Le crisi bancarie e il panico dei mercati ai tempi dei social

L'FSB ha analizzato gli effetti dei tweet sulle corse agli sportelli online che hanno causato crolli delle banche americane lo scorso marzo

© Thomas Ulrich/Pixabay

Una crisi di fiducia nel settore bancario statunitense ha portato, la scorsa primavera, i cittadini a ritirare il proprio denaro dalla Silicon Valley Bank, da Crédit Suisse e, in seguito, dalla First Republic Bank. Molti si sono chiesti se quella a cui si stava assistendo fosse una nuova crisi bancaria, stile 2008. Le turbolenze del settore bancario dello scorso marzo hanno tuttavia presentato caratteristiche diverse rispetto a 15 anni fa. Ciò anche per via dei social media e dell’online banking.

«Questa è la prima crisi bancaria della generazione Twitter», ha dichiarato Paul Donovan, capo economista di UBS Global Wealth Management, alla CNBC.  A confermarlo è stato un rapporto del Financial Stability Board (FSB), pubblicato il 10 ottobre.

Secondo quest’ultimo il panico alimentato dalle conversazioni sui social network ha contribuito all’accelerazione dei prelievi di denaro e al crollo delle banche. Il modo in cui si sono svolti gli eventi ha portato alla nascita di un nuovo termine finanziario: “digital bank run”. Un tempo, durante una crisi finanziaria, a scatenare il panico era l’immagine delle persone in coda fuori dalle filiali bancarie per ritirare il proprio denaro. Oggi il panico, invece, viene scatenato dal chiacchiericcio sui social e la “corsa al ritiro” avviene online, grazie alle app di home banking

I tweet fomentano il panico bancario

«Correte in banca! Portate via i vostri soldi!». Così recitava il primo tweet di allarme su Silicon Valley Bank, pubblicato da un utente molto seguito nel mondo dell’economia digitale, il 12 marzo. Questo e altri post hanno spinto le persone a ritirare, nel giro di poche ore, quasi 40 miliardi di dollari. Pari al 23% dei depositi totali. Tutto ciò è culminato nel crollo della banca il 10 marzo 2023.

Allo stesso modo le azioni di Crédit Suisse hanno perso il 12% del loro valore in un solo giorno. E in questo caso sembrerebbe che a contribuire al crollo sia stato il tweet di un giornalista. Il reporter affermava che una grande banca d’investimento internazionale era prossima al collasso. Il tweet, in seguito, è stato parafrasato erroneamente da un utente ed è diventato virale. Il panico si è sparso a macchia d’olio, nonostante la notizia fosse infondata. Lo studio di FSB afferma che «l’impatto del sentiment negativo è circa dieci volte più forte se i tweet sono scritti da un membro della comunità delle start-up tecnologiche o se contengono parole del lessico del contagio».

La natura fuorviante delle informazioni

Rispetto alla crisi del 2008, i social media oggi danno «più spazio alla diffusione di voci dannose». A dichiararlo alla CNBC è Jon Danielsson, direttore del Centro per il rischio sistemico della London School of Economics. «L’aumento dell’uso di internet e dei social media, delle banche digitali e simili – ha continuato Danielsson – contribuisce a rendere il sistema finanziario più fragile di quanto sarebbe altrimenti».

Se i social media permettono alle voci di diffondersi facilmente e velocemente, le app di home banking permettono agli utenti di ritirare il proprio denaro in pochi minuti. «Non ci sono state code fuori dalle banche come nel caso della Northern Rock nel Regno Unito [durante la crisi finanziaria] – e non è successo questa volta perché basta andare online, cliccare un paio di bottoni e si parte», ha dichiarato Paul Donavan sempre alla CNBC. A marzo è stata la combinazione di rapida diffusione delle informazioni e accesso ai fondi a rendere le banche più vulnerabili e a causarne il crollo repentino.

Nuove sfide per il settore bancario

I fallimenti delle banche statunitensi sollevano perciò una serie di questioni che attira l’attenzione dell’FSB. Tra queste, ad esempio, la necessità di esaminare come le autorità possano prepararsi meglio alla maggiore velocità dei prelievi bancari dovuta ai servizi aperti 24 ore su 24 e sette giorni su sette, al mobile banking e all’uso dei social media. A tal proposito il rapporto dell’FSB raccomanda di «considerare che la divulgazione di informazioni da parte delle autorità e delle società nei Paesi d’origine e in quelli ospitanti può contribuire a ripristinare la fiducia nei mercati e tra i depositanti».

Invece, in un articolo apparso su The Conversation, Daniel Beunza – professore di sociologia dei mercati finanziari presso la Bayes Business School di Londra – consiglia per evitare le corse agli sportelli digitali al management delle banche, agli investitori e alle autorità di regolamentazione di far attenzione a ciò che dicono. Le loro discussioni possono avere un impatto sul sentiment della banca.

Secondo il docente, inoltre, anche i governi possono aiutare a prevenire possibili “digital bank runs”. La Deutsche Bank, ad esempio, ha subito un brusco calo del prezzo delle azioni il 24 aprile 2023, pochi minuti dopo che il costo per assicurare il suo debito contro l’insolvenza è salito ai massimi dei precedenti quattro anni. Tuttavia non si è verificata una corsa al prelievo. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha pubblicamente respinto qualsiasi paragone tra Deutsche e la banca svizzera fallita, il che è sembrato rassicurare i mercati.