La Cop30 di Belém rischia di trasformarsi nel summit dei ricchi

A Belém la Cop30 rischia di diventare il summit dei ricchi: alloggi introvabili, costi altissimi e logistica che penalizza società civile e Paesi poveri

La Cop30 – la trentesima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, che si terrà a novembre a Belém, in Brasile – rischia di trasformarsi da evento inclusivo e vicino sia idealmente che geograficamente alle popolazioni vulnerabili in un summit dei potenti. La conferenza, infatti, è stata organizzata dal governo di Lula alle porte della foresta amazzonica, per ovvie ragioni simboliche. 

Per questa ragione è stata scelta la capitale dello Stato del Pará, che affaccia sul mare e ha, alle spalle, uno dei principali “polmoni” della Terra. Idea lodevole, e con ogni probabilità arrivata in buona fede da parte di un governo che ha cercato di stabilire un cambiamento diametrale rispetto agli anni di Jair Bolsonaro. L’ex presidente di estrema destra che aveva consentito una deforestazione sostanzialmente priva di limitazioni. 

Perché allora, la Cop30, le cui premesse politiche appaiono positive, rischia di rivelarsi la meno inclusiva di sempre? La ragione è nell’organizzazione e nella logistica. Belém è una città di 1,4 milioni di abitanti che dista tremila chilometri da San Paolo e Rio de Janeiro, e duemila dalla capitale Brasilia. Ciò comporta per molti delegati che saranno presenti alla Conferenza una moltiplicazione degli spostamenti, la cui maggior parte sarà coperta in aereo. Con tutto ciò che consegue in termini di emissioni di CO2. Ma soprattutto, migliaia di persone che vorrebbero partecipare alla conferenza si sono scontrate con un problema insormontabile in queste settimane: la mancanza di alloggi a prezzi ragionevoli.

Alloggi introvabili e prezzi alle stelle a Belém

La questione è talmente complessa da essere stata trattata da numerose testate internazionali. E aver spinto la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (l’Unfccc, organismo che si occupa di organizzare le Cop) a chiedere un intervento direttamente al governo del Brasile. Al problema dei prezzi – è praticamente impossibile trovare una camera d’albergo a meno di 7-8mila euro a settimana per una sola persona – si accavalla infatti quello degli alloggi proposti in affitto per l’occasione. 

Moltissimi appartamenti presenti sulle più note piattaforme online risultano infatti affittati per la prima volta. E un rapido riscontro attraverso le mappe non chiarisce se si tratta di strutture davvero esistenti. Così, dopo la richiesta dell’Unfccc, il governo ha aperto un sito internet ad hoc, che ha il merito di presentare solo alberghi e appartamenti “certificati”. I prezzi, però, rimangono esorbitanti. 

Lo stesso esecutivo ha predisposto la presenza di una o più navi da crociera che saranno attraccate al porto di Belém durante la durata della conferenza. Ma tenendo conto che alla precedente Cop29 di Baku i partecipanti sono stati circa 70mila, si comprende facilmente come tali misure risolvano solo in minima parte il problema.

Lobby fossili sempre più presenti alle Conferenze sul clima

Il rischio, dunque, è che di fronte a questa situazione soltanto le delegazioni dei “ricchi” potranno essere presenti e farlo in modo nutrito. Le organizzazioni non governative, le associazioni e la società civile saranno invece le più penalizzate. Ma le difficoltà sono tali che perfino alcuni Paesi poveri hanno evidenziato la problematica, spiegando che saranno costretti a inviare meno rappresentanti. 

Di certo, invece, a non avere problemi saranno le migliaia di lobbisti. Che negli ultimi anni si sono presentate in massa alle Cop per cercare di annacquarne i risultati e perpetuare i business di chi li invia. Ovvero grandi compagnie del petrolio, del carbone e del gas, ma anche banche e fondi d’investimento. Il cui unico obiettivo è continuare a sfruttare i business legati alle fonti fossili, e pazienza se ciò comporterà una catastrofe climatica nei prossimi decenni.

Il multilateralismo sotto pressione: perché la Cop30 è cruciale

Sul clima è stato fatto troppo poco, lo sappiamo. All’emergenza e ai campanelli d’allarme si è risposto con misure insufficienti e a fasi alterne. Tuttavia, un dato è chiaro. Quel “poco” è stato possibile proprio grazie a un metodo diplomatico sempre più in difficoltà ma essenziale: il multilateralismo. Che nel caso della lotta contro i cambiamenti climatici prende dall’inizio degli anni Novanta la forma delle Conferenze delle parti: le Cop, appunto. L’unico “luogo” nel quale tutti hanno diritto di far sentire la propria voce. 

Che proprio dalla Cop30 del Brasile del progressista Lula possa giungere invece un coro sempre più sbilanciato a favore di chi si batte contro la transizione ecologica, è un paradosso pericoloso e inaspettato. La conferenza di Belém sarà di importanza capitale. Soprattutto se si tiene conto che la successiva si dovrebbe tenere o nella carbonifera Australia o nella Turchia di Erdogan. Sprecare questa occasione per un problema banale come la mancanza di alloggi sembra davvero assurdo e desolante.

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