Cop21, accordo ancora lontano a 24 ore dal giro di boa
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preoQuella di oggi sarà una giornata cruciale a Le Bourget, dove si svolge la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, Cop 21. I negoziatori hanno infatti tempo fino a domani (sabato) alle 12 per consegnare una bozza di accordo alla presidenza francese, e consentire in tal modo ai ministri di recuperare il testimone nel corso della seconda settimana di lavori.
Ieri mattina c’è stato un primo colpo di scena: nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo tre giorni di discussioni, le delegazioni hanno preso atto dell’eccessivo ritardo accumulato. Il Sudafrica ha così proposto di modificare profondamente il metodo di lavoro: stop alle decine e decine di «spin off» (riunioni ristrette incaricate di trovare soluzioni a questioni specifiche) e testo nella sua interezza nelle mani dell’assemblea. La proposta è stata accolta da tutti i Paesi presenti: al momento dell’ok mancavano ancora circa 48 ore alla conclusione della prima settimana della Cop 21.
Da adesso, dunque, parte il rush finale. Numerose associazioni presenti hanno evocato il rischio della “Sindrome di Copenaghen”. La preoccupazione, nei corridoi che dividono le sale dove si svolgono le riunioni, è palpabile. La Fondazione Nicolas Hulot, che segue da vicino i negoziati, ha ricordato che «fu proprio a causa degli scarsi risultati ottenuti nel corso dei primi giorni di lavori che in Danimarca il summit si risolse in un fallimento».
L’ostacolo principale, come era facile immaginare, è quello legato ai finanziamenti. Proprio su questo punto, nelle scorse 48 ore il gruppo dei G77 (che rappresenta 134 paesi in via di sviluppo) pare abbia alzato decisamente i toni della discussione, chiedendo garanzie ai paesi ricchi sul rispetto dei loro impegni. Ancora, c’è da registrare la posizione di chiusura dell’Arabia Saudita, che a quanto pare starebbe contrastando la proposta avanzata dai Paesi più vulnerabili, riuniti sotto l’insegna del “Climate Vulnerable Forum”, di limitare la crescita della temperatura globale a 1, 5 gradi centigradi entro la fine del secolo (e non a 2 gradi come previsto inizialmente dai governi).
Il tutto, insomma, ha fatto perdere parecchio tempo. Lo stesso ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha lasciato intendere la propria preoccupazione: «Adesso occorre accelerare». Giovedì mattina è stata però svelata una nuova versione della bozza di accordo. E si tratta di un documento in qualche modo ancor meno tranquillizzante del primo: se, infatti, da un lato le pagine sono scese da 55 a 50, dall’altro le circa 200 opzioni presenti nel testo sono diventate 250. E le espressioni tra parentesi quadre (ovvero quelle che necessitano di ulteriori discussioni) sono cresciute da 1.200 a 1.400.
Questa mattina alla Cop 21 un migliaio di rappresentanti di enti locali provenienti da tutto il mondo (tra cui circa 700 sindaci), si è riunito all’Hotel de Ville di Parigi, assieme al presidente transalpino François Hollande, con l’obiettivo di spingere per un accordo.