Cop 24, dalla Polonia pessima notizia: compromesso al ribasso sul clima

Conclusa la Cop 24 di Katowice. Testo finale troppo debole. Le Ong denunciano: molti Paesi si rimangiano gli impegni. E l'Onu calcola: temperatura salirà di 3°C

Nella serata di sabato 15 dicembre, i quasi 200 Paesi che hanno partecipato alla Cop 24, hanno raggiunto un’intesa. È stato infatti approvato il “rulebook” che dovrebbe permettere di rendere operativo l’Accordo di Parigi. Il pacchetto di regole stabilito a Katowice, in altre parole, dovrebbe permettere di porre il mondo sulla via della transizione. Facendo sì che si rispetti l’impegno di limitare la crescita della temperatura media globale, entro la fine del secolo, ad un massimo di 2 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali.

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100 miliardi di dollari di aiuti ai Paesi poveri: il nodo c’è ancora

Come ormai accade di consueto in occasione delle Cop (Conference of parties), uno dei principali nodi a Katowice è stato quello finanziario. È dal lontano 2009, infatti, che i Paesi ricchi hanno promesso di aiutare quelli più poveri e vulnerabili. La comunità internazionale, in occasione della Cop 15 di Copenaghen, convenne infatti su un punto. Il fatto cioè che sono le economie avanzate ad aver emesso la maggior parte dei gas ad effetto serra nel corso del 20° secolo. Oggi, però, a pagarne le conseguenze peggiori sono le nazioni più povere.

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Il Nord del mondo, in altre parole, ha inquinato, fatto girare le proprie economie e si è così arricchito. Mentre il Sud è rimasto molto più arretrato. E oggi deve anche subire le conseguenze delle scelte delle nazioni più agiate. Proprio per compensare tale squilibrio si decise che i Paesi ricchi avrebbero aiutato quelli poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici. E a mitigarli, attraverso progetti di transizione ecologica.

Come? Con un trasferimento di denaro pari a 100 miliardi di dollari all’anno. La cifra, però, non è mai stata stanziata per intero. Nonostante nell’Accordo di Parigi del 2015 sia stata ribadito tale impegno, infatti, alle parole non sono ancora seguiti i fatti. «Nell’ultimo periodo di contabilizzazione (2015-2016), i Paesi sviluppati hanno concesso 48 miliardi all’anno – aveva ammonito Emilie Both, della ong Oxfam, prima dell’avvio della Cop 24 -. E si tratta di valori probabilmente sovrastimati. Immaginiamo che in realtà ai Paesi in via di sviluppo sia arrivato molto meno».

Promesse di nuovi fondi da Germania, Norvegia e altri Paesi

All’inizio della Conferenza di Katowice, le Nazioni Unite hanno aggiornato i dati parlando di 56 miliardi. Un dato dunque più alto ma in ogni caso lontanissimo da quanto promesso nove anni fa. «Inoltre la quota dedicata all’adattamento è minoritaria. Nonostante l’impatto dei cambiamenti climatici sia già enorme nei Paesi più vulnerabili», ha osservato Both.

Nel corso della Cop 24, però, qualche nuova promessa è stata avanzata. La Germania ad esempio ha dichiarato di voler raddoppiare la partecipazione al Fondo verde per il clima, concedendo 1,5 miliardi di euro. La Norvegia si è impegnata invece a stanziare altri 345 milioni. E anche altre nazioni hanno promesso di incrementare i fondi.

Il problema, però, è che i rappresentanti dei governi presenti a Katowice hanno avuto grandi difficoltà a trovare un compromesso sulla trasparenza. Ovvero sul come verificare che queste promesse siano realmente mantenute. E che il denaro venga utilizzato davvero per gli scopi prefissati.

La Banca mondiale investirà 200 miliardi di dollari. Ma fra 3 anni…

Più facile da verificare potrebbe essere la promessa avanzata dalla Banca mondiale. Nel corso della Cop 24, l’istituto internazionale ha annunciato la volontà di investire 200 miliardi. Ciò a partire dal 2021 e per cinque anni. Anche altri istituti finanziari annunciato ulteriori sforzi. Il problema, però, è che si tratta nella maggior parte dei casi di prestiti. Il che, secondo molti osservatori, non sarebbe coerente con il principio di “riparazione” dei danni che subiscono le nazioni povere.

Altro punto di disaccordo è stato quello del mercato delle emissioni di CO2. In Europa il sistema ETS ha dimostrato enormi limiti di funzionamento.

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Inoltre, i governi si sono scontrati sulle tecniche di contabilizzazione delle emissioni. E a porsi di traverso in questo caso è stato soprattutto il Brasile. Nazione che si appresta ad essere governata dall’ultra-destra di Jair Bolsonaro.

Stralciato il tema del mercato delle emissioni di CO2

Le divisioni sono risultate talmente insormontabili da aver convinto i negoziatori a stralciare la questione dal testo. Se ne riproverà a parlare nel corso delle prossime Conferenze (la Cop 25 si terrà a Santiago, in Cile). Secondo la Réseau Action Climat, tra i primi responsabili di un compromesso sostanzialmente al ribasso c’è la Polonia. La sua «presidenza debole ha portato a limitare la portata del testo» hanno denunciato.

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Ma il dito è puntato anche nei confronti della Francia di Emmanuel Macron. Il presidente transalpino, infatti, in passato si era lanciato in progetti come il One Planet Summit. Col esso si è puntato a mobilitare i grandi attori economici e finanziari sul tema della lotta ai cambiamenti climatici. «Ma qui a Katowice la presenza politica è stata ridotta talmente al minimo da aver compromesso il ruolo di leader della Francia», ha aggiunto il network di associazioni ambientaliste.

Alla Cop 24, infine, non si è risolto un nodo cruciale nel quadro della lotta ai cambiamenti climatici. Quello della revisione degli INDC. Si tratta delle promesse di riduzione delle emissioni climalteranti che furono avanzate dai singoli governi nel 2015. I calcoli delle Nazioni Unite dicono che esse non ci permetteranno di centrare gli obiettivi. Anche se tali impegni saranno rispettati, infatti, la temperatura media aumenterà alla fine del secolo di oltre 3 gradi. Il che equivarrà ad una catastrofe climatica.