Clima, il Carbon Disclosure Project svela l’impatto indiretto della finanza

Secondo un rapporto del Carbon Disclosure Project le emissioni indirette degli istituti finanziari sono 700 volte superiori a quelle dirette

Solo una parte degli istituti finanziari contattati dal Carbon Disclosure Project ha fornito i dati richiesti © sasirin pamai/iStockPhoto

Le emissioni “indirette” di gas ad effetto serra da parte di banche e compagnie d’assicurazione sono 700 volte superiori a quelle dirette. Il reale impatto climatico dei colossi della finanza, dunque, deve essere misurato prendendo in considerazione – soprattutto – quello legato ai loro portafogli di prestiti e investimenti. A spiegarlo è un rapporto dell’organizzazione non governativa Carbon Disclosure Project, basato sul più grande database esistente in materia.

Solo un ristretto numero di banche e compagnie d’assicurazione ha fornito i dati

Secondo il documento, «la quasi totalità degli impatti e dei rischi legati ai cambiamenti climatici degli istituti finanziari di tutto il mondo proviene da come e a chi essi decidono di concedere denaro». Eppure, sono ancora pochissime le realtà che garantiscono trasparenza in questo senso.

L’analisi del Carbon Disclosure Project spiega, infatti, che solo un ristretto numero di banche e compagnie d’assicurazione ha rivelato le informazioni richieste. Appena il 25%, su un totale di 332 istituti che hanno risposto al questionario inviato, ha fornito infatti i dati relativi a tali emissioni indirette. Che in gergo tecnico si chiamano “scope 3”, ovvero uno dei tre livelli di emissioni indicati dal GHG Protocol (GreenHouse Gas Protocol), lanciato nel 2001 dal WBCSD (World Business Council for Sustainable Development) e dal WRI (World Resources Institute).

Cosa sono gli Scope 1, 2 e 3 del GHG Protocol

Tale protocollo ha come obiettivo l’armonizzazione della lotta contro i cambiamenti climatici. Serve in altre parole a identificare l’insieme degli impatti generati dalla produzione e dal consumo di un prodotto. Il livello 1 (“scope 1”) corrisponde alle emissioni dirette: ad esempio la combustione di energie fossili. Il livello 2 (“scope 2”) è relativo alle emissioni indirette legate al consumo di energia necessario per la fabbricazione di un prodotto. E il livello 3 (“scope 3”) è relativo appunto alle altre emissioni indirette. Ad esempio quelle provocate dall’estrazione di materiali necessari per realizzare un prodotto. O ancora le emissioni legate ai trasporti utilizzati dai dipendenti per recarsi al lavoro.

BNP Paribas fa parte delle banche che hanno risposto solo parzialmente alle richieste di informazioni giunte dal Carbon Disclosure Project
BNP Paribas fa parte delle banche che hanno risposto solo parzialmente alle richieste di informazioni giunte dal Carbon Disclosure Project © Corrado Fontana

Il Carbon Disclosure Project sottolinea inoltre che anche tra chi ha risposto sullo “scope 3”, lo ha fatto solo in parte. Ad esempio, la banca olandese ABN Amro e la francese BNP Paribas hanno calcolato le emissioni soltanto sulla metà dei loro portafogli. «Colpisce, poiché significa che la maggior parte dell’impatto climatico resta nascosta», precisa il rapporto.

Il rapporto del Carbon Disclosure Project sarà annuale

In ogni caso l’organizzazione non governativa non demorderà: «Questo è il primo rapporto focalizzato sugli istituti finanziari – ha spiegato al quotidiano francese Les Echos uno dei dirigenti, Laurent Babikian – Prevediamo di pubblicarlo ogni anno e pensiamo che sarà uno strumento utile per monitorare gli impegni assunti da tali attori».