Condono beffa. Il governo Lega-M5S ammette: «Frutterà solo 180 milioni»
La cosiddetta "pace fiscale" favorirà gli evasori ma non porterà quasi nessun nuovo gettito. Lo dice il documento ufficiale inviato dal governo a Bruxelles
«La prima manovra del governo Conte sul fronte fiscale è facile da definire: è semplicemente una manovra del non-cambiamento. Non cambia nulla per i lavoratori dipendenti e per il cuneo fiscale sul costo del lavoro, che già oggi arriva al 43,7%, il secondo livello più elevato nell’Unione europea.
Cambia poco per le società di capitali, alcune delle quali saranno favorite dall’introduzione dell’aliquota Ires ridotta al 15%, altre che saranno danneggiate dall’abolizione dell’agevolazione ACE (Aiuto alla Crescita Economica) e da altre revisioni delle basi imponibili.
Cambia qualcosa per i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali che potranno accedere al regime forfettario, prima riservato ad attività economiche con fatturato annuo fino a 40mila euro, se hanno un fatturato non superiore a 65mila euro, non hanno dipendenti e hanno pochi beni strumentali.
Tuttavia, a fronte di questi vantaggi per alcuni, non verrà varata l’IRI, imposta sul reddito individuale, che avrebbe consentito a tutte le imprese non societarie di optare per l’aliquota Ires.
La nemesi dei troppi condoni
Ma l’esempio di non-cambiamento forse più evidente è quello sul condono. Una parte del governo (presumibilmente: la Lega) aveva in animo di ottenere un gettito-monstre. Il vicepresidente del Consiglio MatteoSalvini aveva parlato addirittura di “almeno 20 miliardi”…
Matteo Salvini a Porta a Porta
Quello che ad oggi è noto è cosa ben diversa. Ed è stata comunicata dallo stesso governo alla Commissione europea. È un condono vastissimo che genera, però, un gettito aggiuntivo di… 180 milioni nel 2019 (vengono infatti indicato introiti pari ad appena lo 0,01 per cento del Pil).
La ragione principale per cui un condono di così ampia portata ha effetti così modesti è che il governo sostanzialmente ripete o proroga varie forme di condono adottate di recente che si applicheranno, quindi, ad una platea molto ridotta di contribuenti.
Dalla “rottamazione-ter” introiti positivi (forse) dal 2020
Vediamo qualche numero. Le misure di definizione agevolata dei verbali di accertamento (fatti dall’Agenzia delle Entrate) e dei processi verbali di constatazione (fatti dalla Guardia di finanza) sono riedizioni di istituti già esistenti (ad esempio l’acquiescenza) che vengono usati dai contribuenti solo quando l’imposta accertata è di importo contenuto: una bozza della relazione tecnica circolata nei giorni scorsi stima il maggior gettito di questi istituti in un totale di circa 540 milioni di euro annui.
D’altronde, la definizione agevolata delle liti pendenti, che consente di terminare le stesse pagando il 20% della maggiore imposta accertata in caso di vittoria del contribuente nel secondo grado di giudizio e il 50% in caso di vittoria del contribuente nel primo grado di giudizio, non è altro che una riedizione, in termini più favorevoli, della definizione agevolata delle controversie tributarie già prevista dal decreto legge 50/2017 e quindi potrà avere solo un effetto marginale, stimato, sempre nello stesso documento, in soli 100 milioni annui.
Addirittura, la rottamazione-ter delle cartelle esattoriali potrebbe avere un effetto, nel biennio 2018-2019, complessivamente negativo perché «una parte dei carichi per i quali si stima l’adesione sarebbero stati presumibilmente riscossi al lordo delle componenti abbuonate (sanzioni e interessi di mora)». Questo effetto negativo viene stimato nella bozza di relazione tecnica in poco più di 400 milioni di euro circa. Anche quando comincerà a produrre gettito questa sanatoria porterà poco più di un miliardo, e ciò non prima del 2020.
La confusa dichiarazione integrativa speciale
Infine, la discussa disposizione sulla dichiarazione integrativa speciale che, comparsa solo nell’ultima versione del decreto fiscale, prevede la possibilità di versare un’imposta sostitutiva del 20 per cento sui maggiori imponibili spontaneamente dichiarati dopo i termini normalmente previsti, ma prima che sia iniziato l’accertamento, senza né sanzioni né interessi. Teoricamente si tratta di una disposizione molto favorevole.
Ad esempio, nel caso di maggiori imponibili Irpef, l’attuale dichiarazione integrativa ordinaria richiederebbe di versare un’imposta determinata sulla base dell’aliquota marginale (dal 23 al 43%), oltre sanzioni e interessi, ancorché ridotti. Tuttavia, la disposizione si applica solo se i maggiori imponibili non sono superiori del 30% rispetto a quelli dichiarati entro i termini, e, comunque, per importi che non superano i 100mila euro.
Se i maggiori imponibili evasi fossero di entità superiore a questi limiti, il contribuente, pur ottenendo lo sconto su ciò che fa emergere spontaneamente, correrebbe il rischio di segnalare al fisco l’esistenza di altri imponibili, che invece non può segnalare.
Il risultato potrebbe essere un impatto molto limitato anche di questa norma a causa della sua formulazione confusa, evidentemente frutto di mediazioni tra le diverse componenti del governo.
Condono: gettito trascurabile e inutile per le spese sociali
Ogni condono mina alla radice il rapporto tra fisco e contribuente, genera una comprensibile rabbia in chi le imposte deve pagarle e spinge ulteriormente chi può a non pagarle.
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Questo condono, per ampiezza dei comportamenti compresi e per la risonanza che sta avendo, sarà veicolo di ulteriore evasione e quindi di minore gettito nel medio periodo.
Chi lo ha concepito è anche riuscito a fare in modo che generasse un gettito di breve periodo assolutamente trascurabile e inutile per finanziare le maggiori spese sociali. Come si dice in queste occasioni…chapeau!
* Professore associato di Scienza delle finanze all’università Milano-Bicocca, membro del comitato di gestione dell’Agenzia delle Entrate, è stato consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei ministri ed esperto tributario al Secit (Ministero delle Finanze).
Twitter: @saintbull70