Alla Cop28 belle parole, ma a vincere è sempre il mercato
La Cop28 si chiude con un accordo per la transizione dai combustibili fossili. Una raffinatezza linguistica dai risultati quanto meno incerti
Il primo dubbio è se in italiano esista il verbo “transizionare”. Come tradurre il passaggio cruciale del testo approvato alla Cop28 appena conclusa a Dubai, ovvero la «transition away from fossil fuels»? Alcuni hanno tradotto con «favorire il percorso verso l’abbandono dei combustibili fossili», altri più semplicemente «una transizione dai combustibili fossili».
Transizione dai combustibili fossili, un’espressione debole e ambigua
I dubbi non riguardano raffinatezze linguistiche ma, molto più concretamente cosa ci si debba attendere adesso, e cosa significherà questa espressione per il futuro del Pianeta. Diversi commentatori hanno parlato di un risultato storico per il clima: per la prima volta l’umanità afferma di volere uscire dai combustibili fossili. Secondo altri osservatori che hanno seguito i negoziati, però, l’entusiasmo è per lo meno eccessivo. Corporate Europe intitola un suo articolo di commento «Storico, ma per chi?», evidenziando la «litania di scappatoie» permesse dal testo emerso dalla Cop28. Tra le più evidenti, il fatto che non specifica in alcun modo cosa significhi realizzare tale transizione né dà alcuna indicazione sui tempi e le modalità.
I principali riferimenti sono per tecnologie che ad oggi sono poco più che sperimentali e che, nella migliore delle ipotesi, avranno anche in futuro un ruolo marginale, come quella relativa alla cattura della CO2 (Carbon Capture and Storage o CCS). Al di là del fatto che nemmeno nella più rosea delle ipotesi la CCS potrà minimamente bastare per arrivare alle zero emissioni nette nel 2050, per l’ennesima volta si sposta il focus dall’uscita dai fossili alle presunte soluzioni che permettano di continuare a estrarli e bruciarli. Alla faccia della transizione.
Il presidente della Cop28 continua a puntare sul petrolio
D’altra parte, non appena conclusa la Cop28, il suo tanto criticato presidente, Sultan al-Jaber, nella sua veste di amministratore delegato della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti Adnoc, ha tranquillamente dichiarato: «Il mio approccio è semplice: continueremo ad agire come un fornitore di energia a bassa CO2 in modo responsabile e affidabile». Quale sia questa fonte di energia è fin troppo chiaro: il petrolio. Secondo lui, sarebbe «a basso contenuto di anidride carbonica perché è estratto in modo efficiente e con meno perdite rispetto ad altre fonti».
Si continua a estrarre, ma è l’estrazione stessa a diventare “sostenibile”, non il fatto che si parli di petrolio. Perfettamente in linea con l’impegno preso dalle maggiori compagnie petrolifere durante i giorni della Cop. Se a qualcuno può suonare cinico al limite della presa in giro, non è ancora nulla rispetto alle dichiarazioni che arrivano dal governo inglese, dove il premier Rishi Sunak ha sostenuto che le nuove licenze per lo sfruttamento di gas e petrolio nel mare del Nord sono «pienamente coerenti» con l’impegno per le zero emissioni nette. Gli fa eco il suo ministro dell’ambiente, secondo il quale sono «assolutamente una transizione dai combustibili fossili».
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Tante belle parole, ma sull’energia si continua con il business as usual
Tante belle parole durante la Cop28, foto di gruppo con sorrisi di ordinanza, titoloni sui giornali di tutto il mondo, e si riparte come se nulla fosse successo. L’unica differenza è ammantare il business as usual con dichiarazioni sulla sostenibilità e la transizione. Lo stesso al-Jaber dichiara candidamente che anche nel futuro sarà la domanda a guidare le scelte in materia energetica.
Davvero pensavate che gli accordi internazionali potessero avere un peso? Veramente immaginavate che le evidenze sempre più terrificanti provenienti della comunità scientifica potessero contare qualcosa? Qualcuno era cosi ingenuo da pensare che la formuletta “transition away” avrebbe potuto frenare lo sfruttamento delle fossili? È la domanda a guidare ogni decisione.
E sì, parlare o meno di “transizionare” è davvero solo una raffinatezza linguistica. La realtà è tutta un’altra cosa. È il mercato. Sono i soldi, bellezza.