Cop28, da 50 colossi fossili un’immensa operazione di marketing

50 compagnie oil&gas approvano una Carta per decarbonizzare. Ma agiranno solo sul 10-20% delle emissioni, su base volontaria, e entro il 2050

La Cop28 rappresenterà una svolta o sarà un'immensa operazione di marketing © Cop28/Walaa Alshaer

Si chiama Oil and Gas Decarbonization Charter (Carta per la decarbonizzazione del petrolio e del gas, Ogdc) ed è stata presentata come un passo avanti storico alla Cop28 di Dubai. Come già accaduto per il fondo per le riparazioni dei danni e delle perdite subite (loss and damage), sul quale c’è ancora molto da fare, la presidenza emiratina della conferenza sembra presentare come sostanziali, acquisite ed efficaci anche le iniziative che, di fatto, non lo sono. O lo sono solo in parte.

La Carta approvata alla Cop28 vale solo per estrazione e produzione di petrolio e gas

A lanciare la Ogdc è stato un gruppo di 50 compagnie petrolifere del gas, che rappresentano il 40% della produzione mondiale. In 29 casi si tratta di aziende di Stato, comprese la saudita Aramco e l’emiratina Adnoc (di cui il presidente della Cop28 al-Jaber è amministratore delegato). Il loro impegno è a decarbonizzare le loro “operazioni di produzione” di qui al 2050. Ciò al fine di raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette alla stessa data. Inoltre, si propone di rendere “vicine allo zero” anche le emissioni relative al metano (questo entro il 2030).

Tuttavia, la Carta prende in considerazione soltanto la CO2 emessa nelle fasi di estrazione e produzione delle fonti fossili. In altre parole, non considera in alcun modo il fatto che il petrolio e il gas, una volta venduti, verranno bruciati. Che sia per produzione di energia elettrica, per i trasporti, per il settore immobiliare, per riscaldare abitazioni o ancora per la fabbricazione di plastica.

L’Onu: “Per gli 1,5 gradi la sola strada è l’addio a tutte le fossili”

Gli impegni relativi all’Oil and Gas Decarbonization Charter, insomma, riguardano soltanto una piccola parte del totale delle emissioni di gas ad effetto serra legate allo sfruttamento delle fonti in questione. Certo, poche tra le compagnie nazionali che hanno firmato la Carta avevano già adottato piani per raggiungere la “net zero” (sempre relativamente soltanto alle loro operazioni di estrazione e produzione). Un piccolo passo avanti, insomma, c’è effettivamente stato. Ma, oggettivamente, del tutto insufficiente.

Inoltre, implicitamente, indicando scadenze così lunghe, di fatto viene anche smascherata la volontà (speranza?) delle 50 compagnie in questione di continuare a produrre e commerciare petrolio e gas ancora per tre decenni almeno. Esattamente il contrario di quanto spiegato, per l’ennesima volta, dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, in apertura della Cop28. «Abbiamo una sola strada per raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi centigradi: dire addio ad ogni tipo di fonte fossile».

320 organizzazioni della società civile rifiutano la Carta

Ma non è tutto. La Carta non rappresenta neppure un impegno vincolante per chi l’ha sottoscritta. Come spiegato da Oil Change International, si tratta di un documento i cui obiettivi rimarranno volontari. «Invece di impegnarsi a ridurre la combustione dei fonti fossili, ovvero la causa principale del caos climatico, le aziende si propongono di ridurre le sole “emissioni operative” che avvengono prima della combustione di petrolio e gas, ignorando così l’80-90% delle loro emissioni», spiega l’organizzazione non governativa.

Per questo 320 organizzazioni della società civile hanno firmato una lettera aperta nella quale rifiutano nettamente la Carta. «Ciò che serve è un piano di transizione energetica globale e giuridicamente vincolante. Che includa un’eliminazione completa, equa, rapida e finanziata di tutti i combustibili fossili. E l’impegno a triplicare la potenza installata di energie rinnovabili utili per la natura e per le comunità, raddoppiando l’efficienza energetica».

La Carta Ogdc, insomma, sembra in larghissima parte una gigantesca operazione di marketing. Il timore è che il mood della Cop28 sia proprio questo: tanti proclami arricchiti da paillettes e annaffiati da champagne, ma con poca sostanza.