Crypto e FOMO: perché la paura di essere esclusi è una cattiva consigliera
FOMO è l'acronimo di "fear of missing out". E quando si parla di investimenti (anche in crypto) la paura non aiuta mai
Perché è importante studiare, sapere, conoscere, prima ancora che temere di restare esclusi dal mondo delle crypto? Perché paura e fretta conseguente sono un cocktail che può portare dritti dritti nelle mani di truffatori ben organizzati?
Cos’è la FOMO?
«Siamo in piena FOMO!», magari detto o scritto come se si trattasse di un evento positivo e auspicabile quando si parla di cryptovalute. Sembrerebbe una cosa buona, ma cos’è la FOMO? Treccani annovera questo termine tra i neologismi del 2015 e lo definisce così:
«Sigla dell’inglese Fear of missing out (“paura di rimanere escluso”), che si riferisce alla sensazione d’ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi».
Insomma un fenomeno che, sebbene sia sempre esistito, è emerso con forza a causa della crescente digitalizzazione delle nostre vite, che fornisce un accesso rapido e facilitato a moltissime informazioni e che può avere non poche ripercussioni.
In un articolo apparso sul sito dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, leggiamo il parere della psichiatra Donata Pratesi:
«La sensazione principale riconducibile alla FOMO è che gli altri conducono una vita più appagante della nostra. […] un fenomeno che coinvolge giovani e adulti indistintamente, ma gli adolescenti di sesso maschile sono i soggetti più colpiti».
Non una bella sensazione, dunque, con la conseguenza che può portare a prendere decisioni frettolose, poco strategiche e volte ad appagare una necessità immediata senza degli obiettivi ben precisi se non quello di essere “parte di qualcosa”.
Crypto e FOMO: paura e fretta favoriscono… gli altri!
Il termine FOMO viene sempre più spesso utilizzato anche nel mondo delle cryptovalute, soprattutto nelle fasi di grande rialzo dei prezzi delle crypto. Chi non ha mai investito in valute virtuali o ne possiede una piccolissima quota, può avvertire una forte sensazione di esclusione e il desiderio di far parte di qualcosa che appare molto redditizio, addirittura tale da generare un cambio di vita importante e rapido.
Ma in ambito finanziario i sentimenti come paura e desiderio non dovrebbero mai governare le scelte di investimento dei propri risparmi, magari di tutti i propri risparmi. Si tratta di decisioni importanti che richiedono studio, approfondimento, ricerca di supporto adeguato da parte di professionisti esperti, mentre la sensazione di “perdere un treno che non passa più” può far saltare questi importanti passaggi e aumentare esponenzialmente i rischi.
E c’è un elemento aggiuntivo di cui bisogna tener conto. Se la FOMO non è un concetto chiarissimo per chi in quel momento la sta provando, è invece limpido per chi è pronto a sfruttarla per “rifilare” ai malcapitati contratti, prodotti, investimenti che non portano a nulla se non a perdere tutto il denaro impiegato.
Gli effetti collaterali della FOMO nel mondo crypto
Quando la FOMO è nell’aria, quando i prezzi corrono in alto, le truffe sono in arrivo. Accade così che sfruttando un contesto totalmente virtuale, i malcapitati si ritrovino iscritti a piattaforme che paiono essere quelle delle crypto più note e diffuse e invece sono semplicemente siti creati ad arte per raccogliere denaro e poi fuggire senza lasciare traccia. Oppure che si finisca in un classico schema Ponzi, ma in versione digitale. Torniamo a Treccani e definiamo schema Ponzi, o schema piramidale, un tipo di truffa che ormai ha una “tradizione” ultracentenaria e che pare funzionare ancora molto bene:
«Lo schema consiste nel raccogliere denaro promettendo in tempi brevi altissimi rendimenti da complicate, ma non del tutto infondate, operazioni di ingegneria finanziaria (nell’originale schema di P. si trattava di operazioni di arbitraggio internazionale su certificati di risposta postale), che peraltro non si intende affatto praticare, se non in minima parte, per gettare fumo negli occhi e rendere verosimile la prospettiva di guadagno. Parte della ricchezza raccolta dai primi clienti è utilizzata per corrispondere loro i rendimenti promessi, rafforzando la loro fiducia e diffondendo nel pubblico l’appetibilità della partecipazione allo schema. Una volta innescato il meccanismo e diffusasi la notizia dei favolosi guadagni ottenuti, si passa a una seconda fase, in cui si convincono i clienti a reinvestire i loro interessi, cercando nello stesso tempo di ampliare molto velocemente la clientela con appropriate operazioni di marketing. Parte del denaro dei clienti di nuova generazione serve per tacitare le pretese dei clienti di prima generazione che, rifiutando la prospettiva del reinvestimento, pretendessero di essere saldati».
Ed è a questo punto che di solito lo schema Ponzi salta, ma troppo spesso chi lo ha organizzato è fuggito con la cassa.
Come ci si può difendere? Innanzitutto non agendo d’istinto e frettolosamente e poi acquisendo conoscenze, competenze e individuando organizzazioni e persone realmente esperte del settore.
Storie di FOMO finite male
In conclusione passiamo dalla teoria alla pratica. Ecco tre storie di truffe che hanno avuto vita facile anche grazie alla FOMO.
OneCoin
Una delle truffe crypto più grandi della storia, basata su una cryptovaluta fittizia. Uno schema piramidale che nel 2014 ha consentito alla sua ideatrice Ruja Ignatova, detta ” Crypto Queen”, di sfruttare l’allora nascente frenesia per il mercato crypto.
Si proponevano in vendita dei pacchetti di corsi per imparare tutto sul mercato crypto (con prezzi da 100 a 118mila euro) e di acquistare appunto la crypto OneCoin, assicurando che il suo prezzo sarebbe salito superando le performance di Bitcoin. Ma i malcapitati non ottenevano assolutamente nulla.
Dal momento che si trattava di uno schema piramidale, cercava di attrarre più investitori possibili con la promessa di guadagni sempre più grandi una volta reclutate altre persone. Alla fine dei conti, chi restava ammaliato dalla “Crypto Queen” e decideva di partecipare a OneCoin non aveva niente in mano. Mentre l’organizzazione truffaldina ha sottratto una cifra compresa tra i 4 e i 15 miliardi di dollari.
Shao Bank
Già dal nome lasciava pensare ad un istituto finanziario, che si dichiarava come operante nel mondo crypto ma con promesse di rendimenti sicuri e costanti, fino ad un 2% giornaliero. Bastava acquistare le loro “obbligazioni bancarie”, che però non esistevano in realtà perché semplici oggetti di uno schema piramidale, con i versamenti degli ultimi entrati a remunerare i membri più anziani.
Il crollo di Shao Bank ha lasciato i suoi investitori di sasso, poiché improvvisamente il sito è stato disattivato e nessuno ha più potuto avere accesso al proprio denaro.
New Financial Technology
Il 2024 delle truffe crypto “made in Italy” si è aperto con 103 gli indagati per il caso della New Financial Technology (Nft), società veneta ma con la sede legale in Gran Bretagna che attraverso un sofisticato meccanismo di investimento sulle criptovalute prometteva guadagni fino al 10% mensile del capitale impiegato. Invece stava truffando oltre 6mila persone in tutta Italia con una raccolta di fondi pari a circa 150 milioni di euro.
In conclusione, quello delle cryptovalute può essere un mondo affascinante quanto complesso. E la complessità non si sposa affatto come la fretta che deriva dalla FOMO, dunque occorre conoscere per difendere il proprio denaro e fare scelte che non danneggino se stessi e gli altri. Insomma non è tutto oro quello che finisce con “-coin”.
Bull run
Se letteralmente significa “corsa del toro”, in realtà questo anglicismo è associato alla terminologia tipica dei mercati finanziari. Il toro, infatti, rappresenta una fase di crescita dei prezzi, l’orso invece una fase di calo. Quello delle cryptovalute è un mercato altamente volatile, con fasi rialziste e ribassiste repentine e dagli effetti esponenziali rispetto ad altri strumenti finanziari.
Una bull run dunque rappresenta un periodo di corsa al rialzo dei prezzi, e viene definita anche “bull market”, in contrapposizione con il “bear market” (mercato dell’orso, dunque un periodo di calo dei prezzi).
Nei momenti di bull run la FOMO può farsi più intensa, perché diventa più difficile gestire la sensazione di perdersi qualcosa di davvero importante, con i rischi che ne conseguono.
Per ripassare e approfondire un po’
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- Agenda Digitale – Come proteggersi dalle truffe nel mondo delle criptovalute
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