Bitcoin, El Salvador è la prima nazione a renderlo una moneta legale

L'eccentrico presidente di El Salvador, Nayib Bukele, punta sul Bitcoin per sostituire il dollaro. Ma i rischi sono notevoli

Il presidente di El Salvador Nayib Bukele © Carlos Moronta/Presidencia República Dominicana/Flickr

I Bitcoin possono dare alla testa. Se poi sei già uno un po’ originale, possono farti sballare. Sembra che sia il caso di Nayib Bukele, giovane presidente di El Salvador, nuovo campione del populismo contemporaneo latinoamericano. Il Parlamento del Paese centroamericano ha approvato a larga maggioranza il suo progetto di fare della più famosa criptovaluta del mondo la moneta legale, sostituendo così il dollaro americano che da 20 anni è l’unica vera moneta in corso nello Stato.

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Gli analisti si chiedono a quale logica e strategia economico-finanziaria questa scelta corrisponda. Non sempre la razionalità appartiene al mondo populista. Ma volendo cercare, forse qualche barlume di senso si può trovare.

El Salvador: un’economia fragile e dipendente dall’estero

L’economia di El Salvador dipende in larga misura, come altre economie povere dell’America Latina, dalle rimesse degli emigrati all’estero: il 20% del PIL del 2019. Questo flusso di soldi è intermediato oggi in larga parte dalle compagnie di money transfer, prima fra tutte Western Union che ha più di 500 uffici nel piccolo Paese centroamericano.

Bitcoin
Il bitcoin è un oggetto perfetto per speculare © Peera_Sathawirawong/iStockPhoto

Ma la popolazione di 6,5 milioni di abitanti vive perlopiù nelle zone rurali interne, se si escludono 1,3 milioni che vivono nella capitale San Salvador. Oltre il 70% della popolazione non ha accesso ai più banali servizi bancari, come un conto corrente. Con il conseguente rischio di dover detenere quantità di soldi cash superiore alla necessità immediata, senza alcuna possibilità di risparmiare.

Perché affidarsi al Bitcoin è rischioso

Ecco, allora che il borsellino (wallet) di Bitcoin, nel quale far arrivare le rimesse o comunque il proprio reddito, può rappresentare il succedaneo di un conto corrente bancario, gestito attraverso lo smartphone. Se il Bitcoin diventa moneta ufficiale, allora i produttori o commercianti di beni e servizi saranno costretti ad accettare i pagamenti attraverso la criptomoneta. Obiettivo populista centrato: rispondi ad un bisogno immediato largamente diffuso nel popolo e combatti l’odiata superpotenza della porta accanto e i suoi simboli (il dollaro e la finanziaria americana Western Union).

Inoltre il rischio deflattivo, intrinseco al Bitcoin, può essere un altro fattore di instabilità mortale per le piccole economie. Mentre le monete gestite dalle banche centrali possono essere usate consapevolmente da un Paese per orientare o rispondere all’andamento dell’economia, il Bitcoin non ha un soggetto che le gestisce e, soprattutto, sta per raggiungere il suo limite numerico fissato originariamente in 21 milioni di esemplari.

Attualmente ne restano solo 2,2 milioni da produrre e l’avvicinarsi al loro esaurimento ne farà fatalmente diminuire il prezzo. Vale infine solo la pena ricordare la funzione speculativa svolta dalla criptovaluta (chi ha comprato Bitcoin prima del 2010 li ha pagati meno di un dollaro a pezzo, mentre oggi valgono intorno ai 36mila dollari) e l’enorme consumo energetico che il loro “scavo” (mining) necessita.

Evasione fiscale e mancanza di trasparenza

Tutto questo può essere fatale per l’economia del Paese guidato da Bukele. La quale non sta molto bene, grazie anche al fatto che El Salvador si lascia scippare la bella cifra di 107 milioni di dollari in tasse evase, il 2,6% di tutte le tasse riscosse, che equivale a 17 dollari a persona, secondo il Tax Justice Network. Non un dato enorme, d’accordo. Ma se guardiamo ad altri aspetti della politica fiscale del Paese, ci rendiamo conto quanto questa sia inefficiente e opaca.

La mancata riscossione di queste tasse ha un impatto sociale significativo: equivale all’8,65% del budget nazionale per la salute (cioè il costo di 25.785 infermieri) e all’11,3% della spesa per l’educazione. Non meno significativo è il ranking del Paese nella trasparenza della politica fiscale: El Salvador si trova all’85esimo posto nell’indice di segretezza finanziario redatto dal network e in 64esimo posizione nella classifica dei paradisi fiscali nel mondo. In generale l’intera America Latina è un’area fortemente esposta a rischi di esposizione e vulnerabilità dovuta agli illeciti finanziari. Ma è noto che questi non sono un problema per i vecchi e nuovi populisti come Bukele.