di vista Glocal. «Si deve partire da una valutazione di quanto è stato fatto e quanto si deve fare a livello locale – spiegano Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia, rispettivamente direttore scientifico e ricercatore del Cesisp – ed è importante iniziare da una mappatura delle politiche di prossimità che toccano il cittadino».
20 indicatori divisi in 5 categorie
Il Cesisp ha sviluppato un sistema di misurazione dell’economia circolare nelle prime 10 città italiane per popolazione (tutte superiori ai 300mila abitanti): in ordine alfabetico, Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino. «Abbiamo costruito una serie di indicatori – precisano Beccarello e Di Foggia – per dare un contenuto numerico ai 5 cluster o pilastri dell’economia circolare: il riutilizzo delle risorse, la condivisione sociale, la sostenibilità ambientale, la condivisione dei beni e l’uso efficiente di beni e risorse».
Gli indicatori in tutto sono venti. Milano è risultata prima in 3 cluster su 5 (riuso, condivisione dei beni, uso risorse), seconda nel livello di condivisione sociale, mostrando le principali criticità per input sostenibili (pilastro nel quale si posiziona quinta), in particolare in efficienza energetica, disponibilità di aree verdi sul totale della superficie comunale e produzione di energia elettrica da fotovoltaico. In quest’ultimo indicatore, al contrario, punteggio massimo per Catania seguita da Bari e poi Bologna.
Chi primeggia nelle diverse voci
Prendendo in considerazione alcuni degli altri parametri, Milano primeggia per i cittadini che scelgono di acquistare beni di seconda mano (poi Firenze, Genova), per percentuale di raccolta differenziata (quindi Firenze, Bologna), numero di passeggeri sui trasporti pubblici rispetto alla popolazione totale (a pari merito con Roma, poi Torino insieme a Bologna) e diffusione della sharing mobility (poi Firenze, poi Torino).
Più colonnine di ricarica per i mezzi elettrici si registrano a Firenze, seguita da Milano, poi Bari. Le città con più volontari in percentuale alla popolazione sono risultate, in ordine, Firenze, Bologna e Torino. Per aree verdi, Roma batte Palermo e Bologna. Per orti urbani sul totale del verde, Bologna, Napoli e Firenze formano il podio. Infine, Bologna domina per diffusione di auto elettriche e ibride sul totale del parco auto, seguita da Milano e Roma. Venendo alle piste ciclabili in cima Bologna, quindi Firenze e Torino.
Un aiuto per le azioni dei primi cittadini
«Il nostro studio – spiegano i ricercatori Cesisp – ha l’obiettivo di fornire e sviluppare strumenti per supportare i decisori locali,regionali e statali per comprendere il posizionamento del nostro Paese e, soprattutto, avere dei primi strumenti di analisi di impatto per promuove un impianto normativo efficace basato sulla consapevolezza della realtà.
«La strategia comunitaria per l’economia circolare sarà un game changer della politica ambientale europea destinato a cambiare profondamente la struttura dei sistemi economici e sociali degli Stati dell’Unione. Nella nostra visione l’economia circolare, per l’ampiezza delle aree di intervento sul piano della sostenibilità e l’uso delle risorse naturali, deve essere ricondotta alla concretezza di azione. Per questo riteniamo che sia necessario avviare un percorso di ricerca per dotarsi di opportune metodologie di misurazione».