Cop28, trapela una nuova bozza non ufficiale. Con alcune novità

Mentre alla Cop28 si continua a negoziare, trapela un documento leaked che fornisce una serie di interessanti indicazioni

L'inviato speciale degli Stati Uniti alla Cop28, John Kerry © Christopher Pike/Sop28

Nella serata di martedì 12 dicembre una nuova bozza è trapelata dai tavoli negoziali della Cop28 di Dubai. Stavolta, però, non si tratta di un draft ufficiale pubblicato dalla presidenza della conferenza, ma di un testo leaked. Circolato cioè all’interno della sala stampa della Cop quando negli Emirati Arabi Uniti è già sera inoltrata.

Cosa cambia rispetto alla quarta bozza di lunedì

Il testo appare migliorato rispetto alla quarta bozza che è stata diffusa (ufficialmente) nel pomeriggio di lunedì. Soprattutto nella parte in cui chiede al mondo un impegno concreto nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Ciò nonostante, non viene menzionato alcun phase out (uscita). Su tale espressione, d’altra parte, un gruppo di nazioni capeggiato dall’Arabia Saudita ha manifestato un’opposizione inamovibile.

Una fotografia del testo trapelato alla Cop28
Una fotografia del testo trapelato alla Cop28 © Italian Climate Network

Inoltre, sembra esserci la volontà di chiedere con più forza impegni fattuali ai governi, a partire dall’obiettivo di triplicare la capacità installata di impianti alimentati da fonti rinnovabili. nonché di migliorare l’efficienza energetica. Nella nuova bozza leaked sembra che la scelta sia stata di passare dalla parola could alla parola should, ovvero da “potrebbero” a “dovrebbero”. Ciò in riferimento, appunto, alla richiesta rivolta ai paesi di tutto il mondo. In questo senso, sembra che si sia andati incontro a quelle nazioni che chiedevano maggiore ambizione, dopo la quarta bozza. In particolare le piccole nazioni insulari e quelle più vulnerabili di fronte agli impatti dei cambiamenti climatici.

Un compromesso sulle “modalità scelte a livello nazionale”

Al contempo, il documento riconosce che ciascun Paese può scegliere la propria strada “determinandone le modalità a livello nazionale”. Qui, invece, la concessione sembra essere piuttosto nei confronti delle nazioni che non vogliono impegni troppo stringenti e vincolanti.

È presente, inoltre, il riferimento alle responsabilità comuni ma differenziate. Il compromesso, in questo caso, è probabilmente legato alla richiesta del gruppo G77 + Cina, rappresentato da Cuba, che ha a più riprese sottolineato la necessità di non far pagare la transizione allo allo stesso modo a tutti.

Resta deludente il passaggio sulla fonte fossile più dannosa, il carbone

Per quanto riguarda specificatamente i combustibili fossili, al punto b si parla di “una rapida diminuzione del carbone unabated (ovvero privo di sistemi di cattura della CO2, ndr)”, nonché di “una limitazione dei permessi concessi a nuove centrali a carbone unabated”. Trattandosi della fonte fossile in assoluto più dannosa per il clima, la scelta di escludere un addio, e di limitare anche la diminuzione alla sola quota di impianti unabated, non può che apparire decisamente deludente.

Per quanto riguarda la transizione energetica nel suo complesso (il punto c), se prima una delle opzioni sul tavolo era quella di “ridurre consumo e produzione in modo giusto, ordinato ed equo”, ora il testo parla di “accelerare gli sforzi a livello globale per arrivare ad avere sistemi energetici ad emissioni nette azzerate, utilizzando combustibili a basso o nullo impatto ben prima o attorno alla metà del secolo”. In questo senso, non può non saltare agli occhi la differenza non da poco esistente tra “ben prima” e “attorno”: due espressioni che appaiono quasi in contraddizione tra loro.

“Transitioning away” per superare l’impasse tra “phase out” e “phase down”

Da interpretare e poi il punto d, che introduce una formula lessicale mai utilizzata finora. Si parla infatti di transitioning away, ovvero di un “processo di transizione dalle fonti fossili nei nostri sistemi energetici, a cominciare da questa decade, in modo giusto, ordinato ed equo, al fine di raggiungere l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 e in linea con la scienza”. In questo caso, il limite della metà del secolo appare più perentorio. Al contrario, “a partire da questa decade” potrebbe concedere ai produttori di fossili altri anni per avviare il declino. Forse queste due parole, “transitioning away”, potranno però permettere di superare l’impasse tra “phase out” e “phase down” che finora ha di fatto bloccato i negoziati.

Il punto e resta quello più palesemente “omnibus”, finalizzato probabilmente a tenere tutti i governi nei negoziati. Si parla infatti di “accelerare le tecnologie a zero o a basse emissioni”, citando in questo senso “rinnovabili, nucleare, abbattimento e rimozione”, con riferimento ai sistemi dei carbon capture and storage. Si tratterebbe della prima volta che il nucleare viene citato in un documento ufficiale dell’Unfccc. E a molti non piacerà, alla Cop28, l’inclusione degli impianti di cattura e stoccaggio: una tecnologia molto costosa, ancora agli albori e che rischierebbe di perpetuare i business legati alle fonti fossili, anziché superarli.

La “sostituzione” delle fossili unabated, l’idrogeno, il metano e i sussidi

Sempre al punto e si cita inoltre l’idrogeno e si parla di sforzi per “sostituzione di fonti fossili unabated nei sistemi energetici”. Anche qui, il compromesso è più che evidente. Non soltanto si limita la transizione alle fossili prive di sistemi di cattura della CO2, ma si parla appunto di “sostituzione”. Subordinando così, ad esempio, la chiusura di centrali a carbone al contemporaneo ingresso in servizio di parchi solari o eolici di pari portata produttiva.

Al punto f si chiede di “accelerare e ridurre sostanzialmente le emissioni di metano entro il 2030”. Al punto g di accelerare quelle legate ai trasporti. E al punto h si conferma quanto già indicato nella quarta bozza, ovvero l’uscita dai sussidi “inefficaci” alle fonti fossili, il che apre ad un’ampia possibilità di interpretazione. Tuttavia, un passo avanti c’è: nel testo li si definisce come “quelli che non aiutano nella lotta alla povertà energetica o ad una giusta transizione”.

La Cop28 è alle battute finali

Non si tratta in ogni caso, come confermato dall’agenzia Bloomberg, di un testo definitivo. Il presidente della Cop28 al-Jaber si è riunito a porte chiuse con i negoziatori delle varie nazioni e soltanto nella mattinata di domani, mercoledì 13 dicembre, si potrà analizzare una bozza ufficiale.